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Nella Giornata della Memoria ricordiamo Il dialogo ebraico cristiano

Il tema una frase del profeta Ezechiele “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?”

I protagonisti del colloquio |  | RomaSette I protagonisti del colloquio | | RomaSette

Il dialogo tra ebrei e cattolici ha favorito negli anni una maggiore comprensione e cooperazione tra le due comunità religiose. Sebbene il rapporto tra ebrei e cattolici sia stato storicamente complesso e segnato da periodi di tensione, negli ultimi decenni c'è stato uno sforzo concertato da parte dei rappresentanti di entrambe le tradizioni religiose per migliorare le relazioni. Purtroppo, dopo gli attacchi di Hamas in Israele del 7 ottobre, la comunità ebraica ha dovuto affrontare una crescente persecuzione. Nella "Giornata della Memoria" è utile ricordare la riflessione per la 35ª Giornata mondiale del dialogo cattolico-ebraico, che ha l'intento di promuovere un maggiore dialogo interreligioso. Il tema una frase del profeta Ezechiele “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?” (Ez. 37, 1-14).

La Diocesi di Roma, con i membri della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana, con i membri dell'Assemblea dei rabbini italiani e con il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, ha organizzato una conferenza presso la Pontificia Università Gregoriana lo scorso 17 gennaio sul tema della speranza. 

Ad aprire la conferenza è stato il decano della facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana, il Reveredo Philipp Reczes, che ha espresso tutto il suo dolore per la situazione drammatica tra Israele e Palestina, enfatizzando la perplessità e la delusione per il regresso in termini di possibilità di convivenza pacifica di culture, religioni e Stati diversi, dopo decenni di dialogo inter-religioso.  

Il tema scelto per questa giornata, un versetto del libro di  Ezechiele è proprio un messaggio di speranza.  Speranza che, come spiega Padre Philipp, sembrerebbe essere un pò prematura.  

La mancanza di un consenso sulla natura della speranza emerge chiaramente. Padre Philipp sottolinea le divergenze tra coloro che sperano nella fine immediata della guerra a Gaza e coloro che auspicano l'eliminazione di Hamas. La complessità delle opinioni è evidente quando si discute della priorità tra la fine della guerra, la liberazione degli ostaggi e il sostegno alla comunità ebraica. 

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 La scelta del tema biblico di Ezechiele per la giornata è stata oggetto di dibattito, perché inizialmente, prima degli eventi del 7 ottobre, il tema era più pacifico. Tuttavia, la controversia è emersa successivamente, con la percezione che la Chiesa non stesse sostenendo in modo sufficiente la comunità ebraica in un momento di difficoltà. 

 La discussione si sposta poi sul ruolo della fede, in particolare della Chiesa cattolica, nella promozione della pace. Il reverendo Reczes riconosce la complessità della fede cristiana, sottolineando il dialogo essenziale con l'ebraismo per comprendere il rapporto tra l'Antico e il Nuovo Testamento. Il dialogo, afferma, contribuisce a mantenere viva la radice della tradizione cristiana nell'Antico Testamento. 

 Riccardo di Segni, Rabbino capo della comunità ebrea di Roma, ha espresso la sua volontà di voler ricostruire dei ponti per il dialogo inter-religioso, ma ha anche spiegato che, alcuni rappresentanti della Chiesa cattolica hanno dimostrato lontananza dalla comunità ebraica.  

 "Le differenze nella sensibilità sono un problema che ha scavato una profonda frattura," afferma il Rav. Riccardo di Segni. La chiave per la ricostruzione risiede nel dialogo. "Dialogare, scambiare idee e comprendere le diverse sensibilità sono fondamentali. Bisogna capire cosa si prova, sia nella nostra esperienza che in quella degli altri, per risolvere i conflitti." 

 Sulla questione del ruolo della fede nel promuovere la pace, il Rav. di Segni offre una riflessione critica. "In questo momento sembra che la fede faccia di tutto per non promuovere la pace," ammette. Tuttavia, egli invita a recuperare, all'interno della propria fede e della cultura religiosa, ciò che promuove il rispetto reciproco e la crescita umana. 

 

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