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L'eroica ostetrica di Auschwitz verso gli onori degli altari

Il Cardinale Rys: oggi abbiamo bisogno delle figure come Stanisława Leszczyńska

La chiusura del processo diocesano |  | Archivio Maria Stachurska.
La chiusura del processo diocesano | | Archivio Maria Stachurska.
La tomba di Stanisława Leszczyńska |  | Archivio Maria Stachurska.
La tomba di Stanisława Leszczyńska | | Archivio Maria Stachurska.

L’11 marzo si è conclusa a Lodz la fase diocesana del processo di beatificazione della Serva di Dio Stanisława Leszczyńska cominciato nel 1992. L’atto della chiusura ha avuto luogo nel cinquantesimo anniversario della morte dell'eroica ostetrica di Auschwitz.

Stanislawa Leszczynska durante gli anni di prigionia al campo di concentramento tedesco continuava a esercitare la sua professione: aiutava le donne a far nascere i loro bambini. Un gesto eroico perché il famoso medico di Auschwitz, il dott. Mengele voleva morti tutti i neonati. Quando i tedeschi cominciarono a smantellare il campo mandando via i prigionieri, Stanislawa rimase dentro perché non voleva lasciare sole le donne che avevano appena partorito. E lì visse la liberazione del campo il 27 gennaio 1945.

Una volta libera, insieme con la figlia che pure sopravvisse alla prigionia ad Auschwitz, si recarono a Cracovia e, quando si ripresero, tornarono nella città natale di Lodz dove Leszczynska continuò ad esercitare la professione di ostetrica fino al 1957. Si è spenta l’11 marzo 1974 all’età di 78 anni. È morta in fama di santità.

Da anni intorno all'11 marzo nella chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria a Lodz si celebra la Santa Messa solenne per la beatificazione della Serva di Dio Stanisława Leszczyńska, alla quale partecipano anche le ostetriche dell'Ordine delle infermiere e delle ostetriche di tutta la Polonia: l'eroica ostetrica di Auschwitz è la loro patrona.

Quest'anno, il lunedì 11 marzo, si è celebrato il 50° anniversario della morte della Serva di Dio Stanisława. In questa occasione, al mattino, presso il Seminario Maggiore, si è svolta la cerimonia conclusiva della fase diocesana del processo di beatificazione, e nel pomeriggio, nella chiesa sul piazzale della Chiesa, dove sono conservate le spoglie mortali della Serva di Dio, ci sono state cerimonie presiedute dal card. Grzegorz Ryś, arcivescovo della città: è stata inaugurata la mostra biografica "Stanisława Leszczyńska" ed è stata celebrata la santa Messa per la beatificazione dell’ostetrica di Auschwitz. Alla fine si è pregato nella cripta della chiesa, presso la tomba di Stanisława.

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Alla cerimonia ha partecipato anche la nipote di Leszczyńska, la regista Maria Stachurska, che ha dato la sua testimonianza e ha presentato il suo film sull’ostetrica di Auschwitz.

Per me la conclusione della fase diocesana del processo di beatificazione della Serva di Dio Leszczynska è stata un’occasione per parlare con l’arcivescovo di Lodz, card. Grzegorz Rys. 

Per ogni diocesi il processo di beatificazione è qualcosa di speciale. Che cosa è stato il processo di beatificazione della signora Leszczyńska per l'arcidiocesi di Łódź?

- Ho imparato cosa sono i processi di beatificazione dal cardinale Franciszek Macharski. Il cardinale diceva che ogni beato, ogni santo ha il suo tempo. Citava come esempio la regina Edvige, il cui processo ebbe luogo nel XV secolo e che fu canonizzata nel XX secolo, il che significa che nel XX secolo ci voleva una figura come Santa Edvige. Si vede che oggi abbiamo chiaramente bisogno di una figura come Stanisława Leszczyńska. E’ un segno da Dio. La prima dimensione di questo segno ci dice che si può essere, si può rimanere un uomo di coscienza nelle situazioni peggiori, come durante la guerra o in un campo di concentramento. Bisogna ricordare che attualmente nel mondo ci sono 60 conflitti. Anche in tempo di guerra non possiamo dimenticare i comandamenti, la morale, la coscienza.

La seconda dimensione riguarda Leszczyńska, ostetrica che amava i bambini. Nel campo di concentramento ad Auschwitz morirono, secondo gli storici, circa 200 mila bambini e lei in quell’inferno difendeva la vita di ogni bambino rischiando la propria vita. Fece nascere 3 mila bambini, nessun bambino morì durante il parto, suscitando l’incredulità del medico del campo, il dott. Mengele.   

- Qual è il principale messaggio di questa Serva di Dio?

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- Nella situazione odierna, quando in Francia l'aborto viene inserito nella Costituzione come diritto dell’uomo, quando in Polonia si discute sulla liberalizzazione dell'aborto il messaggio più importante ed attuale di Stanisława Leszczyńska riguarda la difesa della vita dei bambini non ancora nati. Essa dà una testimonianza molto chiara per la vita, anche se questa vita è destinata a durare pochissimo tempo perché pochissimi bambini fatti nascere da lei riuscivano a sopravvivere nelle terribili condizioni del campo di concentramento: soltanto 30 di 3 mila nati.    

- Stanisława Leszczyńska si unisce alla schiera dei grandi santi del XX secolo, difensori della vita, come Giovanni Paolo II e Madre Teresa. Le sue parole rivolte al dott. Mengele “I bambini non si ammazzano!” diventano qualcosa di simbolico. Oggi nel mondo, come mai nella storia, si vuole affermare, anche con le leggi, la civiltà della morte. Dove stiamo andando?

- Il mondo va dove andiamo noi. Anche questa è una grande sfida per la Chiesa e per tutti noi per dare una chiara testimonianza in difesa della vita.

Ma volevo sottolineare anche un'altra cosa: Leszczyńska è radicalmente evangelica, ma d'altra parte non condanna né critica, nemmeno i tedeschi del campo di concentramento. Per tanto tempo non voleva parlare dei fatti di Auschwitz solo perché non voleva suscitare l’odio verso i tedeschi.   

Il Vangelo letto in questi giorni dice che le persone hanno scelto l'oscurità. Quale allora può essere la nostra reazione all'oscurità del mondo di oggi. Possiamo solo tentare di illuminare il mondo. Ognuno di noi può essere una candela