Città del Vaticano , mercoledì, 26. novembre, 2025 10:15 (ACI Stampa).
Il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi che si è svolto lungo l’intero Anno Giubilare, “Gesù Cristo nostra speranza”, durante l’Udienza generale di oggi in Piazza San Pietro incentra la sua meditazione sul tema “La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. Sperare nella vita per generare vita”.
“La Pasqua di Cristo illumina il mistero della vita e ci permette di guardarlo con speranza. Questo non è sempre facile o scontato. Molte vite, in ogni parte del mondo, appaiono faticose, dolorose, colme di problemi e di ostacoli da superare. Eppure, l’essere umano riceve la vita come un dono: non la chiede, non la sceglie, la sperimenta nel suo mistero dal primo giorno fino all’ultimo. La vita ha una sua specificità straordinaria: ci viene offerta, non possiamo darcela da soli, ma va alimentata costantemente: occorre una cura che la mantenga, la dinamizzi, la custodisca, la rilanci”, dice subito il Papa in piazza.
“Si può dire che la domanda sulla vita è una delle questioni abissali del cuore umano. Siamo entrati nell’esistenza senza aver fatto niente per deciderlo. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Quale è il senso ultimo di tutto questo viaggio?”, domanda il Papa nella sua catechesi.
“Vivere, in effetti, invoca un senso, una direzione, una speranza. E la speranza agisce come la spinta profonda che ci fa camminare nelle difficoltà, che non ci fa arrendere nella fatica del viaggio, che ci rende certi che il pellegrinaggio dell’esistenza ci conduce a casa. Senza la speranza la vita rischia di apparire come una parentesi tra due notti eterne, una breve pausa tra il prima e il dopo del nostro passaggio sulla terra. Sperare nella vita significa invece pregustare la meta, credere come sicuro ciò che ancora non vediamo e non tocchiamo, fidarci e affidarci all’amore di un Padre che ci ha creato perché ci ha voluto con amore e ci vuole felici”, continua il Pontefice.
Perché per il Papa “c’è nel mondo una malattia diffusa: la mancanza di fiducia nella vita. Come se ci si fosse rassegnati a una fatalità negativa, di rinuncia. La vita rischia di non rappresentare più una possibilità ricevuta in dono, ma un’incognita, quasi una minaccia da cui preservarsi per non rimanere delusi”.




