Ma forse, una delle opere che rimarrà per sempre nella storia dell’arte è l’Annunciazione detta “del Prado”: una luce che ha tutto il sembiante di un cristallo, avvolge i personaggi. E’ detta “del Prado” perché è conservata nel Museo del Prado a Madrid, databile alla metà degli anni trenta del Quattrocento. L'opera è probabilmente la terza di una serie di tre grandi tavole dell'Annunciazione dipinte dall'Angelico negli anni trenta del Quattrocento. L'opera venne dipinta per il Convento domenicano dedicato a San Domenico: in questo luogo era religioso domenicano lo stesso Angelico. Una pala facente parte delle tre grandi pale d'altare di sua mano che decoravano la chiesa. Opera sublime, dove si fonde lo spirito con l’umano grazie ai personaggi coinvolti nella scena: la Vergine Maria con le sue mani giunte, china un po’ il capo quasi turbata dalla venuta dell’Angelo Gabriele che le reca l’Annuncio. A sinistra, l’artista pone la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden. E’ Maria la nuova Eva.
Altra sublime opera, “L’Incoronazione della Vergine”: del tema esistono due versioni. Quella conservata agli Uffizi di Firenze e quella del Louvre, che risalgono rispettivamente al 1432 e al 1434-1435. Il Beato Angelico mantenne il suo laboratorio di San Domenico fino a buona parte del 1440. Pietra miliare dell’arte del Rinascimento con la loro armonia e semplicità, gli affreschi di San Marco sono anche i più celebri del Beato Angelico. I fatti evangelici, privi di distrazioni decorative, vengono per la prima volta letti con un'efficacia incredibile: lo spettatore-lettore riesce così ad entrare nell’opera immediatamente.
Nella seconda metà del 1445, il pittore fu chiamato a Roma da Papa Eugenio IV. Nella città soggiornò dal 1446 al 1449, nel convento di Santa Maria sopra Minerva. L'unica sua commissione papale superstite è rappresentata dagli affreschi della Cappella Niccolina, nel Palazzo Apostolico Vaticano. La sua ultima opera fu “L'Adorazione dei Magi”, iniziata forse nel 1455 e completata dall’artista Filippo Lippi.
Fra Giovanni da Fiesole morirà a Roma il 18 febbraio del 1455. Il corpo giace lì, in Santa Maria sopra Minerva, ma il suo spirito vive nelle opere che ha creato e che ancora oggi rappresentano una delle massime rappresentazioni del Rinascimento italiano.
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