Città del Vaticano , martedì, 11. marzo, 2025 18:00 (ACI Stampa).
Continuano gli Esercizi Spirituali della Curia Romana senza Papa Francesco che li sta seguendo - così comunica la Sala Stampa Vaticana - grazie alla diretta televisiva tramite il canale vaticano. Dopo le due precedenti meditazioni , la terza, condotta sempre dal frate cappuccino Padre Pasolini, predicatore della Casa Pontificia, davanti alla Curia riunita in aula Paolo VI, si è aperta con una domanda che scuote gli animi: “Perché fatichiamo a riconoscere che la vita eterna è già iniziata?”. A riguardo, Padre Pasolini ricorda che la “Bibbia suggerisce che l'essere umano, fin dal principio, si scopre insensibile e ostile all'azione di Dio”. C'è, dunque, un cuore umano troppo spesso “chiuso alla possibilità di una vita piena”. E, andando avanti nella sua meditazione, Padre Pasolini cita il Nuovo Testamento che “descrive questa condizione con un'affermazione paradossale: siamo già morti, ma non ce ne accorgiamo. La morte, infatti, non è solo l'evento finale della vita (morte biologica), ma anche una realtà che sperimentiamo già ora, attraverso una chiusura in noi stessi che ci impedisce di avvertire la vita come qualcosa di eterno che Dio vuole donarci”. Si tratta di una morte non biologica ma interiore che “si manifesta nel nostro continuo tentativo di coprire le fragilità con immagini, ruoli e successi, senza affrontare il vuoto profondo che ci abita”. Eppure è possibile ripartire, possibile ricominciare: “La morte interiore non è la fine ma il punto da cui può iniziare un cammino di salvezza”. Cita Caino e Abele, il predicatore della Casa Pontificia: “Dio non interviene per prevenire il fratricidio, ma protegge Caino dal suo stesso senso di colpa. Questo mostra che la nostra “prima morte” non è un destino ineluttabile, ma un'opportunità per riscoprire la vita eterna come una realtà presente, non solo futura”.
Nella quarta meditazione Padre Pasolini, ancora una volta, ritorna sooprattutto alla Bibbia che “descrive la storia umana come una tensione tra la promessa di vita eterna e la realtà della morte”. Guarda al popolo d'Israele che “con le sue fedeltà e infedeltà, incarna questa lotta, restando in perenne ricerca della terra promessa”. Cita San Paolo che “parla dell'uomo come di un morente che vive, esprimendo il paradosso dell'esistenza”. Poi, il Profeta Ezechiele che “raffigura questa condizione nella visione della valle delle ossa inaridite” e Israele che “appare come un cimitero a cielo aperto, privo di vita e speranza”. La meditazione, allora, si concentra sulla vita quotidiana di ognuno in cui “spesso esistiamo senza vivere davvero”. Ed è a questo punto che viene in aiuto lo Spirito di Dio che “può ridare una vita autentica”. Ma non è solo questo tema ad essere al centro della quarta meditazione: si parla, anche, di una “seconda morte”, spesso “intesa come dannazione eterna, ma che può anche essere vista come la morte biologica. Chi ha già superato la prima morte – ossia la paura, l'egoismo e l'illusione del controllo – affronta la seconda senza terrore. San Francesco d'Assisi lo esprime nel Cantico di Frate Sole, lodando chi accoglie la morte in Dio”. Giungono d'aiuto, allora, le parole dell'Apocalisse: “Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte” perché “chi vive nella fede e nella speranza può attraversarla senza esserne schiacciato”.