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Il cardinale Ouellet condannato in Francia per "licenziamento ingiusto" di una suora

La sentenza di un tribunale francese, che condanna il cardinale e due visitatori apostolici a reintegrare una suora esclaustrata, è un precedente da non sottovalutare

Cardinale Marc Ouellet | Il cardinale Marc Ouellet, prefetto emerito della Congregazione dei Vescovi | Alexey Gotovsky / ACI Group Cardinale Marc Ouellet | Il cardinale Marc Ouellet, prefetto emerito della Congregazione dei Vescovi | Alexey Gotovsky / ACI Group

La legge della Chiesa sottomessa alla legge civile. Un tribunale francese ha condannato il Cardinale Marc Ouellet, all’epoca dei fatti prefetto della Congregazione dei vescovi, insieme a don Jean-Charles Nault e madre Maylit Desjobert, visitatori apostolici, per aver “licenziato ingiustamente” suor Marie Ferreol. La condanna viene da una denuncia della stessa suor Ferreol, decisa a comprendere perché, dopo 34 anni di vita in convento, era stata costretta a lasciare la sua comunità. La sentenza, però, rappresenta una forte ingerenza di un tribunale civile sulle leggi della Chiesa, creando un precedente che sarà difficile da gestire.

Un precedente complesso per due motivi. Prima di tutto, perché la sentenza del giudice di Lorient, mettendo in luce le modalità del licenziamento, va a toccare proprio i richiami vaticani sulla giustizia sociale, ed è un tema di contestazione che potrebbe essere sempre più presente e minare la stessa credibilità internazionale della Santa Sede. E poi, perché la sentenza interviene in una questione completamente interna alla Chiesa cattolica, ovvero un decreto di esclaustrazione, di fatto sottolineando come lo Stato, ora, possa anche entrare nei fatti di Chiesa.

La denuncia di suor Marie Ferreol, al secolo Sabine Baudin de la Valette, 55 anni e da 34 nella comunità delle Domenicane del Santo Spirito, risale al 2021. Lei, considerata una suora dalla vedute conservatrici, aveva fatto ricorso al decreto di esclaustrazione – misura molto radicale e in genere rara – in cui era incorso dopo l’ispezione ordinata dal Cardinale Marc Ouellet. Prima ha inviato una lettera a Papa Francesco, poi, non ascoltata, si è rivolta ad un tribunale civile.

Gli atti della decisione dell’esclaustrazione, come da normale procedura, sono stati secretai dalla Curia di Parigi. Ma questo ha infiammato ancora di più il dibattito in Francia, che ha visto scendere in campo anche importanti ed ascoltati intellettuali cattolici come François Sureau, il quale non ha esitato a parlare di una persecuzione contro madre Ferreol e a lamentare che in nessun modo la suora ha avuto la possibilità di conoscere il suo dossier, potersi difendere, contestare le misure contro di lei.

E c’è chi è arrivato a notare che, al di là delle “menzogne” e della “dissimulazione” descritte nella decisione di esclaustrare Madre Ferreol durante il processo, la questione decisiva sia stata una rivolati su dispute teologiche con un’altra suora della comunità, Madre Marie de l’Assomption.

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Fatto sta che la suora è stata prima invitata ad un ritiro spirituale, poi “rinchiusa” in una cella per due mesi e infine liberata e invitata a rimanere in un’abbazia a Randol, dato che il decreto di espulsione era valido per tre anni a partire dall’autunno 2020.

Da qui, l’appello della suora, e la condanna al Cardinale Ouellet e ai due visitatori apostolici chiamati a verificare la situazione, di risarcire la suora “licenziata” per 200 mila euro e a riassumerla immediatamente – provvedimento, questo, che parifica comunque l’inclusione in un convento ad un lavoro.

Durante il processo, il giudice di Lorient, Armelle Picard, ha anche lamentato che la Santa Sede non ha mai dato accesso ai file riservati. “Non vi è alcun diritto all’accesso dei file riservati”, ha detto la Santa Sede. Mentre l’avvocato di suor Ferreol “il riconoscimento dell’ingiustizia, delle irregolarità e delle colpe commesse nei suoi confronti le consentirà di avviarsi verso la riabilitazione morale e il ritorno allo stato consacrato all’interno della Chiesa”.