Torino , lunedì, 4. agosto, 2025 18:02 (ACI Stampa).
"Ancora una volta assistiamo al lancio di nuove rivelazioni sulla Sindone e i suoi misteri. Oggi si tratta dell’ipotesi che il Telo sindonico sia stato steso non sul cadavere di un uomo ma su un modello artefatto, che riprodurrebbe le caratteristiche dell’immagine. Il Custode della Sindone non ha motivo di entrare nel merito delle ipotesi formulate liberamente da scienziati più o meno accreditati. Il Centro Internazionale di Studi sulla Sindone di Torino, che statutariamente assicura il suo supporto scientifico al Custode, pubblica un documento che analizza in dettaglio metodo e risultati di questa scoperta". Lo afferma in un comunicato ufficiale il Cardinale Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Custode pontificio della Sindone, in merito alle ultime rivelazioni di una simulazione 3D pubblicate su una rivistam secondo cui la Sindone sarebbe il risultato di un tessuto steso non su un corpo, ma su un bassorilievo.
"Se non ci si può stupire più di tanto del clamore che certe notizie, vere o verosimili, nuove o datate, possono suscitare in un circuito mediatico che ormai è globale e istantaneo, rimane la preoccupazione - stigmatizza il Cardinale - per la superficialità di certe conclusioni, che spesso non reggono a un esame più attento del lavoro presentato. E rimane da ribadire l’invito a non perdere mai di vista la necessaria attenzione critica a quanto viene così facilmente pubblicato".
E prende posizione anche il Centro Internazionale di Studi sulla Sindone.
"I modelli digitali possono contribuire alla riflessione - argomenta il CISS - ma non sostituiscono l’analisi fisica e chimica del reperto, la quale finora ha escluso la compatibilità dell’immagine con metodi pittorici, contatto con bassorilievo o strinatura da bassorilievo caldo. Il modello digitale non prevede un piano di appoggio: sotto il corpo vi è vuoto, come se fosse sospeso nello spazio. Tale condizione influenza il comportamento simulato del tessuto e non corrisponde a un contesto fisico reale. L’inserimento di un piano rigido su cui il corpo fosse appoggiato avrebbe modificato in modo significativo il risultato. Questo tipo di simulazioni, pur interessanti e potenzialmente efficaci in ambito divulgativo o multimediale, presentano difficoltà significative nell’essere considerate prova scientifica, men che mai conclusiva".




