Qualcuno li paragona alle Guardie svizzere pontificie, altri immaginano che siano religiosi, altri ancora che siano figuranti per una processione. Ma chi sono i Kawas? A vederli non è facile capire. Chi è stato a Gerusalemme specialmente durante la Settimana Santa quando con un bastone in mano aprono le processioni dei riti dei francescani.
Era stato un viaggio speciale quello di Benedetto XVI in Giordania e Israele, in Terra Santa nel maggio del 2009.
Il 2 dicembre scorso il Patriarca Latino di Gerusalemme, Monsignor Pierbattista Pizzaballa, ha incontrato i bambini della Città Santa nella grande sala di ricevimento del Patriarcato per gli auguri di Natale.
Nella città dove si trova l’ultimo muro europeo, il segno di speranza è dato da un edificio che però ha un potere simbolico molto grande: è la “casa” del vicariato del Patriarcato Latino di Gerusalemme a Cipro, la residenza del vicario del Patriarca che fino ad ora aveva sempre risieduto in residenze religiose o non. È il segno visibile della presenza dei cattolici di rito latino, e non è un caso che l’evento venga celebrato.
Tra i luoghi entrati di recente nel Patrimonio mondiale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura c’è anche la città giordana di Salt (As-Salt) definito"luogo della tolleranza e dell'ospitalità urbana”. Salt è sede della prima parrocchia del Patriarcato Latino fondata in Giordania dal Patriarca Vincenzo Bracco nel 1866.
“Con il primo grado del sacerdozio, vi viene chiesto di fare vostra la carità che ha animato Cristo nella sua vita, di diventare il Suo volto caritatevole in mezzo agli uomini, nella Chiesa. Gli apostoli, infatti, affidarono ai diaconi il servizio della carità. Non di una carità qualunque, generica, filantropica, ma della carità cristiana, quella che scaturisce dall’incontro con il Cristo”. Così il Patriarca Latino di Gerusalemme, Monsignor Pierbattista Pizzaballa, nell’omelia pronunciata domenica durante la Messa nella chiesa di San Salvatore durante la quale ha conferito a 12 religiosi francescani l’ordinazione diaconale.
“Che significa oggi per la Chiesa di Gerusalemme incontrare e testimoniare il Risorto? Che significa essere Chiesa a Gerusalemme? E che interpretazione ne do io, chiamato ad esserne pastore?” Con queste domande Pierbattista Pizzaballa ha iniziato la sua prima omelia come Patriarca latino di Gerusalemme nella Basilica del Santo Sepolcro.
Papa Francesco stamane nella cappella di Casa Santa Marta ha imposto il pallio al nuovo Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Monsignor Pierbattista Pizzaballa.
“La Terra Santa ha cambiato la mia vita, anche la mia vita di fede”. Così l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, O.F.M. da oggi nuovo Patriarca latino di Gerusalemme raccontava a EWTN la sua esperienza come Amministratore Apostolico. Oggi la nomina ufficiale del Papa.
“La stabilità del Medioriente non può prescindere da una soluzione chiara e dignitosa della questione del palestinese”. L’arcivescovo Pizzaballa Amministratore Apostolico del Patriarcato di Gerusalemme lo ha ribadito ieri nella conferenza che si si è tenuta a Palazzo della Rovere.
“In questi quattro anni di servizio alla diocesi latina di Gerusalemme, nel Patriarcato Latino, ho potuto constatare personalmente quale sia per questa Chiesa il ruolo dei Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro, non solo nel contesto delle attività educative e pastorali, ma in generale per la vita di tutta la diocesi”.
Da maggio 2020 i 30.000 Cavalieri e Dame dell’Ordine del Santo Sepolcro hanno avuto a cuore in modo speciale Gerusalemme. Il direttore amministrativo del Patriarcato Latino di Gerusalemme, Sami El-Yousef, spiega: “grazie all’aiuto ricevuto dall’Ordine per scopi umanitari, siamo stati in grado di sostenere più di 2.400 famiglie in oltre 30 parrocchie per i loro bisogni primari in termini di buoni spesa alimentari, prodotti per l’igiene e per i bambini, medicine e bollette.
Sarà un cambiamento grande per il Patriarcato latino di Gerusalemme: non solo un nuovo vescovo ausiliare, ma anche, e presto, un patriarca, che andrà a sostituire l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, chiamato quattro anni fa da Papa Francesco a reggere il patriarcato come amministratore apostolico e a far fronte ad una serie di difficili situazioni.
“Ci trattarono con rara umanità”. E' il tema scelto per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si svolgerà dal 25 gennaio al 2 febbraio prossimi a Gerusalemme: quest'anno si inizia una settimana dopo la data ufficiale per la celebrazione dell’Epifania da parte dei cristiani armeni.
Anche a Cipro si è festeggiato nei giorni scorsi l’800° anniversario del Pellegrinaggio di San Francesco in Terra Santa.
“Tutti, cristiani e musulmani, veniamo uccisi o costretti a emigrare, in Iraq, Siria, Palestina e Libia. Nessun paese arabo conosce la pace o la stabilità”.
La questione è Gerusalemme. Solo una volta sarà risolta la questione Gerusalemme, tutti gli altri problemi saranno risolti. L’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, vicario apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, fornisce un quadro chiarissimo della situazione in Terrasanta.
Una lettera di Natale caratterizzata dalla questione di Gerusalemme, quella di patriarchi e capi delle Chiese della Città Santa. I quali chiedono di “rispettare lo status quo” della Città Santa, facendo seguito a vari appelli che hanno fatto sia collettivamente che singolarmente in questi giorni, dopo la decisione dell’amministrazione Trump di spostare l’ambasciata USA in Israele da Tel Aviv.
Dai primi di settembre al Patriarcato latino di Gerusalemme padre Rafic Nahra ha la responsabilità di coordinatore della pastorale dei migranti e di vicario patriarcale per i cattolici di espressione ebraica, che fanno capo al il Vicariato di San Giacomo.
Nello scorso mese di maggio, i parrocchiani della Madonna delle Grazie a Fuheis, in Giordania, hanno inaugurato la loro chiesa rimessa a nuovo dopo due settimane di lavori. I fondi necessari sono stati interamente raccolti tra i parrocchiani.