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Chi sono i francescani conosciuti come i martiri di Damasco?

Saranno canonizzati da Papa Francesco insieme a tre maroniti. Francescani minori, furono uccisi “in odio alla fede”

Martiri di Damasco | Una immagine dei francescani martiri di Damasco | Custodia Terra Santa Martiri di Damasco | Una immagine dei francescani martiri di Damasco | Custodia Terra Santa

Nel 1860, la persecuzione dei drusi sciiti ai danni dei cristiani parte dal Libano e si estende alla Siria. Questa  era scaturita del decreto del sultano Abdul Megid del 1856 che abolì tutte le distinzioni civili tra cristiani e musulmani nell'impero ottomano. Alcuni gruppi settari si sentirono offesi dall'essere equiparati ai cristiani, che consideravano inferiori. I drusi arrivarono a Damasco alla vigilia del Ramadan , e il 7 luglio iniziarono i massacri dei cristiani.

È un contesto di violenza generale, in cui si dice che migliaia di cristiani perdano la vita. Anche a Damasco scoppiano violenze. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1860, un commando druso entra nel convento francescano nel quartiere cristiano di Bab-Touma. Massacra otto frati: Emanuele Ruiz, Carmelo Volta, Nicanore Ascanio, Nicola M. Alberca y Torres, Pietro Soler, Engelbert Kolland, Francesco Pinazo Peñalver, Giovanni Giacomo Fernández . Con loro, anche tre cristiani di rito maronita, i fratelli Francesco, Abdel-Mooti e Raffaele Massabki. Sono stati beatificati da Pio XI nel 1926, saranno canonizzati da Papa Francesco.

A tutti loro, il commando druso – penetrato attraverso una porta nascosta indicata da un traditore – chiedono di rinunciare alla fede cristiana e di rinunciare alla fede. Nessuno di loro accettò.

Di questo gruppo, chi erano i francescani?

Superiore della comunità era padre Manuel Ruiz Lopez. Nato da una famiglia rurale nel 1804, sacerdote dal 1830, gli furono assegnati diciannove altri compagni alle missioni di Terra Santa, sbarcando a Giaffa (Israele) il 3 agosto 1831 e presto trasferendosi a Damasco per studiare l'arabo.

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Nominato parroco della Chiesa della Conversione di San Paolo, si ammalò presto, così i suoi superiori lo mandarono a guarire al Convento di Luca (Italia). Poiché non ci riuscì, si recò in Spagna, prima nella sua città natale e poi nella città di Burgos, dove nel 1847 fu nominato professore di ebraico e greco presso il Seminario diocesano. Poi fu nominato parroco di Para (Burgos), minuscolo paese nel nord della diocesi, dove rimase per brevissimo tempo, perché nel 1856 decise di tornare a Damasco, dove nel 1857 fu nominato superiore della comunità francescana della città.

La situazione era cambiata, la persecuzione contro i cristiani era forte. Quel 9 luglio, il quartiere cristiano, dove vivevano circa 30 mila persone, era stato attaccato. Molti si rifugiarono nel Convento francescano, e furono accolti lì. Non fu accettata la proposta del governatore turco di rifugiarsi nella sua residenza. Padre Manuel, che si era recato in chiesa per svuotare il tabernacolo, fu costretto a poggiare la testa sulla mensa dell'altare e fu così decapitato. Il suo corpo fu recuperato dai cristiani sopravvissuti dodici giorni dopo il massacro.

Carmelo Bolta Bañuls, classe 1803, indosso l’abito francescano all’età di 21 anni. Sacerdote dal 1829, predicatore conventuale di San Blas de Segorbe, nel 1831 viene inviato in missione nella Custodia di Terrasanta. Nel 1838 viene nominato presidente dell’Ospedale di Giaffa, da cui si dovette dimettere presto per ragioni di salute.

Padre Bolta padroneggiava le lingue oriental, ma rifiutò una cattedra del governo turco per non deviare dalla missione di salvare le anime.

Nel 1848, dopo dieci anni a Gerusalemme, viene nominato parroco dei cattolici di Damasco e insegnante di arabo ai giovani sacerdoti e alle scuole sostenute dalla Missione Cattolica, con 400 studenti.

