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Sacrosanctum Concilium, la costituzione conciliare sulla liturgia compie 60 anni

Del testo Papa Benedetto XVI diede più volte la sua lettura e il suo commento

Una sessione del Concilio - pd |  | Una sessione del Concilio - pd Una sessione del Concilio - pd | | Una sessione del Concilio - pd

Il 4 dicembre 1963 veniva promulgata da Papa Paolo VI la costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium sulla liturgia, la prima delle quattro costituzioni frutto del Concilio Vaticano II. Il testo ha dato il via alla riforma liturgica attuata al termine dei lavori conciliari.

Le altre costituzioni conciliari furono la Lumen Gentium, la Dei Verbum e la Gaudium et Spes.

Le linee guida della Sacrosanctum Concilium prevedevano una “semplificazione” della liturgia e introducevano le lingue nazionali nel contesto delle celebrazioni. 

A spiegare il senso profondo della Costituzione conciliare fu - in una delle ultime udienze generali – Papa Benedetto XVI, che da giovane professore ebbe modo di accedere ai lavori del Concilio Vaticano II come assistente del Cardinale Arcivescovo di Colonia Joseph Frings. 

Dedicare la prima costituzione alla liturgia - spiegava Papa Benedetto - fu importante perché così si dimostrava “il primato di Dio”. “Qualcuno - aggiungeva - aveva criticato che il Concilio ha parlato su tante cose, ma non su Dio. Ha parlato su Dio! Ed è stato il primo atto e quello sostanziale parlare su Dio e aprire tutta la gente, tutto il popolo santo, all’adorazione di Dio, nella comune celebrazione della liturgia del Corpo e Sangue di Cristo. In questo senso, al di là dei fattori pratici che sconsigliavano di cominciare subito con temi controversi, è stato, diciamo, realmente un atto di Provvidenza che agli inizi del Concilio stia la liturgia, stia Dio, stia l’adorazione”.

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Tra le idee essenziali in primis vi era - proseguiva Benedetto XVI - “il Mistero pasquale come centro dell’essere cristiano, e quindi della vita cristiana, dell’anno, del tempo cristiano, espresso nel tempo pasquale e nella domenica che è sempre il giorno della Risurrezione. Sempre di nuovo cominciamo il nostro tempo con la Risurrezione, con l’incontro con il Risorto, e dall’incontro con il Risorto andiamo al mondo. In questo senso, è un peccato che oggi si sia trasformata la domenica in fine settimana, mentre è la prima giornata, è l’inizio; interiormente dobbiamo tenere presente questo: che è l’inizio, l’inizio della Creazione, è l’inizio della ricreazione nella Chiesa, incontro con il Creatore e con Cristo Risorto. Anche questo duplice contenuto della domenica è importante: è il primo giorno, cioè festa della Creazione, noi stiamo sul fondamento della Creazione, crediamo nel Dio Creatore; e incontro con il Risorto, che rinnova la Creazione; il suo vero scopo è creare un mondo che è risposta all’amore di Dio”.

La Sacrosanctum Concilium inoltre - affermava Papa Benedetto - ribadiva il principio della “intellegibilità: invece di essere rinchiusi in una lingua non conosciuta, non parlata, ed anche la partecipazione attiva. Purtroppo, questi principi sono stati anche male intesi. Intelligibilità non vuol dire banalità, perché i grandi testi della liturgia – anche se parlati, grazie a Dio, in lingua materna – non sono facilmente intelligibili, hanno bisogno di una formazione permanente del cristiano perché cresca ed entri sempre più in profondità nel mistero e così possa comprendere. Ed anche la Parola di Dio – se penso giorno per giorno alla lettura dell’Antico Testamento, anche alla lettura delle Epistole paoline, dei Vangeli: chi potrebbe dire che capisce subito solo perché è nella propria lingua? Solo una formazione permanente del cuore e della mente può realmente creare intelligibilità ed una partecipazione che è più di una attività esteriore, che è un entrare della persona, del mio essere, nella comunione della Chiesa e così nella comunione con Cristo”.

Parlando anni prima ai Vescovi Italiani - e citando la Sacrosanctum Concilium - Benedetto XVI invitava inoltre a “valorizzare la liturgia quale fonte perenne di educazione alla vita buona del Vangelo. Essa introduce all’incontro con Gesù Cristo, che con parole e opere costantemente edifica la Chiesa, formandola alle profondità dell’ascolto, della fraternità e della missione. I riti parlano in forza della loro intrinseca ragionevolezza e comunicabilità ed educano a una partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa”.