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Via Crucis. Quattordici volte il nome di Gesù

Anche quest’anno senza Papa Francesco la Via Crucis al Colosseo. Ma le meditazioni portano la sua firma

La via Crucis al Colosseo |  | Daniel Ibanez / ACI group
La via Crucis al Colosseo | | Daniel Ibanez / ACI group
Via Crucis al Colosseo |  | Daniel Ibanez / ACI group
Via Crucis al Colosseo | | Daniel Ibanez / ACI group

Questa è una Via Crucis speciale. Diversa dalle altre perchè per la prima volta è Papa Francesco, di suo pugno, ad aver scritto le meditazioni per la Via della Croce al Colosseo. Un evento in mondovisione, che si ripete anche quest'anno però, senza la partecipazione del Papa.

Il Papa segue tutto in collegamento da Casa Santa Marta. Per conservare la sua salute si è preferito così. Già lo scorso anno Francesco era reduce da un ricovero al Gemelli e per questo non fu presente al Colosseo. 

La Sala stampa fa sapere che sono presenti 25.000 fedeli.

“In preghiera con Gesù sulla via della Croce”, è il tema delle meditazioni 2024. 

Come ha sottolineato la Sala Stampa vaticana qualche giorno fa, "le meditazioni sono un atto di meditazione e spiritualità, con Gesù al centro. Lui che fa il cammino della Croce e ci si mette in cammino con Lui. È tutto molto incentrato su quello che Gesù vive in quel momento ed è chiaro che ci si allarga al tema della sofferenza".

Ed è proprio così che avviene questa sera al Colosseo, al centro di Roma: c’e’ Gesù sulla croce. "Signore Gesù, guardiamo la tua croce e capiamo che hai dato tutto per noi. Noi ti dedichiamo questo tempo. Vogliamo trascorrerlo vicini a te, che dal Getsemani al Calvario hai pregato. Nell’Anno della preghiera ci uniamo al tuo cammino di preghiera", questa l'introduzione sul libretto alle 14 stazioni. 

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Tante le preghiere e le invocazioni. Guariscimi, Gesù! Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore! Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare! Nelle preghiere del Papa c'è tanta speranza.

Sono variegati i gruppi di coloro che portano la Croce per l’Anfiteatro più famoso del mondo. Ci sono un gruppo di suore di clausura, persone con disabilità, donne impegnate nella pastorale sanitaria, migranti, catechisti, parroci della Diocesi di Roma e persone impegnate nella Caritas.

Il Papa si può dire che in questi testi riassuma tutti i dolori del mondo. Ci sono i bambini non nati, le donne che subiscono oltraggi e violenze, gli scartati, coloro che soffrono per la follia della guerra.

Nella seconda stazione, in cui Gesù è caricato della croce, il Papa elenca anche le tanti croci quotidiane che riguardano tutti da vicino: una malattia, un incidente, la morte di una persona cara, una delusione affettiva, un figlio che si è perso, il lavoro che manca, una ferita interiore che non guarisce, il fallimento di un progetto. Gesù, come si fa a pregare lì? Come fare quando mi sento schiacciato dalla vita, quando un peso mi grava sul cuore, quando sono sotto pressione e non ho più la forza di reagire?", chiede il Papa nella meditazione.

La risposta è Venire a Lui. "Venire a te; io, invece, mi chiudo in me: rimugino, rivango, mi piango addosso, sprofondo nel vittimismo, campione di negatività. Venite a me: dircelo non è bastato e allora ecco che ci vieni incontro e ti carichi sulle spalle la nostra croce, per togliercene il peso. Tu questo desideri: che gettiamo in te fatiche e affanni, perché vuoi che ci sentiamo liberi e amati in te. Grazie, Gesù. Unisco la mia croce alla tua, ti porto la mia stanchezza e le mie miserie, getto in te ogni peso del cuore", continua il Papa nella seconda stazione.

Poi c'è la sesta stazione, quella della Veronica. "Basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze. Ma, mentre tanti urlano e giudicano, una donna si fa strada in mezzo alla folla. Non parla: agisce. Non inveisce: s’impietosisce. Va controcorrente: sola, con il coraggio della compassione, rischia per amore, trova il modo di passare tra i soldati solo per darti sul volto il conforto di una carezza. Il suo gesto passerà alla storia ed è un gesto di consolazione. Quante volte invoco consolazione da te, Gesù! Ma la Veronica mi ricorda che pure tu ne hai bisogno: tu, Dio vicino, chiedi la mia vicinanza; tu, mio consolatore, vuoi essere consolato da me. Rendimi testimone della tua consolazione!", scrive il Pontefice parlando degli hater, una piaga di questo secolo scandito dai social.

