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Santa Prassede, il sangue dei martiri

Oggi, la sua memoria liturgica

Santa Prassede in un dipinto di Veermer | Santa Prassede in un dipinto di Veermer | Credit pd Santa Prassede in un dipinto di Veermer | Santa Prassede in un dipinto di Veermer | Credit pd

 

Due sorelle, di sangue, ma soprattutto in Cristo: il nome di santa Prassede è inevitabilmente legato a quella di santa Pudenziana. Erano figlie del senatore romano Pudente, vissuto nel I secolo d. C. - convertito, poi, al cristianesimo dall’apostolo Paolo - e morto per difendere la sua fede. Una famiglia, dunque, che nel martirio ha segnato la storia dei primi anni del Cristianesimo. 

Per santa Prassede, le notizie che riguardo la sua vita, sono tramandate dai “Leggendari” e dai “Passionari’ romani”: libri scritti intorno al V-VI secolo - diffusi maggiormente nel clero dell’Alto e Basso Medioevo - in cui viene celebrato il sangue dei primi santi martiri. Dopo la morte del padre Pudente e della sorella Pudenziana, santa Prassede fa della sua casa una vera e propria “domus ecclesiae”. In accordo con il pontefice Pio I, riesce ad edificare un titulus presso le terme di Novato, “in vico Patricius”. Verrà dedicato alla sorella, la beata vergine Pudenziana. Ci sarà, inoltre, un’altra chiesa che farà costruire, questa volta “in vico Lateranus”. Sarà intitolata alla beata vergine Prassede, probabilmente una santa omonima.

La raffigurazione di santa Prassede che raccoglie il sangue dei martiri è l’immagine emblematica della basilica a lei dedicata in via San Martino ai Monti, a Roma. 

A metà del II secolo, ventitrè cristiani furono trucidati in una casa del “clivus Suburanus”  e gettati in un pozzo. Il loro sangue - sparso sul pavimento - fu raccolto con una spugna proprio da Prassede.

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