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Papa Francesco spiega l’intento delle “benedizioni pastorali e spontanee”

L'udienza alla Plenaria del Dicastero per la Dottrina della fede

Papa Francesco e membri della Plenaria del Dicastero della Dottrina della Fede |  | Vatican Media Papa Francesco e membri della Plenaria del Dicastero della Dottrina della Fede | | Vatican Media

" L’intento delle “benedizioni pastorali e spontanee” è quello di mostrare concretamente la vicinanza del Signore e della Chiesa a tutti coloro che, trovandosi in diverse situazioni, chiedono aiuto per portare avanti – talvolta per iniziare – un cammino di fede".

Papa Francesco lo ha detto questa  mattina nella udienza ai partecipanti alla Plenaria del Dicastero per la Dottrina della Fede. Nel suo discorso il Papa ha sottolineato a proposito della dichiarazione del Dicastero Fiducia supplicans due cose: "la prima è che queste benedizioni, fuori di ogni contesto e forma di carattere liturgico, non esigono una perfezione morale per essere ricevute; la seconda, che quando spontaneamente si avvicina una coppia a chiederle, non si benedice l’unione, ma semplicemente le persone che insieme ne hanno fatto richiesta. Non l’unione, ma le persone, naturalmente tenendo conto del contesto, delle sensibilità, dei luoghi in cui si vive e delle modalità più consone per farlo". La dichiarazione ha suscitato molte polemiche e un acceso dibattito perché rischia di confondere una "benedizione pastorale spontanea" con un vero atto liturgico.

Il Papa oggi ha voluto chiarire il suo pensiero. Nel suo intervento Francesco ha ricordato le recenti riforme del Dicastero " anche per il lavoro nell’Ufficio Matrimoniale e nell’Archivio, di cui ricordo il 25° anniversario di apertura al pubblico ad opera di San Giovanni Paolo II e del Cardinale Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione, nell’imminenza del Grande Giubileo dell’Anno 2000".

Il Papa ha parlato di impegno "di fronte al cambiamento d’epoca che caratterizza il nostro tempo" con tre parole chiave. "sacramenti, dignità e fede".

Per i Sacramenti, dice, "è richiesta una particolare cura nell’amministrarli e nel dischiudere ai fedeli i tesori di grazia che comunicano". Per la dignità "non dobbiamo stancarci di insistere «sul primato della persona umana e sulla difesa della sua dignità al di là di ogni circostanza»". E poi la fede il Papa chiede di "riflettere nuovamente e con maggiore passione su alcuni temi: l’annuncio e la comunicazione della fede nel mondo attuale, specialmente alle giovani generazioni; la conversione missionaria delle strutture ecclesiali e degli agenti pastorali; le nuove culture urbane, con il loro carico di sfide ma anche di inedite domande di senso; infine e soprattutto, la centralità del kerigma nella vita e nella missione della Chiesa".

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Un lavoro utile anche per il Sinodo in corso e in vista del Giubileo.