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Letture, i maestri dello Spirito nell’età contemporanea

Due incontri per rileggere le storie di grandi testimoni, Etty Hillesum, Roger Schulz e Placido Cortese

Placido Cortese, Frère Roger e Etty Hillesum |  | Comunità di Taizé ed Enciclopedia delle donne, Messaggero di Padova Placido Cortese, Frère Roger e Etty Hillesum | | Comunità di Taizé ed Enciclopedia delle donne, Messaggero di Padova

Una giovane donna olandese di origine ebraica che muore in un campo di concentramento nazista, un pastore protestante svizzero con il sogno di un ecumenismo concreto per l’unità delle Chiese cristiane, un frate antoniano che pur di aiutare perseguitati politici ed ebrei in fuga si fa torturare e uccidere dai nazisti. Cos’hanno in comune queste straordinarie vite? La spiritualità, la forza della propria fede, la speranza che non muore mai, neppure nelle circostanze più avverse, nel buio della Storia. E leggere la lo vita, la loro testimonianza, i loro scritti è un modo per trovare forza e speranza nei momenti cupi della vita e in quelli tormentati del nostro tempo.

L’occasione per ricordare Etty Hillesum, Roger Schulz, poi conosciuto universalmente come frère Roger e la sua comunità di Taizè, e padre Placido Cortese è subito offerta dall’iniziativa proposta dall’associazione Corsia del Santo – Placido Cortese. Due gli appuntamenti in Sala dello Studio Teologico della Basilica di Sant’Antonio a Padova.

Si tratta di una rassegna intitolata “I maestri dello Spirito nell’età contemporanea” la rassegna di approfondimento in periodo di Quaresima. Si comincia lunedì 11 marzo con l’incontro sul tema “Il Cielo dentro di me” anche nel lager nazista, con lo storico Patrizio Zanella, introdotto da Ubaldo Camilotti del Movimento per la Vita, che racconterà la figura di Etty Hillesum, scrittrice ebrea olandese vittima dell’Olocausto. Nata nel 1914 a Middelburg, in Olanda, da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum muore nel novembre 1943 ad Auschwitz, condividendo questa sorte con i genitori e il fratello. Il suo Diario e le Lettere, scampati allo sterminio, sono un eccezionale documento di forza interiore e fede in Dio nonostante tutto. Basterebbe leggere qualche pagina del Diario, come questo brano, per capire la luce che riesce a diffondere: "Me ne sono resa conto solo stamattina, ripensando a una piccola passeggiata intorno all'Jsclub qualche sera fa. Era il crepuscolo: tenere sfumature nel cielo, misteriose sagome delle case, gli alberi vivi con il trasparente intreccio dei loro rami, in una parola: incantevole. Mi ricordo benissimo di come “sentivo” una volta. Trovavo tutto talmente bello che mi faceva male al cuore. Allora la bellezza mi faceva soffrire e non sapevo che farmene di quel dolore. Sentivo il bisogno di scrivere o di far poesie, ma le parole non mi volevano mai venire. E mi sentivo terribilmente infelice. In fondo io mi ubriacavo di un paesaggio simile, e poi mi ritrovavo del tutto esaurita. Mi costava un'enorme quantità di energie. (…)

Ma quella sera, solo pochi giorni fa, ho reagito diversamente. Ho accettato con gioia la bellezza di questo mondo di Dio, malgrado tutto. Ho goduto altrettanto intensamente di quel paesaggio tacito e misterioso nel crepuscolo, ma in modo, per così dire, “oggettivo”. Non volevo più “possederlo”. Sono tornata a casa rinvigorita, al mio lavoro. E quel paesaggio è rimasto presente sullo sfondo come un abito che rivesta la mia anima".

Il lunedì successivo, 18 marzo, nell’incontro "Il sogno della Chiesa ecumenica" si parlerà invece dell’esperienza di Frère Roger e della comunità di Taizè. Lo svizzero Roger Schutz (1915-2005), pastore della Chiesa riformata di Neuchatel, nel 1940 decide di recarsi in Francia, a Taizé, un villaggio della Borgogna, dove compra una casa per ospitare rifugiati politici prima e orfani di guerra poi, inseguendo il sogno di creare una comunità che fosse segno dell’unità delle Chiese. Finita la guerra nasce una nuova “Regola” di vita comune (1953). In seguito l’esperienza comunitaria di Taizé richiama – e continua a tutt’oggi a richiamare - in Francia un gran numero di giovani da tutto il mondo appartenenti a diverse confessioni cristiane, protestanti, cattolici, ortodossi.

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Padre Placido Cortese, nato nel 1907 e morto nel 1944, è una figura che continua ad affascinare molti che lo scoprono , soprattutto quando vengono a visitare la basilica di Sant’Antonio a Padova e si trovano davanti il suo memoriale-confessionale: era qui che il frate del Santo, che è stato anche direttore della rivista Messaggero di Sant’Antonio, coordinava in gran segreto le operazioni della cosiddetta “Catena di salvezza”, con l’aiuto di diversi giovani e studenti padovani, in maggioranza donne. Catturato dalla Gestapo l’8 settembre 1944 non se ne sa più niente. Soltanto dopo cinquant’anni alcune testimonianze attendibili riescono a ricostruire i tempi di un’agonia, lucida e tremenda, che si concluderà con la morte, dopo atroci torture, verso la metà del successivo novembre, e con la distruzione del cadavere, probabilmente in un forno crematorio. Neppure sotto le più atroci torture non rivela nulla della Catena e muore tra le sofferenze.

L’inchiesta diocesana, apertasi per accertare il suo martirio, si è svolta nella diocesi di Trieste dal 29 gennaio 2002 al 15 novembre 2003. Il 30 agosto 2021 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù di padre Placido, che oggi è venerabile. E continua a parlarci della forza della fede, la luce nel buio più totale.

 

Etty Hillesum, Diario. 1941-1943, Adelphi editore, 12 euro, pp.260

Apollonio Tottoli, Padre Placido Cortese. Vittima del nazismo, Edizioni Messaggero Padova, euro 20, pp.296

 

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