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Tra Delpini e Pizzaballa un confronto a tutto campo

Il Patriarca Pizzaballa: "La Chiesa di Gerusalemme è la più complicata del mondo"

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"La Chiesa di Gerusalemme è la più complicata del mondo poichè si estende su quattro Paesi diversi che sono Giordania, Israele, Palestina e Cipro e con lingue differenti". Lo ha detto il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, confrontandosi con l'Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini sul tema «Gerusalemme e Milano. Una Chiesa, due realtà in dialogo», presso la casa Cardinale Ildefonso Schuster. L'incontro  è stato patrocinato dai Circoli Culturali Giovanni Paolo II, con Ucid Milano e Ucid Gruppo Regionale Lombardo.

Noi - ha aggiunto il porporato - siamo "una Chiesa minoritaria, con i cristiani che rappresentano l’1% della popolazione e i cattolici lo 0,5", per cui "il dialogo ecumenico e interreligioso è un aspetto costitutivo e una necessità pastorale, così come il rapporto con i diversi Stati. Siamo una Chiesa piena di contraddizioni, siamo al cuore del mondo perché il cristianesimo è nato qui, ma siamo anche periferia in un crocevia politico, sociale e geopolitico complicato dove è impossibile fare un’assemblea diocesana. La nostra missione non è di essere potenti, ma significativi, testimoniando la nostra fede in un contesto multiculturale, multireligioso e anche multiconflittuale".

"Il primo passo per essere missionari - ha proseguito nel suo intervento il Cardinale Pizzaballa - è la testimonianza, ascoltandone  bisogni e povertà nei quali tutti si riconoscono. Il Cristianesimo prima di essere una religione è uno stile di vita e di ascolto della realtà. La sfida è la fiducia, anche se è sempre più difficile oggi credere che ci possano essere prospettive di fiducia. C’è uno stile cristiano da vivere, anche se è complesso in una realtà dove Natale e Pasqua sono giorni lavorativi e dove la parola perdono è quasi sconosciuta".

Milano - ha raccontato l'Arcivescovo Mario Delpini - è una "Chiesa che ha dato al mondo tanti santi,  vocazioni, preti e suore missionari. Tuttavia è una Chiesa che sente di abitare in un contesto dove è sentita come antipatica. È una Chiesa capillare, che fa tante cose, ma che vive in una realtà in cui la gente sembra fare a meno di Dio. Il contesto secolarizzato non è soltanto indifferente, sente una specie di fastidio per la proclamazione del Vangelo. La vita dei cristiani a Milano riempie di meraviglia, tanta gente qui cerca di far del bene e di farlo bene ed è stupefacente quanti volontari si dedichino al servizio degli altri, però è come se mancasse la gioia. Al contrario dei cristiani di Gerusalemme noi ci lamentiamo sempre: è una specie di imperativo".

 

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