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Papa Francesco: “Il popolo di Dio deve essere in prima linea per rispondere al grido dei poveri”

Il Papa invia un messaggio all’incontro di Alto Livello che si tiene per celebrare i 40 anni dalla nascita della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel

Giovanni Paolo II per il Sahel | La riunione della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel del 2019 | Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel Giovanni Paolo II per il Sahel | La riunione della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel del 2019 | Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel

Nel 1984, dopo il suo primo viaggio in Africa, Giovanni Paolo II diede vita alla Fondazione per alleviare le sofferenze dei popoli provati dalla siccità e dalla desertificazione. La affidò alle cure del Pontificio Consiglio Cor Unum, che ora è stato assorbito dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha sede a Ouagadougou, in Burkina Faso, e ne fanno parte 9 paesi della regione del Sahel: Burkina Faso, Capo Verde, Gambia, Guinea Bissau, Mali, Mauritania, Niger, Senegal, Ciad. In un messaggio ad un incontro di alto livello sulla celebrazione del 40esimo anniversario della Fondazione, Papa Francesco ne rilancia l’impegno, sottolineando come il popolo di Dio deve essere “in prima linea” per rispondere al grido dei poveri.

Il dialogo di alto livello è dedicato alla desertificazione.

Papa Francesco ha sottolineato che “la Santa Sede segue con particolare interesse la Fondazione attraverso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, consapevole che le sue attività contribuiscono migliorare la situazione umanitaria e sociale delle popolazioni del Sahel”.

Il Papa invita a prendersi cura della casa comune, ma anche “di ogni persona, creata a immagine e somiglianza di Dio”, perché questi atteggiamenti vanno di pari passo, e perché “qualsiasi incontro con una o più persone in situazione di povertà o vulnerabilità ci provoca e ci interroga”.

Papa Francesco dunque esorta il popolo di Dio ad “essere in prima linea, sempre e ovunque, per rispondere al grido silenzioso degli innumerevoli poveri del mondo, in soprattutto nel Sahel, per dar loro voce, per difenderli e per solidarizzare con loro tanta ipocrisia e tante promesse non mantenute”.

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Guarndando alla situazione del Sahel, Papa Francesco nota che alcuni Paesi “stanno ancora attraversando crisi del genere minacciano sempre più la pace, la stabilità, la sicurezza e lo sviluppo”, e osserva che tutti i fenomeni sono collegati e che “il terrorismo, la precarietà economica, il cambiamento climatico e le lotte relazioni intercomunitarie, aggravano la vulnerabilità degli Stati e la povertà dei cittadini, con la conseguenza la migrazione dei giovani”.

Il compito della fondazione è dunque “difficile, ma sempre più essenziale”, e per questo Papa Francesco ribadisce l’appello di Giovanni Paolo II a lavorare “per la sicurezza, la giustizia, la pace nel Sahel! La pace consente lo sviluppo umano integrale che costruito giorno dopo giorno nella ricerca dell’ordine voluto da Dio”.

Infine, Papa Francesco fa “appello a tutte le parti interessate, in Africa e nel resto del mondo nel suo complesso, in particolare ai decisori politici ed economici. È in gioco la loro responsabilità”.

Per il Papa, in fondo,  “non c’è più tempo per aspettare, dobbiamo agire! Nessuno può negare il diritto fondamentale a tutto essere umano a vivere con dignità e a prosperare pienamente.”