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Cirillo e Metodio, la festa dei Patroni d' Europa a Roma ha un sapore speciale

La Basilica di San Clemente ne accoglie spoglie e ricordo, luogo di pellegrinaggio e arte

San Giovanni Paolo II sulla tomba di San Cirillo a Roma |  | Basilica di San Clemente San Giovanni Paolo II sulla tomba di San Cirillo a Roma | | Basilica di San Clemente

Papa Francesco lo ha ricordati nella catechesi dell'udienza genarale lo scorso 25 ottobre, ma la loro festa liturgica ricorre oggi: Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi e Patroni d' Europa. Missionari e letterati. "Chiediamo ai Santi Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi,- diceva il Papa-  di essere strumenti di “libertà nella carità” per gli altri. Essere creativi, essere costanti ed essere umili, con la preghiera e con il servizio".

Una esperienza particolare per chi visita Roma è ricordare che questi evangelizzatori dell' Oriente d' Europa hanno nell' Urbe un culto speciale. Secondo la cosidetta Leggenda italica, redatta in latino dal vescovo di Velletri Gauderico, sulla vita di San Clemente, le cui reliquie furono portate in Italia da Cirillo e Metodio, San Cirillo fu sepolto in sarcofago di marmo e deposto in un monumento preparato nella basilica del Beato Clementis a”d dexteram altaris ipsius” a destra del suo altare. 

Inizia così il culto dell’apostolo degli slavi a Roma, legato poi anche quello del fratello Metodio. 

Cirillo morì il 14 febbraio dell’ 869 a Roma. Il suo nome era Costantino, ma da monaco scelse quello slavo di Cirillo. La basilica di San Clemente, il Papa le cui reliquie i due santi slavi avevano riportato a Roma, ha una storia complessa, e altrettanto complessa è la vicenda della individuazione della tomba di Cirillo che morì monaco romano e volle che la sua iscrizione funebre fosse latina.

Quello che come Apostoli furono Cirillo e Metodio è molto ben spiegato nella Slavorum Apostoli di Giovanni Paolo II. “Fin dal IX secolo, quando nell'Europa cristiana si stava delineando un nuovo assetto, i santi Cirillo e Metodio ci propongono un messaggio che si rivela attualissimo per la nostra epoca, la quale, proprio in ragione dei tanti e complessi problemi di ordine religioso e culturale, civile e internazionale, cerca una vitale unità nella reale comunione di varie componenti. Dei due evangelizzatori si può dire che caratteristico fu il loro amore alla comunione della Chiesa universale sia in Oriente che in Occidente e, in essa, alla Chiesa particolare che stava nascendo nelle nazioni slave. Da essi anche per i cristiani e gli uomini del nostro tempo deriva l'invito a costruire insieme la comunione”.

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Era il 1985, tre anni dopo si sarebbe celebrato il millennio del battesimo della Rus’ di Kiev,  nella odierna Ucraina, ma già molti popoli slavi avevano già celebrato il loro battesimo, come i bulgari e i polacchi, i boemi. "Dopo undici secoli di cristianesimo tra gli Slavi, vediamo chiaro che il retaggio dei Fratelli di Salonicco è e resta per loro più profondo e più forte di qualunque divisione".