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Tuvalu, un nuovo superiore per la missio sui iuris e l’idea di relazioni per la Santa Sede

Padre Eliseo Napiere è il nuovo superiore della Missio Sui Iuris di Funafuti. Il piccolo arcipelago non ha relazioni con la Santa Sede. Almeno fino ad ora

Tuvalu | La bandiera di Tuvalu | TdE / per gentile concessione Tuvalu | La bandiera di Tuvalu | TdE / per gentile concessione

Tra i sette Stati che non hanno alcuna relazione diplomatica con la Santa Sede, nemmeno a livello di scambio di rappresentanti, c’è il minuscolo arcipelago di Tuvalu, in Oceania. Ed è una situazione particolare, perché si tratta comunque di un posto cristiano, ma dove il 97 per cento della popolazione è affiliata a una sigla protestante locale, e dove tutto il resto delle fedi è minoranza. La Chiesa di Tuvalu è così piccola che c’è una sola parrocchia, gestita da una missio sui iuris che ha sede a Funafuti, una piccola città dell’arcipelago, e che dal 3 giugno ha un nuovo superiore ecclesiastico.

Papa Francesco, infatti, ha nominato padre Eliseo Napiere, filippino, Missionario Servo della Parola, che dal 2018 era membro del Consiglio Presbiterale e parroco della St. James the Less a Perris, nella diocesi di San Bernardino (USA), ma che aveva avuto varie esperienze pastorali nelle Filippine e a Taiwan.

Va a guidare un missio sui iuris che è aggregata alla provincia ecclesiastica di Suva, in Nuova Zelanda, e che conta appena 110 battezzati su 11.192 abitanti.

La missione sui iuris Era stata eretta il 10 settembre 1982, in seguito alla divisone della diocesi di Tarawa, Nauru e Funafuti, che ha dato origine anche alle diocesi di Tarawa e Nauru.

Ma perché Tuvalu è interessante? Perché è appunto una nazione cristiana, ma senza legami diplomatici con la Santa Sede.

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Tommaso D’Errico, consulente di AROCA per conto della quale ha visitato Tuvalu lo scorso anno nella delegazione del Roma Expo 2030 e conoscitore della nazione, sottolinea con ACI Stampa che l’interesse per l’apertura di relazioni diplomatiche “c’è e questo mi è stato detto da Simon Kofe che durante la nostra visita ricopriva il ruolo di Ministro degli Esteri. Lo abbiamo incontrato in occasione della promozione di Roma Expo 2030”.

“Durante le trattative – spiega D’Errico - è emerso che uno dei punti per cui loro avrebbero appoggiato Roma era quello di implementare i rapporti con il Vaticano fino a stringere rapporti diplomatici”.

D’Errico sottolinea che, sebbene la nazione sia protestante, la figura del Papa è “molto importante e conosciuta tant’è che nel 2014 l’ex Primo Ministro Enole Sapoaga che venne in visita ufficiale a Roma espresse più volte ai diplomatici che lo accompagnavano la volontà di visitare il Vaticano ed esprimendo ammirazione per la figura del Papa visto probabilmente come qualcosa di inarrivabile”.

Questa – spiega – “potrebbe essere una spiegazione della mancanza di rapporti diplomatici tra  Tuvalu e Vaticano, anche se credo che quella più realistica sia che loro intrattengono e si interfacciano con gli altri Stati a livello ONU e il fatto che il Vaticano non sia stato membro, ma solo osservatore, alle Nazioni Unite non abbia facilitato. Probabilmente è sempre mancata non solo l’occasione ma anche la prassi con cui loro chiedono o hanno chiesto di intrattenere rapporti con gli altri Stati”.

Di certo, non si tratta di problemi di intolleranza religiosa, perché “sull’isola esistono infatti una miriade di organizzazioni religiose e di chiese compresi i Baha’i. Credo quindi che l’intolleranza religiosa non sia assolutamente presente sull’isola e quindi lo escludo assolutamente come uno dei motivi della mancanza di relazioni tra Vaticano e Tuvalu”.

La comunità cattolica è comunque piccola, D’Errico racconta di non essere riuscito, “per mancanza di tempo e di caldo” a visitare la chiesa cattolica come si era ripromesso all’inizio. I cattolici, racconta, sono “un gruppo sparuto di poche centinaia di persone ma che vive la fede in maniera molto viva grazie alla presenza di missionari che visitano l’isola di tanto in tanto e che mantengono vivo il legame con Roma. Mi ha emozionato, come mi emoziona sempre , quando incontro dei Cattolici, pensare che anche in un angolo così remoto del Mondo si svolga il miracolo dell’eucarestia come da noi”.

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Per gli abitanti di Tuvalu, alla fine, “la fede a Tuvalu ha un ruolo molto cruciale, protestanti o cattolici che uno sia. Tuvalu infatti è l’unico Stato al Mondo dove alle 18:45 suona una campana e tutti pregano ovunque siano e nessuno si può muovere da dove si trova in quel preciso momento fino al secondo tocco di campana alle 19:00”.

Ma c’è un altro motivo per cui Tuvalu è interessante. Si tratta – dice D’Errico – “di uno Stato che rischia di scomparire nel giro di 50 anni per l’innalzamento dei mari. Credo che comunque un ruolo più attivo da parte della Chiesa Cattolica possa dare conforto a queste persone che rischiano di lasciare per sempre i luoghi in cui hanno sempre vissuto”.