Advertisement

Il cardinale Dziwisz, sembrava che il drago dell' Apocalisse stesse tornando

La messa in San Pietro a 44 anni dall'attentato a Giovanni Paolo II

Messa per i 44 anni dell' attentato a San Giovanni Paolo II |  | Kościół Świętego Stanisława BM w Rzymie
Messa per i 44 anni dell' attentato a San Giovanni Paolo II | Kościół Świętego Stanisława BM w Rzymie
Messa per i 44 anni dell' attentato a San Giovanni Paolo II |  | Kościół Świętego Stanisława BM w Rzymie
Messa per i 44 anni dell' attentato a San Giovanni Paolo II | Kościół Świętego Stanisława BM w Rzymie

Non è una data qualsiasi quella del 13 maggio. E non lo è non solo perché a Fatima Maria si è manifestata a tre giovani pastori, ma anche perché proprio Maria nel 1981 deviò la mano di un attentatore e permise che il Papa non morisse. Quel Papa, Giovanni Paolo II, che volle poi che i Segreti di Fatima, i messaggi di Maria fossero interpretati dalla Chiesa.

Così 44 anni dopo nella Basilica di San Pietro si celebra una messa per il Papa, quello salvato e quello appena eletto, con un grazie a Maria.

Il cardinale Stanislaw Dziwisz, per decenni al fianco di Giovanni Paolo II, che quel 13 maggio lo sostenne ferito e in fin di vita, nella sua omelia, ripercorre gli ultimi giorni, dalla malattia e morte di Papa Francesco alla elezione di Papa Leone XIV che, ricorda il cardinale, "è stato eletto nel giorno in cui la Chiesa in Polonia celebrava la festa del suo principale patrono, San Stanislao. vescovo e martire".

Poi i ricordi di quel 13 maggio 1981: "I nemici di Cristo e della Chiesa cercavano di privare la vita del pastore che predicando il Vangelo dell'amore e della pace, stava ridando speranza a popoli oppressi e schiavizzati, desiderosi di verità e libertà. Sembrava allora che il Drago dell'Apocalisse di San Giovanni, di cui abbiamo sentito parlare oggi, stesse tornando". E allora "Qual è stata la reazione del Papa gravemente ferito, che perdeva sangue e forze? L'ho sostenuto in braccio in quei momenti drammatici, e poi sono stato al suo fianco per tutto il tempo nell'ambulanza che correva per le strade affollate di Roma fino al Policlinico Gemelli.

Gli ho dato il sacramento degli infermi. Ho vegliato con lui dopo un'operazione durata ore e ho pregato per un miracolo che gli salvasse la vita, perché la Chiesa e del mondo aveva bisogno di Lui. In quei momenti e in quelle ore, il Santo Padre non pensava a se stesso. Non gli importava chi avesse sparato, fin dall'inizio ha rivolto parole di perdono al "fratello" - come chiamava l'attentatore che lo aveva ferito. Il Papa ferito ha pregato per la Chiesa e per il mondo. Sapeva che la sofferenza aveva un significato e che poteva servire anche soffrendo. Sapeva anche che tutta la Chiesa stava pregando per lui, proprio come la Chiesa primitiva" pregava costantemente Dio" per Pietro, imprigionato e legato a doppio filo (cfr. At 12, 5-6).

Advertisement

San Giovanni Paolo Il era convinto che la Madre di Dio gli ha salvato la vita. È stata Lei che, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la sua apparizione a Fatima, ha sventato i piani dell'assassino e di coloro che lo avevano mandato. Questo era ed è un segno per la Chiesa. Oggi quel segno è davanti a noi: "Una donna vestita di sole, la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle" (Ap 12,1). Anche oggi la nostra speranza è rafforzata dalla "voce che parla nel cielo" registrata nell'Apocalisse: "Ora è venuta la salvezza, la potenza e il regno del nostro Dio e l'autorità del suo Unto" (Ap 12,10). L'ultima parola spetta a Dio, il nostro Creatore e Salvatore, il Signore dei destini umani".

Maria e la sua missione nella Chiesa, Maria Beata perché madre di Gesù e quella risposta di Gesù alla folla: "beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la osservano" (Le 11,28). Questa è la strada, questo è l'atteggiamento che Gesù indica ai suoi discepoli, e quindi a tutti noi".

Il Cardinale Dziwisz sottolinea la omelia di Papa Leone XIV nella Cappella Sistina: " il

Santo Padre, ha delineato un quadro del mondo di oggi in cui non è facile predicare il Vangelo, in cui la fede cristiana viene disattesa e si cercano "altre sicurezze come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere e il piacere". Ma è proprio in un mondo del genere che la missione della Chiesa è ancora più urgente perché, come osserva il Santo Padre, "la mancanza di fede comporta spesso drammi come la perdita del senso della vita, l'oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona umana nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e molte altre ferite di cui soffre la nostra società, non è di poco conto"".

E conclude con un augurio a Papa Leone XIV: "eleviamo la nostra preghiera, perché abbia abbondanza delle grazie di Dio affinché, come Pietro del tempo presente, possa guidare la Chiesa universale e aiutare tutti noi a dare una testimonianza viva della fede".