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Floribert Bwana Chui, il giovane congolese martire per essersi opposto alla corruzione

È stato beatificato nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura il 15 giugno un giovane della Repubblica Democratica del Congo, che rifiutò di essere corrotto, e fu per questo ucciso

Beatificazione Floribert | Un momento della beatificazione di Floribert, Basilica di San Paolo Fuori Le Mura, 15 giugno 2025 | Sant'Egidio Beatificazione Floribert | Un momento della beatificazione di Floribert, Basilica di San Paolo Fuori Le Mura, 15 giugno 2025 | Sant'Egidio

Oggi avrebbe avuto 43 anni. Ma nel luglio 2007, Floribert Bwana Chui aveva resistito a un tentativo di corruzione a Goma. Fu trovato ucciso a colpi di machete il giorno dopo. La sua testimonianza fu ricordata da Papa Francesco il 2 febbraio 2023, durante il suo viaggio in Repubblica Democratica del Congo, e il 15 giugno è stato beatificato in San Paolo Fuori Le Mura.

Il Cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, lo ha definito, nella messa di beatificazione, “un maestro di speranza”.

Ricordò Papa Francesco: “Mi viene in mente la testimonianza di un giovane come voi, Floribert: a soli ventisei anni, venne ucciso a Goma per aver bloccato il passaggio di generi alimentari deteriorati, che avrebbero danneggiato la salute della gente. Poteva lasciare andare, non lo avrebbero scoperto e ci avrebbe pure guadagnato. Ma, in quanto cristiano, pregò, pensò agli altri e scelse di essere onesto, dicendo no alla sporcizia della corruzione. Questo è mantenere non solo le mani pulite, ma il cuore pulito”.

Nato il 13 giugno 1981 a Goma, capoluogo del Kivu, Floribert assorbe su di sé l’eterno conflitto di quel territorio. Incontra la Comunità di Sant’Egidio, e si unisce a loro nelle visite ai poveri, e in particolare ai maiboo, cioè i ragazzi di strada.

Quindi, va a lavorare a Kinshasa, all’Office Congolais de Contrôle, che si occupa di verificare la qualità delle merci che transitano nel Paese, ma decide di tornare a Goma, per prendersi cura dei suoi ragazzi e tornare dalla sua fidanzata e dai suoi amici. Uno di questi era Jonathan, rimasto solo per strada a Goma, senza età perché in Repubblica Democratica del Congo l’iscrizione anagrafica è complicata e costosa, cui Floribert si offre di pagare gli studi.

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Jonathan ha testimoniato alla postulazione per la beatificazione. “Quando l’ho visto per la prima volta – ha detto - ho avuto paura. Era vestito bene, una persona così di solito non si avvicina ai ragazzi di strada, non rivolge loro la parola. E invece veniva dritto verso di me, quasi mi stesse cercando. Ho pensato ci fosse sotto qualcosa, che avesse intenzione di farmi del male. Stavo in guardia, dunque. Invece si mette a parlare e mi invita a quella che chiama la Scuola della Pace. Io non mi fidavo, non ci volevo andare, gliel’ho detto. Ma mi ha colpito la sua insistenza. È stata davvero una sorpresa! Non ero mica della sua famiglia, ma lui veniva a cercarmi, mi faceva delle domande, si preoccupava di me”. 

Della Comunità di Sant’Egidio, Floribert apprezzava l’impegno per la pace e il sostegno alla concordia tra i popoli.

Floribert prende lavoro alla dogana al confine del Rwanda, una frontiera difficile, attraversata da eserciti di miliziani e ondate di rifugiati, ma anche da tante merci.

Floribert deve controllare le qualità delle derrate alimentari in ingresso in Congo. Subito cercano di corromperlo per far passare merci avariate. Ma lui non si lascia corrompere, ricorda che è pericoloso commercializzare generi alimentari già scaduti.

Il 7 luglio 2007, Floribert viene rapito mentre esce da un negozio e costretto a salire su una vettura. I tentativi di ricerca non sortiscono effetti. Due giorni dopo, a mezzogiorno, viene ritrovato senza vita da un motociclista. Il suo corpo porta i segni delle percosse e delle torture subite nelle ore di prigionia. L’autopsia dirà che è morto l’8 luglio, il giorno che ora è diventato la sua festa nel calendario della Chiesa.

Ha commentato il Cardinale Semeraro nell’omelia: “Poteva lasciare andare, non lo avrebbero scoperto e ci avrebbe pure guadagnato. Ma, in quanto cristiano, pregò, pensò agli altri e scelse di essere onesto, dicendo no alla sporcizia della corruzione. Questo è mantenere le mani pulite, mentre le mani che trafficano soldi si sporcano di sangue. Se qualcuno ti allungherà una busta, ti prometterà favori e ricchezze, non cadere nella trappola, non farti ingannare, non lasciarti inghiottire dalla palude del male”.

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Nella lettera che ne sancisce la beatificazione,  Leone XIV lo definisce “laico, martire, che ritenendo l’amore al prossimo più prezioso non solo dei beni terreni, ma anche della propria vita, testimoniò eroicamente il Regno di giustizia e di pace inaugurato dal Signore Gesù”.

Semeraro ha poi citato le parole di Floribert, “Tutti hanno bisogno della pace nel cuore”. E ha aggiunto: “In un tempo segnato dalla guerra e dalla violenza, in cui tanti nella Repubblica Democratica del Congo e altrove cercano la pace, queste parole ci colpiscono più che mai!”

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