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Ascoltare la voce del Signore. IV Domenica di Pasqua

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

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Il Vangelo di questa domenica ci regala poche parole, ma ricche di significato. Gesù si presenta a noi come il Buon Pastore che ci chiede innanzitutto di ascoltare la sua voce. Vorrei soffermarmi su questo invito, per coglierne il senso più vero. Viviamo immersi in un mondo pieno di voci: forti, insistenti, seducenti. Ci raggiungono ovunque - dai social, dalla pubblicità, dalle ideologie dominanti, dal conformismo che spesso ci spinge a fare “come fanno tutti”. Alcune di questo voci gridano per  imporsi, altre confondono o illudono, altre ancora seducono o spaventano. In mezzo a tanto rumore, la voce di Gesù si distingue: spesso è più silenziosa, ma profonda e vera, capace di giungere al cuore. Non è una voce che cerca di sedurre, ma che converte. Non  manipola, ma chiama per nome. Dove possiamo ascoltarla, oggi, questa voce? Innanzitutto nel Vangelo. I vangeli non sono semplici racconti su Gesù: sono Gesù che ci parla oggi, qui. La sua voce risuona anche nella preghiera, nell’ adorazione, nella vita della Chiesa e nei Sacramenti. La ascoltiamo nella coscienza illuminata dalla fede, negli incontri che viviamo, negli eventi della storia, nella testimonianza dei santi. La vita dei santi, infatti, è Vangelo fatto carne.

«Le mie pecore ascoltano la mia voce… ed esse mi seguono» (Gv 10,27). Seguono Gesù. Ma cosa significa, oggi, seguire davvero Cristo? E in che cosa questo si differenzia dal seguire le tante proposte del mondo? Seguire Gesù non è aderire ad una moda, ad un personaggio famoso, ad un leader politico. Il mondo ci propone mille modelli da imitare: influencer, ideali di successo, di bellezza, di potere, di autonomia assoluta. Ma chi insegue queste luci spesso scopre — troppo tardi — che dietro ad esse si nasconde il vuoto. Dopo l’euforia, arriva la delusione. Dietro la promessa di libertà, si cela spesso la solitudine. Gesù, invece, non ci illude con promesse facili. Non dice: “Seguimi e sarai ricco, felice e senza problemi”. Dice:“Seguimi… e troverai la verità, troverai la vita”. Non ci obbliga: ci chiama per nome, ci invita con dolcezza, ci attira con l’ amore. Il suo “seguimi” nasce da una relazione viva e personale. Non siamo per Lui uno dei tanti follower. Al contrario, siamo conosciuti e amati, unici ai suoi occhi. Seguire Cristo significa fidarci di Lui che conosce la strada. Anche quando non vediamo chiaramente la meta, anche quando il cammino si fa difficile. Significa lasciarci guidare, sapendo che non siamo noi il centro del mondo, ma Lui.

A chi ascolta la Sua voce e lo segue, Gesù fa una promessa straordinaria: «Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute». Sono parole colme di consolazione! Nessuno potrà mai strapparci dalla sua mano. Né il peccato, né la paura, né le difficoltà della vita, nemmeno la morte: nulla potrà separarci dal suo amore, se rimaniamo uniti a Lui. Gesù ci tiene stretti, come una madre stringe il proprio bambino. Ma come può Gesù fare una simile promessa? Ce lo spiega Lui stesso con parole decisive: «Io e il Padre siamo una cosa sola». In questa dichiarazione, Gesù rivela il mistero della sua divinità e della sua unità con il Padre. Non è solo un profeta, non è solo un maestro: è il Figlio di Dio, venuto a rivelarci il volto e il cuore del Padre e a riportarci a casa.

Seguire Cristo oggi è una scelta controcorrente perchè significa accettare di vivere non da se stessi, ma facendo riferimento a Qualcuno di cui ci si fida, perchè cii ha dato la prova assoluta della sua credibilità: per me ha donato la sua vita. Si tratta di una scelta che cambia il modo di pensare, di vivere le relazioni, di progettare la vita,  di amare e di lavorare.

 

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