Engelbert Kolland, austriaco, unico non spagnolo del gruppo, classe 1827, entrò nel 1847 tra i Frati Minori Riformati di Salisburgo.  Ordinato sacerdote a Trento il 13 luglio 1851, ottenne dai Superiori il permesso per recarsi nella missione di Terra Santa. Raggiunse Giaffa nell’aprile 1855 e svolse il suo apostolato prima nel convento del Santo Sepolcro, quindi a Damasco.

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Nicanor Gabriel Ascanio Soria, classe 1814, era stato inviato proprio nel 1860. Dopo aver visitato i Luoghi Santi, si recò a Damasco, dove venne martirizzato dai drusi pochi giorni dopo il suo arrivo, tra il 9 e il 10 luglio.  

Nicolás María Alberca Torres, nato nel 1830, francescano dal 1856 e sacerdote dal 1858, sbarcò a Giaffa nel febbraio 1859. Fu presto inviato a Damasco per imparare l'arabo, e lì fu sorpreso dalla rivolta dei turchi e dei drusi.

Pedro Nolasco Soler Méndez, nato nel 1827, studiò prima nel convento francescano di San Diego (Lorca), soppresso in virtù della legge sull'esclaustrazione del 1835, e poi andò a studiare

al Collegio francescano di Priego (Cuenca), espressamente autorizzato nel 1856 a formare missionari per la Terra Santa e il Marocco. Qui emise i voti (29 settembre 1857), e acquisì la sua formazione, tra i suoi compagni il poi famoso superiore di Tangeri e l'eminente rifeñista J. A. Lerchundi.

Conclusi gli studi ecclesiastici, si imbarcò a Valencia (25 gennaio 1858) con altri tredici religiosi diretti in Palestina, giungendo a Giaffa il 19 febbraio.

Dopo aver soggiornato per un periodo a Gerusalemme, Soler e altri religiosi si recarono in Siria, destinati al convento-missione di San Paolo, con quelli di Gerusalemme, Betlemme, Nazaret, Giaffa e Ramallah, incaricati dei francescani spagnoli, nell'ambito denominata Custodia di Terra Santa, dipendente dall'Obra Pía los Santos Lugares, istituita nel 1772 per l'assistenza dei pellegrini e delle comunità cattoliche del Vicino Oriente, e dal 1856 sotto la protezione del Consolato Generale di Spagna a Gerusalemme. Ma trovarono un Paese in piena effervescenza politico-religiosa.

Francisco Pinazo Peñalver, fratello laico, nato come Bartolomé, emise la professione nel 1832.

Nel 1835 avvenne in Spagna la confisca dei beni ecclesiastici per opera del ministro Juan Álvarez Mendizábal. Tutti i conventi e i monasteri della Spagna furono soppressi e i beni del clero regolare e secolare furono venduti all'asta pubblica.

Pinazo continuò comunque a lavorare come sacrestano nella Chiesa delle Clarisse di Gandia, dove rimase per 11 anni, prima di imbarcarsi per la Terrasanta nel 1843.

Fu a Damasco fino al 1849, sei mesi al Santo Sepolcro tra il 1849 e i 1850 e quindi a Nicosia nel 1850, a Nazaret nel 1852, a Giaffa nel 1852, a San Juan in Montana nel 1854-1855 e quindi al Santo Sepolcro tra il 1856 e il 1858. Da lì fu destinato a Damasco.

L’altro religioso laico è Juan Jacob Fernandez, classe 1808. Di cui on si hanno moltissime informazioni biografiche.

Sono loro i martiri di Damasco. La causa è stata accidentata, ma si è conclusa nel 1926 con la beatificazione. È stata poi ripresa determinata dalla constatazione della sempre crescente fama di martirio e del sempre maggior numero di segni attribuiti all’intercessione degli undici Martiri di Damasco, nonché dalla diffusione del loro culto. A ciò è stato associato l’auspicio che la loro canonizzazione possa costituire un messaggio di dialogo, di pace e di unità nel contesto medio-orientale, sempre meno sereno e sempre più agitato da venti di guerra. 

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A questo scopo, nel 2022 il Santo Sinodo dei Vescovi Maroniti ha presentato a Papa Francesco la supplica per la canonizzazione dei Beati Martiri Massabki, cui si associarono i Superiori Maggiori dell’Ordine dei Frati Minori, Ministro generale e Custode di Terra Santa, chiedendo la Canonizzazione per l’intero gruppo degli undici Martiri di Damasco, sottolineando l’imminenza dell’Ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, 1226-2026, che così sarebbe stato onorato con la canonizzazione di otto suoi degni figli.