Rosetta Marchese è stata superiora generale dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, e ieri si è tenuta la sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche, fama di santità e dei segni nell’Aula costituita per il Tribunale nel Palazzo apostolico lateranense.

Una vita la sua dedicata ad accompagnare consorelle, sacerdoti, laici, soprattutto giovani, nella crescita spirituale. Suor Rosetta "è stata per l’Istituto, per i laici e i giovani educatori un esempio di accompagnamento spirituale, perché contempla la persona nel suo mistero, si commuove dinanzi alla sua vita e l’accompagna nelle vie dello Spirito, manifestando la vicinanza di Cristo e il suo sguardo d’amore materno verso tutti" ha affermato il vicegerente della diocesi di Roma il vescovo Renato Tarantelli Baccari, che ha presieduto la sessione.

Rosetta Marchese nacque ad Aosta il 20 ottobre 1922. Primogenita di tre figlie, crebbe in una famiglia cristiana e fu in modo particolare il padre, Giovanni, fondatore e presidente diocesano delle Acli di Aosta, a trasmetterle saggezza e pietà cristiana. A 16 anni entrò tra le Figlie di Maria Ausiliatrice. Il suo desiderio era quello di partire per le missioni, ma rinunciò a causa della guerra e per obbedienza alle superiore che la indirizzarono agli studi universitari. Laureatasi in Lettere nel 1947, fu inviata nella Casa Madre Mazzarello a Torino dove, con il tempo, scoprì che la sua missione era un’altra: la maternità spirituale. Negli anni assunse ruoli di governo sempre più importanti: direttrice, ispettrice, visitatrice, che affrontò sempre sostenuta dalla preghiera e dal discernimento spirituale. Nel 1960, quando le fu asportato l’occhio destro per una grave forma di reumatismo, lo offrì proprio "per avere uno sguardo interiore capace di vedere in profondità le esigenze e i bisogni dell’Istituto e delle persone".

Come educatrice salesiana, ha osservato Tarantelli Baccari,- come riporta Romasette- "in lei, interiorità e zelo per la salvezza delle anime, specie quelle della gioventù, si armonizzano meravigliosamente". Nel 1981 fu eletta superiora generale. L’anno successivo si ammalò gravemente. Offrì le sue sofferenze per le consorelle e i sacerdoti. Nella circolare del 24 ottobre 1982, Madre Rosetta concludeva il suo insegnamento augurando a tutte le sue figlie di lasciarsi contagiare da Don Bosco "di nostalgia acuta del ‘bel Paradiso’", per entrare nella via della santità "con una volontà senza ritorni". Morì l’8 marzo 1984, a Roma. "Il suo esempio ci richiama a vivere la passione apostolica verso i giovani", ha detto suor Chiara Cazzuola, superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Per il postulatore, don Pierluigi Cameroni, "nel suo tempo è stata pellegrina di speranza. Il suo impegno educativo era radicato nell’interiorità apostolica". La vita di suor Rosetta insegna alla vicepostulatrice suor Francesca Caggiano che "non c’è vita apostolica se non c’è vita di spirito, se non c’è un incontro serio con il Signore". Presente alla cerimonia anche don Fabio Attard, nuovo Rettore Maggiore dei Salesiani.