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Nell'ottava stazione il Papa ricorda poi il momento drammatico delle guerre che stiamo vivendo. "Di fronte alle tragedie del mondo il mio cuore è di ghiaccio o si scioglie? Come reagisco alla follia della guerra, a volti di bimbi che non sanno più sorridere, a madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare? Tu, Gesù, hai pianto su Gerusalemme, hai pianto sulla durezza del nostro cuore. Scuotimi dentro, dammi la grazia di piangere pregando e di pregare piangendo", questo il cuore della stazione "Gesù incontra le donne di Gerusalemme".

"Dio dell’impossibile, fai di un ladro un santo. E non solo: sul Calvario cambi il corso della storia. Fai della croce, emblema del supplizio, l’icona dell’amore; del muro della morte un ponte sulla vita. Tu trasformi le tenebre in luce, la separazione in comunione, il dolore in danza, e persino il sepolcro, ultima stazione della vita, nel punto di partenza della speranza. Ma questi ribaltamenti li operi con noi, mai senza di noi. Gesù, ricordati di me: questa preghiera sincera ti ha permesso di operare prodigi nella vita di quel malfattore. Potenza inaudita della preghiera", la dodicesima stazione di quest'anno al Colosseo tocca il cuore di tutti.

Ma “la sofferenza con Dio non ha l'ultima parola”.

L'Invocazione conclusiva scritta da Papa Francesco ripete il nome di Gesù ben 14 volte. 

"Signore, ti preghiamo come i bisognosi, i fragili e i malati del Vangelo, che ti invocavano con la parola più semplice e familiare: con il tuo nome.

Gesù, il tuo nome salva, perché tu sei la nostra salvezza.

Gesù, sei la mia vita e per non perdere la rotta nel cammino ho bisogno di te, che perdoni e rialzi, che guarisci il mio cuore e dai senso al mio dolore.

Gesù, hai preso su di te il mio male e dalla croce non mi punti il dito contro, ma mi abbracci; tu, mite e umile di cuore, risanami dal livore e dal risentimento, liberami dal sospetto e dalla sfiducia.

Gesù, ti guardo in croce e vedo spalancarsi davanti ai miei occhi l’amore, senso del mio essere e meta del mio cammino: aiutami ad amare e perdonare, a superare l’insofferenza e l’indifferenza, a non lamentarmi.

Gesù, sulla croce hai sete, ed è sete del mio amore e della mia preghiera; ne hai bisogno per portare a compimento i tuoi progetti di bene e di pace.

Gesù, ti rendo grazie per quanti rispondono al tuo invito e hanno la perseveranza di pregare, il coraggio di credere e la costanza di andare avanti nelle difficoltà.

Gesù, ti presento i pastori del tuo popolo santo: la loro preghiera sostiene il gregge; trovino tempo per stare davanti a te, conformino il loro cuore al tuo.

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Gesù, ti benedico per le contemplative e i contemplativi, la cui preghiera, nascosta al mondo e a te gradita, custodisce la Chiesa e l’umanità.

Gesù, porto davanti a te le famiglie e le persone che stasera hanno pregato dalle loro case, gli anziani, specialmente quelli soli, gli ammalati, gemme della Chiesa che uniscono le loro sofferenze alla tua.

Gesù, questa preghiera di intercessione raggiunga le sorelle e i fratelli che in tante parti nel mondo soffrono persecuzioni a motivo del tuo nome; coloro che patiscono il dramma della guerra e quanti, attingendo forza in te, portano croci pesanti.

Gesù, con la tua croce hai fatto di tutti noi una cosa sola: stringi nella comunione i credenti, infondi sentimenti fraterni e pazienti, aiutaci a collaborare e a camminare insieme; custodisci la Chiesa e il mondo nella pace.

Gesù, giudice santo che mi chiamerai per nome, liberami dai giudizi temerari, dai pettegolezzi e dalle parole violente e offensive.

Gesù, prima di morire dici: “è compiuto”. Io, nella mia incompiutezza, non potrò dirlo; ma confido in te, perché sei la mia speranza, la speranza della Chiesa e del mondo.

Gesù, ancora una parola voglio dirti e continuare a ripeterti: grazie! Grazie, mio Signore e mio Dio".

Il Cardinale De Donatis benedice e congeda i fedeli presenti al Colosseo.