Quale era lo scopo prefissato?
L'obiettivo principale era quello di andare oltre la semplice conoscenza teorica del fenomeno della povertà, offrendo un'esperienza diretta che poteva lasciare un segno profondo nei partecipanti. Non si trattava solo di “mettersi nei panni” di chi non ha una casa, ma di sperimentare in prima persona le difficoltà quotidiane: il freddo, i rifiuti ricevuti, la mancanza di un posto sicuro dove dormire e la necessità di muoversi continuamente per poter accedere ai pochi servizi disponibili”,
Qual è la situazione di povertà nella diocesi?
" Nella diocesi di Ancona, la povertà è una realtà che coinvolge sempre più persone. L'aumento del costo della vita, la precarietà lavorativa e la carenza di alloggi accessibili hanno spinto molte famiglie e singoli individui verso la marginalità. Il dormitorio comunale, purtroppo, dispone di soli 20 posti, un numero insufficiente rispetto al bisogno reale. Molte persone, tra cui numerosi stranieri in attesa di documenti, si trovano a vivere ai margini, senza un riparo stabile e senza accesso a servizi essenziali. La mensa diocesana Caritas ospita ogni sera oltre 120 persone.
Nel territorio sono carenti servizi importanti come docce pubbliche ei servizi di lavanderia, elementi indispensabili per chi vive in strada. Inoltre, non esistono servizi di accompagnamento stabili e duraturi che possano offrire un reale supporto per uscire dalla condizione di senza dimora. La frammentarietà degli interventi assistenziali costringe le persone a una continua ricerca di soluzioni temporanee, senza una prospettiva concreta di reinserimento”.
Come vive una persona senza fissa dimora?
"Chi vive in strada deve affrontare una serie di ostacoli costanti: la difficoltà di trovare un luogo sicuro dove riposare, l'accesso limitato ai servizi igienici, la necessità di cercare cibo ogni giorno e il peso dello stigma sociale. La giornata di una persona senza dimora è caratterizzata da un continuo spostamento tra i luoghi in cui può ricevere assistenza, intervallato da lunghe ore di attesa e solitudine. I servizi 'a bassa soglia' disponibili sono concentrati in alcune fasce orarie e in determinati punti della città, costringendo le persone a muoversi rapidamente per non perdere l'opportunità di mangiare, ricevere un cambio di vestiti, poter usufruire di una visita medica... Questa porta ad una gestione della giornata estremamente frammentata: momenti di grande frenesia, in cui bisogna correre per non perdere l'apertura di una mensa o di un centro di ascolto, alternati a lunghi periodi di vuoto in cui non resta altro che aspettare, spesso da soli, senza un posto dove stare”.
Quali sono le 'reazioni' dei partecipanti?
"L'iniziativa ha suscitato una forte risposta emotiva nei partecipanti. Molti studenti, pur conoscendo il tema della povertà, non si erano mai resi conto di quanto fosse difficile vivere senza una casa. Il peso dei 'no' ricevuto, la difficoltà di trovare un posto per riposare o semplicemente il freddo provato durante la giornata hanno reso l'esperienza estremamente toccante.
Dopo l'esperienza, i ragazzi si sono ritrovati per un momento di confronto, sorseggiando un tè caldo e condividendo le loro impressioni. Il senso di frustrazione e impotenza provato ha aperto un dibattito su cosa si potrebbe fare concretamente per aiutare chi si trova in difficoltà. Molti hanno espresso il desiderio di impegnarsi attivamente nel volontariato e nelle iniziative della Caritas.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Questa esperienza ha dimostrato che la consapevolezza nasce dal contatto diretto con la realtà. E' fondamentale che le istituzioni, insieme alle associazioni e ai cittadini, lavorino per garantire servizi più adeguati e percorsi di accompagnamento reali per chi si trova in difficoltà. La speranza è che, attraverso iniziative come questa, si possa costruire una società più attenta e solidale, in cui nessuno venga lasciato indietro”.