La famiglia come centro della relazione, la famiglia come luogo in cui si costruisce l’identità, ma anche la famiglia come istituzione comunitaria in grado di contrastare una guerra con la solidarietà. Dal 18 al 21 settembre, i vescovi cattolici di rito orientale di Europa – circa una sessantina – si sono radunati ad Atene, per discutere di “La famiglia nel contesto delle Chiese orientali cattoliche in Europa”.
Il presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), arcivescovo Gintaras Grušas, e il presidente della Conferenza delle Chiese europee (CEC), arcivescovo Nikitas di Thyateira, invitano "tutti i cristiani nelle chiese, parrocchie, comunità e le persone di buona volontà di tutta Europa a osservare il Tempo del Creato in uno spirito ecumenico, uniti nella preghiera e nell’azione", rilasciando una dichiarazione.
“Se i cristiani fossero uniti, non ci potrebbero essere proclami della guerra giusta, ma solo di giustizia della pace”. L’arcivescovo di Vilnius Gintaras Grušas, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa, lo rimarca in un incontro con il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli nella capitale lituana. Un dibattito organizzato dal gruppo per il Dialogo Interreligioso e Interculturale del Partito Popolare Europeo, che si è tenuto in concomitanza con la visita dal Patriarca di Costantinopoli a Vilnius.
“In questo tempo, ci ha aiutato a capire quanto il Vangelo sia attraente, persuasivo, capace di rispondere ai tanti interrogativi della storia e ad ascoltare le domande che affiorano nelle pieghe dell’esistenza umana. Ci ha insegnato a uscire, a stare in mezzo alla strada e soprattutto ad andare nelle periferie, per capire chi siamo. Possiamo conoscere davvero noi stessi solo guardando dall’esterno, da quelle prime periferie che sono i poveri”. Lo scrive il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nel messaggio di auguri a Papa Francesco per i dieci anni di pontificato.
"Mentre il diritto internazionale viene calpestato, in uno scenario di guerra terribile, tutti i credenti in Cristo e gli uomini di buona volontà sono chiamati a sforzarsi per costruire la pace""Mentre il diritto internazionale viene calpestato, in uno scenario di guerra terribile, tutti i credenti in Cristo e gli uomini di buona volontà sono chiamati a sforzarsi per costruire la pace".
Dopo l’appello del Papa per il vescovo di Matagalpa Rolando Álvarez, condannato a 26 anni di carcere dal regime del Nicaragua, anche il Vescovi europei prendono posizione con una nota firmata dal Presidente del CCEE, l’Arcivescovo Gintaras Grušas.
Due rinnovi e due nuovi mandati, tra i presidenti delle quattro commissioni del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, l’organismo che riunisce i presidenti delle conferenze episcopali di tutta Europa. Al termine della plenaria del 27 – 28 ottobre, che si è tenuta online, il CCCE si dà una nuova struttura per il prossimo quinquennio, che è un po’ lo specchio di quello che sta avvenendo oggi in Europa.
L’ultima volta fu a Barcellona, nel 2017, quando si preparò il Sinodo sui Giovani. Poi c’è stato il Sinodo, una Giornata Mondiale della Gioventù, una pandemia, e due anni di rinvio. Fatto sta che il simposio sui giovani organizzato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, inizialmente calendarizzato per il 2020, è slittato al 2022. Ed è diventato un ponte verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona.
L’allora monsignor Roger Etchegaray la definiva “una semplice nota”. E forse il nome semplice era opportuno, se si guardano le dimensioni di quel documento: due pagine, dattiloscritte, divise in punti molto rapidi ed agili, a fare una sintesi perfetta del pensiero di quei giorni. Eppure, da quella piccola nota nasce una ispirazione che porterà a formare il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, la rete dei presidenti delle Conferenze Episcopali Europee che oggi guarda ad una Europa unita e visibile sotto la matrice cristiana, dall’Atlantico agli Urali, al di là delle divisioni e persino oltre una guerra che oggi è nel cuore dell’Europa stessa.
