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Iraq, riapre a Mosul una chiesa distrutta dall’ISIS

La chiesa di Nostra Signora del Perpetuo soccorso a Mosul era stata dissacrata dai miliziani del sedicente Stato Islamico. Ricostruita, è stata riconsacrata lo scorso 5 aprile dal cardinale Sako

Santa Maria del Perpetuo Soccorso | Un momento della celebrazione di riapertura di Santa Maria del Perpetuo Soccorso a Mosul, 5 aprile 2024 | Chaldean Patriarchate Santa Maria del Perpetuo Soccorso | Un momento della celebrazione di riapertura di Santa Maria del Perpetuo Soccorso a Mosul, 5 aprile 2024 | Chaldean Patriarchate

Parla di “risultato eccezionale” il Cardinale Raffael Sako, patriarca caldeo, nel momento in cui sta riconsacrando la chiesa di Nostra Signora del Perpetuo soccorso a Mosul. E non potrebbe essere altrimenti, perché la chiesa era stata occupata, dissacrata e quindi adibita a ufficio della polizia religiosa da parte dei miliziani del sedicente Stato Islamico, che avevano rimosso e distrutto crocifissi e statue e li avevano sostituiti con simboli, insegne e manifesti dell’ISIS, tra cui un manifesto con le 14 regole della Jihad. La chiesa era stata liberata nel 2017, e fu avviato un lavoro di ricostruzione terminato solo quest’anno.

Così, lo scorso 5 aprile, il Cardinale Sako è andato a Mosul, in una chiesa che aveva “gestito e patrocinato per 15 anni” ha ricordato nell’omelia, dicendo che “ci sentivamo una sola famiglia, cristiani e musulmani, in completa armonia”.

La chiesa ha circa 80 anni di storia, e alla celebrazione di riapertura hanno partecipato leader religiosi musulmani, yazidi e sabei di Mosul e della Piana di Ninive, ma anche politici cristiani e personalità internazionali, tra cui i finanziatori della ricostruzione, nonché circa 300 fedeli.

Fra le personalità ecclesiastiche il vescovo Nicodemus Daoud Sharaf della Chiesa siro-ortodossa, l’arcivescovo Imad Khoshaba di Teheran dei caldei e l’arcivescovo di Mosul Michael Najib Michael, oltre a sacerdoti, suore e religiosi. 

Così Mosul, una diocesi che aveva smesso di esistere, ora incomincia una nuova vita. Già nel 2021 uno stimolo al ritorno era stato dato dal passaggio di Papa Francesco. Al momento, si stanno ricostruendo e ristrutturando lentamente chiese e monasteri distrutti, e allo stesso modo è lento il ritorno dei cristiani.

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Il cardinale Sako ha notato, nell’omelia, che i cristiani hanno avuto un ruolo “pionieristico” nella costruzione della civiltà e società irachene, ha lamentato la mancata partecipazione all’inaugurazione dell’attuale governatore della regione, ha chiesto un sistema politico “al servizio dei cittadini” e misure volte a “giustizia e uguaglianza” per superare “settarismo, quote e componenti” in una prospettiva di “pace e fiducia”.

Il cardinale ha chiesto di lottare contro la corruzione e il dilagare delle armi e di “smantellare l’ideologia estremista”.
Dopo la liberazione del quartiere di al-Dawasa a Mosul, le forze irachene avevano trovato questa chiesa cristiana, che si rivelò essere Nostra Signora del Perpetuo soccorso”, usata come base dai miliziani. Manifesti affissi sulle colonne di marmo del luogo di culto un tempo cristiano illustravano la vita al tempo dell’Isis. Uno fra questi riportava le 14 regole per Mosul, fra cui l’obbligo per le donne di vestire in maniera modesta e mostrarsi in pubblico solo “se necessario”. Sul pavimento ricoperto da detriti, è stato trovato un volantino in cui si elencano le punizioni corporali previste (con immagini esplicative) per i colpevoli di furto, consumo di alcool, adulterio e omosessualità. Lo Stato islamico aveva conquistato la metropoli nel giugno 2014, obbligando i cristiani a scegliere fra convertirsi all’Islam, pagare una tassa speciale, fuggire o venire uccisi. Poche settimane dopo devastavano Qaraqosh, nella piana di Ninive, costringendo alla fuga gran parte dei 120mila cristiani.