Roma , giovedì, 7. agosto, 2025 14:00 (ACI Stampa).
E dopo aver “incontrato” alcune figure di santità dell’ordine di sant’Agostino, AciStampa vi invita a seguire un viaggio tra le maggiori (e minori) opere del vescovo santo d’Ippona. Un viaggio, veloce, tra le pagine immortali che hanno fatto la storia della filosofia e della teologia. Della Chiesa. E’ un percorso che vuole affrontare alcuni titoli della vastissima opera di sant’Agostino. Una sorta di ”ouverture” al suo pensiero che non conosce tempo e luogo: un pensiero universale al quale più volte papa Leone XIV sta attingendo per le sue omelie e discorsi.
Altro titolo “minore” rispetto a quelli più conosciuti: è il “De ordine”, “Sull'ordine", scritto nel 386. Agostino aveva lasciato la sua attività di insegnante di retorica. Si rifugia per un periodo a Cassiciaco, da un suo amico. Qui, in questo luogo, nasce il trattato filosofico “De ordine”: nasce da una sua esperienza personale. Proprio sul suo desiderio di “mettere ordine” nella sua vita. Inoltre, rappresenta la trascrizione di alcuni dialoghi che il santo vescovo fece con alcuni suoi studenti nella nuova località raggiunta. Con loro, legge testi di retorica, di filosofia, di poetica: tra gli autori, Cicerone, Platone e Virgilio.
I temi presentati sono davvero tanti: il manicheismo; la purezza; la salute; il tempo; la bellezza; e, ovviamente, Dio. L’opera è divisa in due libri. Nel primo libro, oltre all’introduzione, troviamo due dialoghi. Nel primo, nel confronto tra Agostino e due suoi allievi, Licenzio e Trigezio, si discute riguardo l’ordine delle cose. Licenzio sostiene che tutto ha un ordine, poiché nulla accade senza una causa. Trigezio, invece, è indeciso. Per questo motivo, viene scelto come mediatore delle discussioni che seguiranno nelle pagine del libro. Nel secondo confronto, la discussione diviene ancora più accesa, più profonda, più dettagliata. Il tema è sempre quello dell’ordine delle cose. Licenzio, difensore dell'ordine, lo definirà “il mezzo con cui si compie tutto ciò che Dio ha posto in questo mondo”. Agostino, inoltre, descrive la “vanitas” (la vanità) come il più grande male della conoscenza. Compare anche santa Monica in questo dibattito: grande novità, vista la presenza di una donna in una disputa filosofica.