Se si vuole comprendere davvero la situazione umanitaria in Ucraina, si devono leggere i rapporti dei migliori inviati sul campo: le organizzazioni della Chiesa cattolica. Queste si sono riunite, dallo scorso marzo, in una iniziativa lanciata dall’International Catholic Migration Commission (ICMC) che si chiama “Catholic response for Ukraine” (CR4U) e che redige sul suo sito un rapporto settimanale sulla situazione sul terreno, sull’aiuto umanitario da prestare o prestato, includendo persino foto scattate da quelli che fanno parte del gruppo.
Una giornata europea di preghiera per la pace in Ucraina. L’arcivescovo Gintaras Grušas, presidente dei vescovi europei, annuncia che il 14 settembre, giornata dell’Esaltazione della Croce, si celebrerà in Europa una giornata di preghiera per invocare la pace per l’Ucraina. Si tratterà di una Adorazione Eucaristica.
"La nostra Europa si è trovata di fronte ad una vera e propria catastrofe ambientale che, nel 97% dei casi, è attribuibile alla mano dell’uomo”. Inizia così il messaggio dell’Arcivescovo Metropolita di Scutari-Pult Presidente della Conferenza Episcopale Albanese Angelo Massafra.
Il problema è prima di tutto l’approccio. Perché è vero che la Chiesa deve affrontare i problemi del tempo – dalle transizioni ecologica e digitale alla povertà e la guerra -, ma è anche vero che l’atteggiamento non può essere quello di una qualunque organizzazione. La Chiesa non può prendere semplicemente le sfide del mondo. Deve portare al mondo un qualcosa di nuovo. Deve proclamare la fede.
“La religione non può essere usata come mezzo per giustificare questa guerra. Tutte le religioni, e noi come cristiani, siamo uniti nel condannare l'aggressione russa, i crimini che vengono commessi contro il popolo dell'Ucraina e la blasfemia che rappresenta l'uso improprio della religione in questo contesto”.
I Vescovi europei accolgono l’invito rivolto da Papa Francesco ai vescovi di tutto il mondo e ai loro presbiteri a unirsi a lui nella preghiera per la pace e nella consacrazione e affidamento della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Lo afferma una nota del CCEE.
“La Presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, dando voce ai vescovi del Continente europeo, in questo drammatico momento di tensione intorno all’Ucraina, desidera esprimere la sua vicinanza alle Chiese che sono in Ucraina e a tutto il suo popolo, e invita la Comunità internazionale a sostenere il Paese di fronte al pericolo di un’offensiva militare russa”.
Un rinnovato pensiero sociale, un nuovo impulso alla solidarietà, uno sguardo attento alla transizione ecologica, ma anche a quella tecnologica e soprattutto quella demografica e famigliare, caratterizzeranno il Terzo Appuntamento delle Giornate Sociali Cattoliche Europee, in programma a Bratislava dal 17 al 20 marzo 2022.
“Nessuno tema il Vangelo di Gesù”. È un grido che risuona forte, nel messaggio dei presidenti delle Conferenze Episcopali Europee ai popoli di Europa. Nell’assemblea dei cinquanta anni, che segna anche un necessario cambio generazionale con una nuova presidenza, i vescovi concludono la loro assise con un appello ai popoli di Europa di non temere il Vangelo, ma anzi di riscoprirne le radici.
Per la prima volta il CCEE è guidato da un arcivescovo europeo che non è nato sul suolo europeo. Per la successione del Cardinale Angelo Bagnasco alla guida del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa i vescovi hanno scelto l’arcivescovo Gintaras Grušas di Vilnius, nato a Washington nel 1961 nella diaspora lituana. Ad affiancarlo come vicepresidenti il Cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, ma anche presidente della COMECE e relatore generale del prossimo sinodo dei vescovi; e il vescovo László Német, presidente della Conferenza Episcopale dei Santi Cirillo e Metodio, che raggruppa i vescovi di Serbia, Montenegro, Kosovo e Macedonia del Nord.
Settimana dal profumo di Europa, per la diplomazia pontificia. I Cardinali Parolin e Hollerich e l’arcivescovo Gallagher sono intervenuti, lo scorso 22 settembre, alla tre giorni organizzata a Roma dal Partito Popolare Europeo. Il 23 settembre è iniziata invece la plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, e il Cardinale Parolin ha tenuto una relazione seguito da domande e risposte.