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I vescovi europei trasferiscono la loro sede a Roma

La plenaria del CCEE delibera il trasferimento della sede da San Gallo a Roma. Le sfide dell’Europa, la Chiesa sinodale, la questione ecumenica tra i temi discussi

Plenaria CCEE 2023 | Un momento dell'assemblea plenaria del CCEE a Malta | Archdiocese of Malta / Ian Noel Pace Plenaria CCEE 2023 | Un momento dell'assemblea plenaria del CCEE a Malta | Archdiocese of Malta / Ian Noel Pace

Era dal 1977 che il Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa aveva la sua sede a San Gallo, in Svizzera. Entro il prossimo anno, con una decisione storica e presa all’unanimità da tutti i membri del Consiglio, la sede si sposterà a Roma, inaugurando così una nuova era per il Consiglio, che non dimentica comunque di ringraziare la Conferenza Episcopale Svizzera per il supporto e l’accoglienza fornita in tutti questi anni.

È la decisione più rilevante di una tre giorni di plenaria che si è tenuta a Malta, sul tema “Nuovi passi per una Chiesa sinodale in Europa”, e che ha avuto ovviamente come centro del dibattito il Sinodo e i suoi sviluppi. Una relazione è stata tenuta dal Cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, che si è soffermato sul ruolo del vescovo in una Chiesa sindodale, e il Cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale, che ha parlato invece del sinodo e delle strutture sovranazionali.

Il Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa  è composto da trentanove membri, di cui trentatré sono Conferenze episcopali nazionali alle quali si aggiungono gli Arcivescovi del Lussemburgo, del Principato di Monaco, l’Arcivescovo maronita di Cipro e i Vescovi di Chişinău (Moldavia), dell’Eparchia di Mukachevo e dell’Amministrazione Apostolica dell’Estonia. Insieme, rappresentano la Chiesa Cattolica in ben quarantacinque Paesi del continente europeo.

La discussione dei vescovi, in questi ultimi tre giorni, ha toccato anche l’ecumenismo, con una relazione sui lavori per l’aggiornamento della Charta Oecumenica a cura del Cardinale Gregorz Ryś, e le situazioni di guerra nel cuore dell’Europa, ma anche in Terrasanta. In particolare, il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha presentato la situazione che si vive in Terrasanta, lanciando un appello a “non cadere trappola delle opposte narrative, ma cercare di dire le cose con verità”, condannando cioè “gli attentati del 7 ottobre, ma anche farsi portavoce delle troppe vittime palestinesi”.   

Il tono delle discussioni è stato dato dalla prolusione dell’arcivescovo Gintaras Grušas, presidente del CCEE, che ha guardato alle varie sfide del continente europeo: la difesa della vita, mettendo in luce come i recenti casi di cronaca hanno mostrato un piano inclinato verso la “cultura della morte”, le nuove ondate migratorie, la persecuzione nascosta dei cristiani in Europa, le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale.

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Si legge nel comunicato finale della plenaria che "tra le sfide che la Chiesa si trova ad affrontare sono state indicate la difesa della vita e della dignità umana, il protagonismo dei giovani, le nuove ondate migratorie, la persecuzione nascosta dei cristiani in Europa e le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale. La sfida più grande resta quella dell’evangelizzazione, per annunciare in un’Europa sempre più tentata da secolarismo, fondamentalismo e nazionalismi populisti, la gioia del Vangelo che scaturisce dall’incontro con Cristo".

I vescovi europei hanno anche guardato con preoccupazione agli scenari di guerra: quella in
Ucraina che è giunta al suo secondo anno, la situazione in “Nagorno Karabakh” e il conflitto in
Terrasanta, ribadendo il no alla guerra e rinnovando l’appello per un cessate il fuoco definitivo,
perché si prosegua con la liberazione degli ostaggi e si tengano aperti i corridoi umanitari a Gaza.

Il vescovo Mariano Crociata, presidente della COMECE, in un intervento ha invece guardato al panorama politico europeo, sottolineando il “limite culturale e spirituale che affligge il nostro mondo e i nostri Paesi”, sottolineando come “su questo punto mi pare che siamo interpellati come Chiesa e come pastori, perché viene in questione la nostra capacità di annuncio e il nostro compito educativo. Senza supporto culturale e spirituale anche il processo sociale, politico e istituzionale si inceppa”.

L’appuntamento per la prossima plenaria è a Belgrado dal 24 al 27 giugno 2024. Ci sarà ancora come segretario generale don Martin Michaliček, giunto al termine del suo mandato quinquennale e prorogato per un altro anno.