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Gli auguri del mondo a Papa Leone, un primo test di gradimento

Il CEO di EWTN scrive: l'elezione del primo Papa nato in America è particolarmente importante.

Leone XIV si affaccia su Piazza San Pietro per la prima volta |  | Daniel Ibanez / EWTN Leone XIV si affaccia su Piazza San Pietro per la prima volta | | Daniel Ibanez / EWTN

“È con grande gioia che accolgo l'elezione del cardinale Robert Francis Prevost, nato a Chicago, a Papa Leone XIV. L'elezione di un nuovo Papa è sempre un momento storico nella vita della Chiesa, ma l'elezione del primo Papa nato in America è particolarmente importante. Il nuovo Santo Padre porta con sé un'enorme esperienza come sacerdote e vescovo missionario, che senza dubbio contribuirà a plasmare il suo ministero come 267° successore di San Pietro. A nome della famiglia globale di EWTN, voglio assicurare a Papa Leone le nostre preghiere mentre inizia il suo servizio alla Chiesa universale”.

Questo ha dichiarato il CEO di EWTN gruppo editoriale statunitense di cui è partner AciStampa Michael Warsaw.

Da ieri sera gli auguri del mondo laico e cattolico arrivano come è prassi a Papa Leone XIV che, dopo il discorso già programmatico di ieri, oggi nella Sistina parlerà ai cardinali nella messa.

Gli auguri delle autorità italiane hanno fatto riferimento alla pace. Una pace che Leone XIV ha citato come " saluto del Cristo Risorto" visto che siamo nel tempo di Pasqua. Il suo discorso è stato non politico ma ecclesiale e quando parla di "ponte" fa riferimento a Cristo, e quindi al ruolo del Papa, appunto Pontefice. Il ricordo di Papa Francesco è emotivo e legato al giorno di Pasqua. Un testo bene equilibrato dove emerge il centro della questione da affrontare: il Sinodo.

E Pace. Per questo Margaret Karram Presidente del Movimento dei Focolari, scrive:  Oggi il mondo ha estremo bisogno di pace, di luce e di speranza. Per questo gli promettiamo di continuare ad impegnarci, insieme alle comunità ecclesiali in cui siamo inseriti, a portare a tutti l’amore di Dio; ad essere aperti al dialogo, per essere “un solo popolo sempre in pace”, testimoniando che l'unità chiesta da Gesù nel suo Testamento è più forte di ogni divisione.  Ci impegniamo inoltre ad incarnare sempre più fedelmente il cammino sinodale, per poterlo applicare anche nei vari ambiti della società; a dare il nostro contributo affinché la Chiesa sia una casa aperta ed accogliente per ogni uomo e donna e per le nuove generazioni, soprattutto per chi è più fragile, più soffre ed è emarginato, per offrire a tutti il messaggio sempre nuovo di Cristo. Auguri, Papa Leone XIV, con tutto il nostro affetto!".

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Dal canto suo il Patriarca di Venezia Moraglia scrive: "È un figlio di sant’Agostino che ha studiato a Roma e padroneggia bene l’italiano. Una figura che ha accettato la croce del pontificato, al di là di ogni retorica e con uno sguardo sereno, anche se teso ed emozionato, e ha pronunciato delle parole che non provenivano dalla circostanza o dal desiderio di piacere". Nota interessante.

Il messaggio della Conferenza Episcopale italiana è più formale a tratti banale: "Accogliamo il Suo invito a «essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte, tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore». La nostra Conferenza Episcopale è unita in modo speciale a Lei, a motivo del Suo ruolo del tutto unico di Vescovo di Roma e Primate d’Italia. Siamo grati di poter esercitare la collegialità episcopale sotto la Sua guida paterna. Le comunità ecclesiali si rallegrano con noi stringendosi intorno a colui che custodisce l’unità nella carità. Oggi la storia e soprattutto l’affetto di noi tutti si intrecciano per creare un nuovo rapporto, saldo e filiale, con Lei, Beatissimo Padre".

Interessante il messaggio dei vescovi degli Stati Uniti “In comunione con i cattolici di tutto il mondo, i vescovi degli Stati Uniti offrono preghiere di ringraziamento per l'elezione di Sua Santità Papa Leone XIV. Nel corso della mia vita, ( scrive  l'Arcivescovo Timothy P. Broglio, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti) la Chiesa è stata benedetta da una serie di papi, ognuno dei quali è stato preparato in modo unico per il suo particolare momento storico, ma che condividono la missione comune di proclamare la verità senza tempo del Vangelo. Mi rallegro dell'esperienza internazionale del nuovo Vescovo di Roma, che è stato studente e superiore a Roma, vescovo in Perù e responsabile del Dicastero per i Vescovi. Certo, ci rallegriamo che un figlio di questa nazione sia stato scelto dai cardinali, ma riconosciamo che ora appartiene a tutti i cattolici e a tutte le persone di buona volontà. Le sue parole a favore della pace, dell'unità e dell'attività missionaria indicano già un percorso da seguire. Confidando nello Spirito Santo, preghiamo anche che il Santo Padre, come successore di San Pietro, goda di serenità nel suo ministero e sia un pastore attento e saggio che ci confermi nella nostra fede e riempia il mondo con la speranza ispirata dal Vangelo di Gesù Cristo”. Di fatto non lo sentono molto americano. Perchè Prevost è davvero figlio di molte nazioni. É uomo di mediazione culturale e sociale e anche nella Chiesa.

Come dimostra il suo primo, preparatissimo discorso. La scelta del nome è legata alla dottrina sociale, dottrina, appunto.

E se potremo pensare all'abbandono dell' Europa, c'è invece da ricordare che Prevost è figlio dell' Europa: Francia, Spagna, e anche Italia. E così lo accolgono i vescovi europei. "Il cardinale Robert Francis Prevost, da Prefetto del Dicastero per i Vescovi, ha sempre accompagnato il lavoro del nostro Consiglio (CCEE) indicando ai vescovi europei le priorità della missione della Chiesa. In questo momento così difficile per il nostro Continente siamo convinti che il Santo Padre non mancherà di farci sentire la sua vicinanza e il suo incoraggiamento: cum Petro et sub Petro, vogliamo annunciare la gioia del Vangelo che scaturisce dall’incontro con Cristo, per testimoniare che Egli è la vera speranza dell’Europa. La guerra in Ucraina ci ricorda la necessità di impegnarci per un’Europa riconciliata. In tutto questo tempo abbiamo pregato e continuiamo a pregare per la pace. Siamo vicini al popolo ucraino e agli altri popoli che nel mondo vivono in situazioni di conflitto, consapevoli che per raggiungere di nuovo il dono della pace, l’Europa deve riscoprire le sue radici e la sua vocazione profetica" La firma del vescovo lituano Gintaras Grušas Presidente del CCEE, anche lui nato negli Stati Uniti.

 

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