“Non è sufficiente sperare che i poveri raccolgano le briciole che cadono dalla tavola dei ricchi”. Anzi, “sono necessarie azioni dirette a favore dei più svantaggiati, l’attenzione per i quali, come quella dei più piccoli all’interno di una famiglia, dovrebbe essere prioritaria per i governanti”. Papa Francesco si fa presente al “Vertice delle Americhe” in corso a Panama attraverso il Segretario di Stato Pietro Parolin.

Dopo la storica stretta di mano tra il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il leader cubano Raul Castro, alla presenza del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, il Cardinale a capo della diplomazia della Santa Sede ha letto un messaggio in spagnolo firmato da Francesco, uno degli attori principali del disgelo Usa-Cuba.

Nel testo si sono citati “gli sforzi per tendere ponti, canali di comunicazione, tessere relazioni, cercare l’intesa”, che secondo il Papa, “non sono mai vani”. Al vertice panamericano partecipano trentatré delegazioni dei paesi del continente, tra cui quelle guidate dalla brasiliana Dilma Rousseff e dal  venezuelano Nicolas Maduro.

Ai leader americani, citando la posizione di Panama, il Papa ha chiesto un “nuovo ordine di pace e di giustizia” per “promuovere la solidarietà e la collaborazione rispettando la giusta autonomia di ogni nazione”. Ma ha invitato a combattere contro povertà ed “inequità”, bollando come “sbagliata” la “teoria del «gocciolamento» e della «ricaduta favorevole»”.

Sul pianeta, ha scritto il Papa “continuano ad esserci disuguaglianze ingiuste, che offendono la dignità delle persone. La grande sfida del nostro mondo è la globalizzazione della solidarietà e della fraternità al posto della globalizzazione della discriminazione e dell’indifferenza e, finché non si consegue una distribuzione equa della ricchezza, non si risolveranno i mali della nostra società”.
Ritorna sui temi cari già citati nella Evangelii Gaudium, Francesco, che ribadisce come “l’inequità, la ingiusta distribuzione delle ricchezze e delle risorse, è fonte di conflitti e di violenza fra i popoli, perché suppone che il progresso di alcuni si costruisca col necessario sacrificio di altri e che, per poter vivere degnamente, bisogni lottare contro gli altri”.

Attenzione, scrive il Papa: “Il benessere così raggiunto è ingiusto nelle sue radici e attenta alla dignità delle persone. Ci sono «beni di prima necessità», come la terra, il lavoro e la casa, e «servizi pubblici», come la salute, l’educazione, la sicurezza, l’ambiente, dai quali nessun essere umano dovrebbe rimanere escluso”; invece nonostante “molti paesi hanno sperimentato un forte sviluppo economico”, altri continuano prostrati nella povertà” e il progresso economico in alcuni casi ha creato “un divario maggiore fra ricchi e poveri”.

Francesco ha infine toccato il tema dell’immigrazione, che nasce dall’“immensa disparità delle opportunità tra alcuni paesi e altri”, che “fa sì che molte persone si vedano obbligate ad abbandonare la propria terra, la propria famiglia, diventando facile preda del traffico delle persone e del lavoro schiavizzato, senza diritti, né accesso alla giustizia…”. Il Papa ha chiesto più cooperazione tra gli stati, per non lasciare “molte persone fuori dalla legalità e senza possibilità di far valere i propri diritti, obbligandoli a collocarsi tra quelli che approfittano degli altri o a rassegnarsi a essere vittime di abusi”: “Sono situazioni – ha spiegato nel messaggio - nelle quali non basta salvaguardare la legge per difendere i diritti fondamentali della persona, nelle quali, la norma, senza pietà e misericordia, non risponde alla giustizia”.