Città del Vaticano , giovedì, 29. maggio, 2025 18:15 (ACI Stampa).
“Cari amici, mentre vi riunite per commemorare i 500 anni del movimento anabattista, vi saluto cordialmente con le prime parole pronunciate da Gesù risorto: «Pace a voi!»”, con queste parole inizia il messaggio - redatto in lingua inglese - che papa Leone XIV ha inviato ai partecipanti alla commemorazione dei 500 anni del movimento Anabattista a Zurigo in Svizzera.
Un messaggio che continua nel ricordare la “gioia della nostra celebrazione della Pasqua” e che riflette “sull'apparizione di Cristo la sera di quel «primo giorno della settimana», quando Gesù non solo entrò attraverso i muri e le porte chiuse, ma attraverso i cuori timorosi dei suoi discepoli”. In quella occasione - sottolinea il pontefice - Cristo “nell’impartire il suo grande dono della pace, fu sensibile all'esperienza dei discepoli, suoi amici, e non nascose i segni della sua Passione ancora visibili nel suo corpo glorioso”. E cotinua: "Accogliendo la pace del Signore e accettando la sua chiamata, che comprende l'essere aperti ai doni dello Spirito Santo, tutti i seguaci di Gesù possono immergersi nella radicale novità della fede e della vita cristiana. In effetti, un tale desiderio di rinnovamento caratterizza lo stesso movimento anabattista”.
Il messaggio prosegue: “Il motto scelto per la vostra celebrazione, "Il coraggio di amare", ci ricorda, soprattutto, la necessità che cattolici e mennoniti compiano ogni sforzo per vivere il comandamento dell'amore, la chiamata all'unità cristiana e il mandato di servizio verso il prossimo. Allo stesso modo, sottolinea la necessità di onestà e gentilezza nel riflettere sulla nostra storia comune, che include ferite dolorose e narrazioni che influenzano le relazioni e le percezioni cattolico-mennonite fino ai giorni nostri”. Sottolinea, allora, quanto sia importante “quella purificazione dei ricordi e quella rilettura comune della storia che possono permetterci di guarire le ferite del passato e costruire un nuovo futuro attraverso il "coraggio di amare". Anzi, solo così il dialogo teologico e pastorale può portare frutto, un frutto duraturo”.
E conclude: “Il mio augurio per ciascuno di noi, quindi, è di poter dire, citando Sant'Agostino: «Ogni mia speranza è posta nell'immensa grandezza della tua misericordia. Da' ciò che comandi e comanda ciò che vuoi»". Sottolinea, inoltre, l’importanza dell’unità fra i cristiani “perché più i cristiani saranno uniti, più efficace sarà la nostra testimonianza a Cristo, Principe della Pace, nella costruzione di una civiltà di incontro dell’amore”.