La Festa della Liberazione celebrata in ricordo della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo è anche un'occasione per ricordare i soldati alleati, tra cui anche polacchi, che hanno dato un grande contributo alla liberazione dell'Italia. Prima della Festa del 25 Aprile, il 21 aprile, si celebra l'anniversario della liberazione di Bologna, che ha visto i soldati polacchi entrati per primi in città liberata. Furono i soldati del 2° Corpo d’Armata del gen. Anders che prima di arrivare in città combattevano con grandi perdite dal 9 al 15 aprile per rompere la difesa tedesca. Alla fine, i tedeschi iniziarono a ritirarsi dal 19 aprile, quindi nessun combattimento ebbe luogo nel centro di Bologna. La mattina del 21 aprile, le unità del II Corpo d’Armata polacco furono accolte con ovazione dalla cittadinanza. Sfortunatamente, le perdite dei polacchi furono grandi: 300 soldati furono uccisi e 600 feriti. La battaglia di Bologna, accanto alle battaglie per Monte Cassino e Ancona, fu una delle più importanti combattute in Occidente dall'esercito polacco. Fu anche l'ultima battaglia del 2° Corpo del generale Anders.

Quest'anno, a causa dell'epidemia di coronavirus e delle difficoltà nel viaggiare, non ci sono state celebrazioni pubbliche per l'anniversario della liberazione di Bologna, anche se si trattava di un anniversario particolare: il 75°. In questa situazione il Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Milano ha potuto provvedere soltanto alla deposizione di una corona di fiori nel cimitero di guerra polacco a San Lazzaro di Savena, nei sobborghi di Bologna.

Invece, in occasione della Festa della Liberazione, il 25 aprile, l’arcivescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi, ha celebrato la Messa al cimitero polacco per rendere omaggio ai soldati che hanno liberato la città. Con il cardinale hanno concelebrato: il suo segretario, don Sebastiano Tori e un sacerdote che si occupa della comunità polacca, p. Tomasz Klimczak. Nella sua omelia il card. Zuppi ha detto, tra l’altro: “Da questi cimiteri di guerra vogliamo recarci spiritualmente in pellegrinaggio in tutti i luoghi che custodiscono quanti hanno dato la vita per mettere fine al secondo conflitto mondiale. Il male non è mai sconfitto del tutto. Quando non si sceglie con convinzione la via della pace e della giustizia siamo tutti più deboli e il mondo è in pericolo. La desolazione di questo campo ci impone di non dimenticare il loro testamento di pace e di scegliere la vita di ogni persona e di scegliere l’arte della tenacia e dell’incontro. Siamo figli di un Dio che chiede a tutti di amore i nemici e di combattere il male con l’amore. La guerra è la pandemia perché scatena tutti i virus del male. Siamo qui ad ascoltare il testamento che ci lasciano”. Alla fine, il card. Zuppi a voluto pregare per tutti i morti, perché bisogna farlo “indipendentemente dall’abito, dalla divisa e dalla parte stessa in cui si sono collocati. Sono tutte creature che hanno bisogno della misericordia di Dio, della nostra preghiera, del nostro affetto”, come diceva don Mazzolari.

Dopo la Messa l’arcivescovo ha benedetto le tombe dei caduti. Nel cimitero sono sepolti 1432 soldati del 2° Corpo polacco che morirono non solo nella battaglia di Bologna, ma anche nelle battaglie sulla Linea Gotica e nell'Appennino Emiliano. Il cimitero fondato su iniziativa del generale Anders fu costruito tra il 1° luglio e il 15 dicembre 1946 da soldati polacchi e marmisti italiani. La necropoli di Bologna (esattamente di San Lazzaro di Savenna, BO) è il più grande dei quattro cimiteri polacchi situati sul suolo italiano (gli altri tre si trovano a Loreto, Monte Cassino e Casamassima). Ricordare i giovani polacchi che sono morti combattendo in Italia gli occupanti tedeschi è doveroso particolarmente il giorno della Festa della Liberazione: combattevano con un grido sulle labbra: “Per la vostra e la nostra libertà!”.