Roma , sabato, 8. marzo, 2025 11:00 (ACI Stampa).
Fondatore dell’Ordine ospedaliero che reca il suo nome, detto anche dei Fatebenefratelli, San Giovanni di Dio ci ha lasciato un nuovo modello sanitario di attenzione al malato e al bisognoso. L’assistenza pastorale e sanitaria, per lui, partiva da Cristo, origine di salute e salvezza. E l’accompagnamento spirituale degli ammalati e dei bisognosi, dei loro familiari e dei collaboratori, era parte integrante della sua missione ospedaliera.
In san Giovanni di Dio, “ospitalità” non voleva dire solamente accogliere gli ammalati, ma era guardare a ogni singola persona, con il proprio bisogno: un “sistema sanitario” attento ad ogni singolo ammalato. Tante sono le testimonianze che ci parlano di ciò. Giovanni di Dio, compra, ad esempio, lui stesso i letti per gli ammalati. Li accoglie, li conforta spiritualmente. Un uomo soprattutto del fare, San Giovanni. E per questo motivo sono pochi i suoi scritti. Il tempo mancava per redigere documenti, troppo impegnato nelle corsie di ospedali. Solamente sei lettere fanno parte della sua produzione scritta: i destinatari sono Luigi Battista, il nobile Gutierre Lasso e la Duchessa di Sessa. Il santo era il loro direttore spirituale. Colpisce l’incipit, uguale per tutte le lettere: “Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta; Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo”.
“Essendo questa una casa per tutti, vi si ricevono indistintamente persone affette da ogni malattia e gente d’ogni tipo, sicché vi sono degli storpi, dei monchi, dei lebbrosi, dei muti, dei matti, dei paralitici, dei tignosi e altri molto vecchi e molti bambini; senza poi contare molti altri pellegrini e viandanti che vengono qui e ai quali si danno il fuoco, l’acqua, il sale e i recipienti per cucinare il cibo da mangiare. Per tutto questo non vi è rendita alcuna, ma Gesù Cristo provvede a tutto”: sono parole inidirizzate a Gutierre Lasso e parlano della sua prima casa di accoglienza della città di Granada.