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Il Cardinale De Donatis: "La cattedra di Roma si basa sulla professione di fede in Cristo"

Ieri la Messa per la Dedicazione della Basilica Lateranense e l'avvio delle celebrazioni per i 1700 anni della dedicazione stessa

Il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma - Diocesi di Roma |  | Il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma - Diocesi di Roma Il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma - Diocesi di Roma | | Il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma - Diocesi di Roma

Con la Messa solenne di ieri sera a Roma si sono aperte le celebrazioni per i 1700 della dedicazione della Basilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista in Laterano. A celebrare la liturgia è stato il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.

Apriamo – ha ricordato il porporato nell’omelia – “il diciassettesimo centenario della dedicazione della nostra cattedrale, Mater et Caput di tutte le chiese di Roma e del mondo”.

Il Cardinale De Donatis ha proposto come immagine guida dell’omelia un invito a cena “in compagnia di Gesù e di altri quattro suoi amici: il primo ospite è Gesù stesso a cui nel 324 è stata dedicata la basilica con il titolo del Santissimo Salvatore. Cristo è il centro, lo stesso ieri, oggi e sempre, è la porta santa che volge ad oriente e ci invita tutti chiedendo alla Chiesa di Roma di non smettere mai di annunciare il Vangelo della carità, della comunione, della pace anche in questi tempi difficilissimi per il mondo”.

“Il secondo ospite – ha proseguito il Vicario di Roma – è Giovanni Battista, il cui nome si aggiunse al titolo della cattedrale nel decimo secolo. Ancora una volta Giovanni ci indica l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, ci invita alla conversione per vivere il battesimo nell'acqua e nello spirito che lui ha annunciato. San Giovanni chiede a ciascuno di noi e chiede a tutta la Chiesa di Roma un cristianesimo che punti sull'essenziale, capace di perdere la testa per il Vangelo. Il terzo ospite è Giovanni Evangelista, il cui nome fu aggiunto a quello del Battista nel dodicesimo secolo e ci invita all'intima amicizia con il Signore. Ci ha rivelato il mistero del Verbo fatto carne: chiediamo a San Giovanni di custodire i sacerdoti. Se volete essere pastori buoni, capaci di dare la vita per le pecore non stancatevi di fare il bene e vivete d'amore adorando Dio e servendo ai fratelli”.

Infine – ha concluso il Cardinale – “gli ultimi due ospiti a tavola non possono che essere i patroni di Roma, Pietro e Paolo. Pietro è a pieno diritto in questa Basilica, qui c'è la sua cattedra e i suoi successori dal quarto secolo sono entrati solennemente in questo tempio per insediarsi ed essere le guide nella professione di fede in Cristo: la cattedra di Roma è anzitutto cattedra di questo credo, da qui Papa Francesco ci ricorda però che la cattedra Di Pietro è anche la carità vissuta nelle periferie geografiche ed esistenziali, la cattedra dei piccoli e dei poveri, dei malati e degli esclusi. Infine Paolo ci ha ricordato che nessuno può porre un fondamento diverso da Gesù Cristo e con questa certezza ci invita ad essere una chiesa in missione. Anche noi ripartiamo da qui con la passione dell'apostolo che si è fatto tutto a tutti”.

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