Abbracciare la semplicità equivale a liberarsi dal peso delle aspettative, dalle dipendenze psicologiche, dalle catene di passioni, invidie, gelosie, rancori, non vivere di imitazioni o con atteggiamenti di superiorità o volontà di dominio sugli altri. In sostanza, il semplice esistere è la via dell’ascolto interiore, che ci offre uno spazio per riflettere, per essere onesti con noi stessi e con gli altri, e ci consente di stare al mondo in un modo più genuino. Se vogliamo intraprendere il cammino spirituale, ci dobbiamo destrutturare. A quel punto le difficoltà si trasformano in opportunità di crescita”.
Esiste un collegamento tra musica, mistica e teologia?
“Sì, esiste un legame molto forte. Questi tre aspetti si collegano spesso come modi diversi di conoscere il sacro e di trasformare se stessi. Nel cristianesimo, la musica è vista come un modo per lodare e pregare, come dice l’adagio di sant’Agostino: ‘Chi canta prega due volte’. Figure come san Giovanni della Croce e santa Teresa d’Avila hanno usato immagini musicali per descrivere l’esperienza mistica. Il canto gregoriano, ad esempio, è sempre stato molto importante nelle funzioni religiose perché aiuta a elevare l’anima. La musica, oltre ad essere un’arte, è un linguaggio universale che può comunicare idee religiose e avvicinare l’uomo al divino.
Quale è stata la ragione della sua conversione al cristianesimo?
“La mia conversione è stata un percorso di benedizioni e di scoperte interiori. Un vero capovolgimento dei miei universi soggettivi. Inizialmente, ero affascinato dall'India e dalla sua tradizione spirituale. Tuttavia, nel corso del mio cammino, alcune esperienze di natura contemplativa mi hanno fatto capire che Dio non è solo in un luogo o in una cultura specifica, ma può essere trovato ovunque. Ho compreso che Cristo è dentro di noi, una presenza che ci rapisce e ci trasforma dall'interno.
E’ stato un intervento della grazia di Dio a guidarmi verso questa fede, un dono che ha portato luce e significato alla mia vita. Molte letture di grandi figure spirituali come i Padri della Filocalia, Meister Eckhart, Thomas Merton, tanto per fare alcuni nomi, hanno rafforzato le mie convinzioni, arricchendo la mia conoscenza nel campo dello spiritualità. Tuttavia, ciò che ha avuto un ruolo fondamentale è stato il contatto diretto con la coscienza cristica. Attraverso questa connessione profonda ho potuto davvero evolvermi e scoprire la mia appartenenza al totalmente Altro”.
Per quale motivo è ‘ritornato’ a Cristo?
“Posso dire che si è trattato di una vera e propria chiamata. Nessuno si avvicina a Cristo se non è chiamato da Lui. Si tratta di una vocazione, di un invito che nasce dall’orizzonte mistico. Quando il soffio celeste alita su di te, la sua attrazione diventa irresistibile. E’ un invito che ti cambia profondamente e ti porta a ritrovare la tua strada”.
Cosa è per lei la preghiera?
“Per me, la preghiera é un’apertura del cuore e della mente, simile al gesto di spalancare una finestra per lasciare entrare aria fresca e luce solare. E’ un atto che può manifestarsi in molti modi, dalla preghiera vocale, più semplice e immediata, a quella contemplativa, profonda e silenziosa. La preghiera è uno spazio intimo, un luogo dell’anima dove possiamo fluttuare, esplorando i mondi della nostra interiorità. E’ come un fiume che scorre, che leviga le asperità e nutre la terra lungo il suo cammino. E’ una forza che purifica l’anima, scioglie le resistenze interiori e ci prepara all’unione con l’Assoluto. E’, in fondo un dialogo vivo, che ci connette al mistero e ci rende più autentici”.
Cosa significa essere ‘scrittore’ di Icone?
“Ho appreso la scrittura delle Icone nel periodo della vita monastica. Si dice ‘scrivere’ le Icone, anziché dipingerle, perché le Icone sono immagini rivelatrici della Parola di Dio. Le Icone sono il Vangelo tradotto in immagini. Anticamente aiutavano quelle persone che non erano in grado di leggere la Sacra Scrittura, il Nuovo Testamento in particolare (anche se non mancano nelle Icone elementi dell’Antico Testamento).
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Tra la mia attività di scrittore di Icone (quindi la pittura) e l’attività musicale c’è, per me, un profondo rapporto: in fondo, in entrambe le arti, si tratta di realizzare lo svuotamento di me stesso, nel verso della Kenosis cristica. Padre Pavel Florenskij, a proposito della Icone, parlava di un’arte della salita e della discesa: la salita avviene quando si dà una propria interpretazione, la discesa quando ci si svuota e si lascia che sia lo Spirito ad interpretare. L’analogia tra la scrittura delle Icone e la composizione musicale sta proprio in tale ascesa e discesa (o discesa e ascesa): quando, cioè, accade qualcosa (la cosiddetta ispirazione) che lascia spazio all’Altro, che viene da sé. Nel caso dei grandi (penso a J.S. Bach) risulta piuttosto evidente cosa è accaduto: in certa sua musica si percepisce chiaramente qualcosa di ‘non fatto da mani d’uomo’. Lo stesso si prova davanti a certe Icone.