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Come può cambiare il ruolo dei nunzi in chiave sinodale?

Il gruppo di studio sul ruolo dei Rappresentanti pontifici si è riunito in tre webinars. Prospettive e visioni

Gruppo di Studio Rappresentanti Pontifici | La riunione del gruppo di studio sui Rappresentanti Pontifici | Synod.va Gruppo di Studio Rappresentanti Pontifici | La riunione del gruppo di studio sui Rappresentanti Pontifici | Synod.va

Tre webinars, divisi a livello continentale e per affinità culturale, per comprendere quali sono le sfide da affrontare. Il gruppo di studio su “Il Ruolo dei Rappresentanti Pontifici in Prospettiva Sinodale Missionaria” si è incontrato a fine febbraio, parlando con una ottantina di rappresentanti pontifici provenienti da Europa e Nord America, da Asia Oceania, da Africa ed America Latina.

Questo gruppo di studio è particolarmente delicato. Durante le discussioni del Consiglio dei Cardinali in vista della riforma della Curia, all’inizio del pontificato di Papa Francesco, era tornato più volte sul tema del ruolo dei nunzi, e in particolare sul loro ruolo nella selezione dei vescovi.

Poi, la discussione sui nunzi era diventata più viva nella prima tappa del Sinodo dei vescovi su “Comunione, Missione e Partecipazione”, tanto che la bozza del documento di sintesi includeva anche la proposta di stabilire una accountability dell’operato dei rappresentanti pontifici.

Si proponeva, in pratica, di mettere i nunzi sotto il controllo delle Chiese locali, con conseguenze non da poco sull’indipendenza dei nunzi, che sono i diretti rappresentanti del Papa, e solo al Papa devono rispondere.

Questo tema era poi scomparso dal documento di sintesi emendato, ed è probabile che è proprio per la vasta discussione suscitata dal tema che il Papa abbia deciso di stabilire un gruppo di studio. In effetti, i dieci gruppi di studio rappresentano, in qualche modo, la decisione del Papa di sottrarre alla discussione dell’assemblea sinodale alcuni temi scottanti o su cui non c’era consenso condiviso nell’assemblea.

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Il gruppo di studio è coordinato dal Cardinale Oswald Gracias, arcivescovo emerito di Bombay, che ha co-presieduto i tre webinars insieme al Cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria Generale del Sinodo.

Hanno poi partecipato agli incontri anche l’arcivescovo Antonio Guido Filipazzi, nunzio apostolico in Polonia; monsignor Joseph Murphy, sotto-segretario per il personale di Ruolo diplomatico della Santa Sede, in rappresentanza dell’arcivescovo Luciano Russo, Segretario per le Rappresentanze Pontificie. C’era anche la professoressa Mirijam Weijlens, la cui visione di sinodaltà è stata molto promossa durante le due tappe del Sinodo.

I tre webinar sono stati partecipati da oltre ottanta nunzi apostolici, a volte affiancati dai loro segretari e consiglieri di nunziatura, e sembra che tutti abbiano proposto di “qualificare in senso più pastorale il servizio dei nunzi alle Chiese locali e alle Conferenze Episcopali e di valorizzare lo stile del discernimento comunitario nel lavoro della nunziatura”.

Come questo debba stabilirsi, ovviamente, è tutto da definire. Papa Francesco, nel corso degli anni, ha guardato spesso al lavoro dei nunzi. Ha voluto che fosse inserito, nel curriculum dell’Accademia Ecclesiastica – la “scuola degli ambasciatori” vaticana – un anno di missione prima di cominicare l’effettiva carriera diplomatica.

Il cardinale Gracias aveva spiegato, in diverse interviste, che durante gli incontri sinodali erano stati individuati “molti temi di primaria importanza da affrontare, ma durante le discussioni la nostra preoccupazione è stata quella di riorientare i dibattiti intorno alla nazione della sinodalità”.

L’idea sembra essere quella di riqualificare il ruolo dei nunzi in chiave missionaria, chiedendo una maggiore “sinodalità” che li renderebbe “non indipendenti dalla Chiesa locale”, come aveva sottolineato lo stesso cardinale Gracias.

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Eppure, la forza del nunzio è sempre stata la sua indipendenza. Rappresentante diretto del Papa, rimanendo fuori dalle logiche della Chiesa locale si tiene anche fuori dalle logiche dei rapporti con i governi locali, potendo avere il profilo super partes che si addice ad un diplomatico.

Inoltre, il lavoro del nunzio nel delineare i possibili candidati all’episcopato è sempre stato “sinodale”, se si considera l’ampio raggio di consultazioni e il fatto che in queste consultazioni siano coinvolti, a discrezione del nunzio, anche laici, nonché soprattutto rappresentanti della Chiesa locale.