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Ucraina, il lavoro della Chiesa Greco Cattolica Ucraina a Kharkiv

L’offensiva russa si è concentrata adesso su Kharkiv, a 50 chilometri dal confine. È sempre stata un obiettivo e da sempre la rete di soccorso della Chiesa Greco Cattolica Ucraina è presente lì

Aiuti a Kharkiv | La distribuzione degli aiuti a Kharkiv | UGCC.ua Aiuti a Kharkiv | La distribuzione degli aiuti a Kharkiv | UGCC.ua

Non sorprende che l’ultima offensiva russa abbia di nuovo preso di mira la città di Kharkiv. A cinquanta chilometri dal confine tra Russia e Ucraina, è un luogo dove è facile penetrare per le truppe, potenzialmente isolato, eppure con una forte componente religiosa. C’è una chiesa armeno cattolica, presente e viva, c’è ovviamente la chiesa latina e c’è la Chiesa Greco Cattolica Ucraina, con la sua rete di aiuti.

Sin dall’annessione della Crimea da parte della Russia, nel 2014, le confessioni religiose riunite nel Consiglio Pan-Ucraino si sono costituite in una sorta di ONLUS per aiutare le vittime della guerra e sostenere la popolazione stremata dalle continue violazioni del cessate il fuoco riportate dopo gli accordi di Minsk dalle forze dell’OSCE, e poi dalla nuova recrudescenza della guerra a seguito dell’attacco russo di due anni fa.

Gli allarmi di attacco a Kharkiv sono in questo momento costanti, e in qui momenti si ferma il trasporto pubblico, e così anche l’elettricità, il servizio di telefonia e internet. Kharkiv, un tempo di un milione di abitanti, ora sembra deserta.

È in questa situazione che la Chiesa Greco Cattolica Ucraina distribuisce aiuti. Il centro è la cattedrale di Saltivska. Lì, nella più grande area residenziale ucraina, vengono raccolti li aiuti (alcuni arrivano dalla cattedrale di Santa Sofia a Roma), mentre il vescovo Vasyl Tuchapets osserva il processo, mettendosi in prima linea.

L’esarcato di Kharkiv è stato proclamato il 2 aprile 2014, dieci anni fa, nell’anno dell’annessione della Crimea e dell’inizio della guerra in Donbas, e Tuchaptes ne divenne vescovo nel maggio dello stesso anno, installandosi come esarca di Kharkiv a giugno, salutato da una città da lui definita “secolarizzata, post sovietica, non esattamente amichevole”.

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In dieci anni – riferisce un reportage del sito della Chiesa Greco Cattolica Ucraina - il clima è cambiato ed anche la popolazione. La parrocchia era costituita, nel 2014, soprattutto da galiziani che lavoravano a Kharkiv, mentre oggi sono i residenti della città che scelgono la Chiesa Greco Cattolica Ucraina. La guerra, insomma, ha cambiato i residenti della città, che oggi si identificano sempre più come ucraini e hanno sviluppato anche un impegno nella chiesa.

Lo scoppio della guerra ha comunque cambiato Kharkiv. Subito colpita al fronte, ha delle aree ancora inabitabile, sebbene molte case siano state ricostruite.

La storia del grande quartier generale di Saltivka cominciò con l’arrivo accidentale a Kharkiv di un camion al terzo giorno dell’attacco russo su larga scala.

Appena circolò voce degli aiuti, si formò subito una coda davanti alle porte della Chiesa. Passo dopo passo, si è stabilita una procedura molto precisa: intorno alle 11 del mattino si comincia a fare entrare le persone e dare loro cibo a seconda dei loro coupons, e le persone con disabilità o genitori con bambini piccolo sono posti in code separate.

A fianco, c’è una tenda con medicine, una sorta di farmacia da campo, dove lavora anche un neonatologo con 52 anni di esperienza, e lì vengono distribuite vitamine, integratori, paracetamolo, farmaci contro la tosse.

Quindi, c’è una tenda con cibo per neonati e latte in polvere, che serve le neomamme. La fila si smaltisce solo a pomeriggio inoltrato. Ed è questa routine che continua ad andare avanti anche sotto le bombe. È la vita normale in guerra.

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