Città del Vaticano , lunedì, 3. febbraio, 2025 9:15 (ACI Stampa).
“I bambini e gli adolescenti dei Paesi più poveri, o lacerati da tragici conflitti, sono costretti ad affrontare prove terribili. Anche il mondo più ricco non è immune da ingiustizie. Là dove, grazie a Dio, non si soffre per la guerra o la fame, esistono tuttavia le periferie difficili, nelle quali i piccoli sono spesso vittime di fragilità e problemi che non possiamo sottovalutare. Infatti, in misura assai più rilevante che in passato, le scuole e i servizi sanitari devono fare i conti con bambini già provati da tante difficoltà, con giovani ansiosi o depressi, con adolescenti che imboccano le strade dell’aggressività o dell’autolesionismo”. Con queste parole, stamane, Papa Francesco ha iniziato il suo discorso al Summit Internazionale sui diritti dei bambini dal titolo “Amiamoli e proteggiamoli”, organizzato dal Pontificio Comitato per la Giornata Mondiale dei Bambini, riunito nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Romano. Il Papa è entrato in sala Clementina dopo essersi intrattenuto con dieci bambini dei diversi continenti del Mondo: sorrisi, carezze, disegni donati a Papa Francesco che, sorridente, ha parlato con loro. Poi, un giro del grande tavolo ovale al quale sono seduti i relatori per questo atteso Summit. A presentare l'evento, Padre Enzo Fortunato, presidente del Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini e Direttore della Comunicazione della Basilica.
Ha a cuore la speranza, Papa Francesco, di tutti quei bambini e adolescenti che sempre più frequentemente non riescono a guardare alla vita “con atteggiamento fiducioso e positivo. Proprio i giovani, che nella società sono segni di speranza, faticano a riconoscere la speranza in sé stessi. Questo è triste e preoccupante”. E continua: “Non è accettabile ciò che purtroppo negli ultimi tempi abbiamo visto quasi ogni giorno, cioè bambini che muoiono sotto le bombe, sacrificati agli idoli del potere, dell’ideologia, degli interessi nazionalistici. In realtà, nulla vale la vita di un bambino. Uccidere i piccoli significa negare il futuro. In alcuni casi i minori stessi sono costretti a combattere sotto l’effetto di droghe. Anche nei Paesi dove non c’è la guerra, la violenza tra bande criminali diventa altrettanto micidiale per i ragazzi e spesso li lascia orfani ed emarginati. Anche l’individualismo esasperato dei Paesi sviluppati è deleterio per i più piccoli”.
Il Pontefice, poi, denuncia i troppi maltrattamenti a loro rivolti: “Sono vittime di liti, del disagio sociale o mentale e delle dipendenze dei genitori. Molti bambini muoiono da migranti nel mare, nel deserto o nelle tante rotte dei viaggi di disperata speranza. Molti altri soccombono per mancanza di cure o per diversi tipi di sfruttamento”. Davanti a queste terribili situazioni il Papa si chiede: “come è possibile che la vita di un bambino debba finire così?” E denuncia, con forza che tutto ciò “non è accettabile e dobbiamo resistere all’assuefazione. L’infanzia negata è un grido silenzioso che denuncia l’iniquità del sistema economico, la criminalità delle guerre, la mancanza di cure mediche e di educazione scolastica. La somma di queste ingiustizie pesa soprattutto sui più piccoli e più deboli”.