Padre Pasolini, Predicatore della Casa Pontificia, continua gli Esercizi Spirituali di Quaresima alla Curia romana in Aula Paolo VI. Il Papa continua a seguire gli Esercizi grazie ai canali televisivi vaticani.
Nel pomeriggio di ieri, la quinta meditazione incentrata sulla “sfida” - così la definisce - non solo di “attraversare la morte ma riconoscere che la vita eterna inizia già qui”. Illusorio è il pensiero di avere in mente solo “due categorie di persone: i vivi ei morti”. Chi è il “vero morto” si chiede Pasolini. La risposta è. “I veri morti non sono solo coloro che smettono di respirare, ma anche chi è bloccato dalla paura, dalla vergogna e dal controllo”. Cita l'esempio di Lazzaro, “avvolto in bende che limitano ogni movimento”: Lazzaro “rappresenta tutti noi quando ci lasciamo soffocare da aspettative e schemi rigidi, perdendo il contatto con la nostra libertà interiore”. E poi, ancora, l'episodio evangelico, sempre di Giovanni, di Marta e Maria che di fronte alla morte del fratello esprimono una fede condizionata: “Se tu fossi stato qui, mio ​​fratello non sarebbe morto”. Questa mentalità “riflette l'idea - continua il Predicatore - di un Dio che dovrebbe intervenire sempre per risparmiarci il dolore. Ma Gesù non è venuto a eliminare la sofferenza, bensì a trasformarla”. Da ciò, la vera domanda, il vero quesito che “non è se moriremo, ma se stiamo già vivendo veramente, nella fiducia in Cristo e nella sua parola”. Inoltre, per ampliare gli esempi, Pasolini indica anche l'episodio dell'emorroissa. Scaturisce, allora, la domanda se “siamo morenti che aspettiamo la fine o viventi che hanno già iniziato a sperimentare la risurrezione”

 

Nella mattina di oggi, invece, la sesta meditazione si è concentrata sul cammino della salvezza che “si manifesta come una rinascita spirituale”: si confronta, Pasolini, con le pagine del Vangelo di Giovanni, il dialogo tra Gesù e Nicodemo. Gesù afferma che per vedere il Regno di Dio occorre “rinascere dall'alto”: questo è “un concetto che sconcerta Nicodemo e che richiama la necessità di un cambiamento profondo e radicale. Questa trasformazione non è semplice e spesso suscita timore, poiché richiede di abbandonare certezze e schemi consolidati”. Tuttavia sono molte le persone - sedondo il Predicatore della Casa Pontificia - che “temono il cambiamento e cercano di aggrapparsi a esperienze passate, ma la vera rinascita implica fidarsi di Dio e lasciarsi condurre verso orizzonti inesplorati”. Questo passaggio fa correre la memoria all'Esodo di Israele nel deserto, “dove il popolo temeva la morte, ma trovò salvezza volgendo lo sguardo a un segno offerto da Dio. Oggi, il segno della salvezza è Cristo innalzato sulla croce”. Ed è in questo caso che entra in gioco il Battesimo che “rappresenta il simbolo di questa nuova vita: non un cambiamento immediato e visibile, ma l'inizio di un cammino di trasformazione”. Guarda poi alla condizione attuale del mondo, Padre Pasolini: nota come “nella storia, l'efficacia del battesimo si è affievolita, divenendo spesso un rito culturale più che una scelta di fede consapevole”. Da ciò, «una crisi della Chiesa, in cui la vita cristiana appare distante e astratta per molti». E, invece, Cristo ci invita a una scelta radicale: “anteporre la relazione con Lui a ogni altro legame, non come negazione degli affetti, ma come riconoscimento che solo in Dio si trova la vera vita”. E precisa che “ogni persona è chiamata a uscire dai propri “grembi” di origine per accogliere la pienezza della vita eterna. San Francesco è un esempio di chi ha abbandonato ogni sicurezza per abbracciare pienamente la vita nuova in Cristo”.