Città del Vaticano , martedì, 1. luglio, 2025 14:00 (ACI Stampa).
Ci ha lavorato anche l’economista Joseph Stieglitz, premio nobel per l’Economia negli Anni Novanta, e tra l’altro membro della Pontificia Accademia delle Scienze. Ma il Jubilee Report non è solo un rapporto economico. Certifica l’impegno delle organizzazioni legata alla Chiesa per la cancellazione, seguendo una campagna che fu lanciata in maniera massiccia da Giovanni Paolo II per il Giubileo del 2000.
Il rapporto era stato commissionato da Papa Francesco per il Giubileo, ed è stato delineato dagli sforzi di Jubilee USA Network, una alleanza di più di 75 organizzazioni degli Stati Uniti e 750 comunità di fede che lavorano con 50 partner globali. Il team che ha scritto il rapporto, guidato da Stieglitz, era compoto da trenta esperti.
Il tema della cancellazione del debito era ovviamente presente nella bolla di indizione del Giubileo Spes Non Confundit, in cui Papa Francesco non solo chiedeva una “cancellazione del debito”, ma anche “una nuova architettura finanziaria” per correggere un sistema che mette necessariamente a rischio i Paesi poveri.
Il tema di una nuova architettura finanziaria non è cosa nuova. Nel 2011, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace presentò un documento, e sempre lo stesso dicastero, negli Anni Ottanta, aveva redatto documenti profetici sul sistema economico. Nella Caritas In Veritate del 2009, Benedetto XVI arrivava a proporre una riforma delle Nazioni Unite, e nella presentazione dell’enciclica l’economista Stefano Zamagni arrivò a parlare di una camera ONU sul terzo settore. Il Jubilee report, presentato la scorsa settimana presso la Pontificia Accademia delle Scienze, è un altro tassello in questa direzione.
In 28 pagine, il rapporto mette in luce come il sistema dei prestiti internazionali ha portato l’indebitamento globale alla cifra di 97 mila miliardi di dollari. Ci sono 3,3 miliardi di persone che nel mondo oggi vivono in Paesi costretti a spendere più in interessi sul debito che in sanità e istruzione.