" Lavorare tra gli ultimi e lavorare insieme". Sono le due indicazioni che Papa Francesco lascia ai Membri della Fondazione “Mons. Camillo Faresin” di Maragnole di Breganza nel vicentino ricevuti  in occasione del ventesimo anniversario di fondazione.

Il Papa non ha letto il testo del discorso nel quale ha ricordato che "Monsignor Faresin e i suoi fratelli erano persone di estrazione umile. Hanno imparato il valore della carità e il fervore missionario nel contesto di una famiglia semplice, devota, modesta e dignitosa, una famiglia come tante delle nostre". Il" vescovo Vescovo Camillo è annoverato, a Gerusalemme, tra quelli del “Giardino dei Giusti”, proprio perché, prima ancora di poter partire per  il Brasile, bloccato a Roma a causa della seconda guerra mondiale, non si è lasciato fermare dalle circostanze, prodigandosi con carità e coraggio nell’assistere gli ebrei perseguitati".

Poi la sua vita in Mato Grosso dove ha lasciato "un esempio grande da imitare: stare con gli ultimi, sempre! Ma in che modo? Scegliendo e privilegiando, nei vostri progetti, le realtà più povere e disprezzate come luoghi speciali in cui rimanere, e come “terre promesse” verso cui mettervi in marcia e in cui “piantare le vostre tende” per iniziare nuove opere".

Opere da fare in sinergia: " Fare insieme, infatti, è già in sé un annuncio di Vangelo vissuto" ed è "un’espressione di fede nella Divina Provvidenza. Mons. Faresin la definiva “la fonte che maggiormente garantisce le risorse” per le opere che Dio richiede. E le risorse più importanti per le opere del Signore non sono le cose, ma siamo noi, messi sapientemente gli uni vicino agli altri perché condividiamo ciò che siamo: la nostra passione, la nostra creatività, le nostre competenze ed esperienze, e anche le nostre debolezze e fragilità". E il testo del Papa si conclude con un "grazie per ciò che fate e per come lo fate".