Poco più di una settimana prima dell’incontro con Leone XIV, Antonij aveva fatto sapere che la Santa Sede non sarebbe stata un luogo appropriato per eventuali negoziati di pace russo-ucraini perché la nazione ospite “dovrebbe aderire ad una posizione bilanciata e neutrale il più possibile”.
Lo stesso metropolita indicava come un esempio di assenza di neutralità da parte della Santa Sede il fatto che non siano state perlomeno limitate alcune dichiarazione della Chiesa Greco Cattolica Ucraina o del vescovo latino di Kyiv Vitaliy Krivitsky.
Il 28 luglio, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, aveva risposto a questa accusa di mancanza di neutralità affermando: “Non credo che il Vaticano possa essere accusato di non essere neutrale. Abbiamo sempre cercato, dicendo la verità, di essere vicino a entrambe le parti, e, soprattutto, di aiutare a trovare una via verso la risoluzione del conflitto”.
Ucraina, l’ambasciatore Yurash: “Il Papa prende sul serio gli invite a fare visita al Paese”
In una intervista rilasciata a lb.ua, Andriy Yurash, ambasciatore di Ucraina presso la Santa Sede, ha sottolineato che la Santa Sede sta seriamente valutando una possibile visita di Leone XIV in Ucraina.
Secondo il diplomatico, il neoeletto Papa Leone XIV ha mostrato un'attenzione eccezionale per l'Ucraina fin dai primi giorni del suo pontificato. Nel giorno della sua prima dichiarazione pubblica, ha dedicato la parte centrale del suo discorso alla questione ucraina.
Il giorno dopo ha avuto una conversazione telefonica con il presidente Volodymyr Zelensky e una settimana dopo lo ha ricevuto in un incontro ufficiale subito dopo la messa inaugurale, un passo senza precedenti per il protocollo vaticano. Yurash ha notato che Zelensky è stato il primo capo di Stato ricevuto ufficialmente da Leone XIV.
Il quale, ha spiegato ancora l’ambasciatore, sta anche sostenendo l’Ucraina a livello umanitario, e il 3 giugno ha incontrato 250 bambini ucraini che si trovano in Italia grazie al contributo del Vaticano e della Conferenza episcopale italiana.
Riguardo alla visita del Papa in Ucraina, Andriy Yurash ha confermato che la Santa Sede ha ricevuto un invito ufficiale dal presidente ucraino e dai vertici della Chiesa. Secondo il diplomatico, il Papa è "molto attento" a queste proposte, sta consultando diverse parti e si sta preparando a prendere una decisione.
"Speriamo che in autunno saremo pronti per alcune delle sue importanti decisioni. E, forse, questa buona notizia per l'Ucraina sarà tra queste", ha osservato l'ambasciatore.
Al momento, non ci sono viaggi papali confermati. Il Papa ha già fatto sapere che si sta lavorando sul piano, che già era di Papa Francesco, di essere a Nicea per il 1700esimo anniversario del primo Concilio Ecumenico. Sembra che il viaggio, che si prevede a fine novembre, potrebbe essere anticipato da una tappa in Algeria sulle orme di Sant’Agostino.
FOCUS ASIA
La commemorazione degli 80 anni della bomba atomica
Sono passati 80 anni dallo sganciamento della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, finora fortunatamente gli unici casi di uso di ordigni nucleari a scopo bellico della storia. In un mondo in cui la minaccia nucleare è stata di nuovo messa in luce, il Giappone, da sempre, ha fatto della resilienza e ricostruzione parte del suo sforzo per la pace e per il disarmo. In occasione dell’80esimo anniversario dello sganciamento dell’atomica, il Cardinale Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo, ha sottolineato che “un mondo senza ordigni nucleari non è irrealistico” parlando di fronte alla Messa Memoriale per la Pace che si è tenuta ad Hiroshima lo scorso 5 agosto.
Non importa, ha detto il cardinale, quanto tempo passi, perché “ciò che è successo non cambia”, sebbene ci sia una volontà sottile di diluire o cancellare questi fatti dalla memoria.
“Oggi – ha detto Kikuchi – l’idea che l’uso della forza sia un male necessario per risolvere conflitti tra le nazioni, o anche che gli sforzi diplomatici siano rafforzati precisamente dall’uso della forza, viene sempre più presentata come un’opzione possibile”.
Alla Messa hanno partecipato anche il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, il cardinale Robert McElroy, arcivescovo di Washington, DC, l’arcivescovo di Seattle Paul Etienne e l’arcivescovo di Santa Fé John Wester.
Il cardinale Kikuchi ha notato che le memorie della guerra sono state “una forza perché molti rinnovassero la promessa di non ripetere mai gli stessi errori, specialmente in un tempo in cui queste memorie sono state ampiamente condivise”, ma ha anche notato che dopo 80 anni dalla fine della guerra “sono emerse sempre più generazioni che non hanno sperimentato tutto questo di prima mano”.
Secondo il cardinale, non si devono ignorare i fatti storici, da cui si deve imparare con umiltà. Kikuchi ha ricordato che “per molti che hanno in realtà sperimentato la tragedia delle vite perdute a causa della guerra e delle bombe nucleari che hanno avuto luogo in questa terra, nel Giappone e in tutto il mondo più di 80 anni fa, non è importante quanto tempo sia passato: le memorie di questa tragedia non possono essere cancellate e resteranno fortemente attaccate nei loro cuori come memorie di una forza malvagia di violenza che ha colpito la vita, e non sarà mai cancellata”.
Sottolineando come Papa Francesco abbia affermato che il solo possesso delle armi nucleari è immorale, il Cardinale Kikuchi si è chiesto: “È questo solo un sogno? È questo irrealistico? Se la realizzazione di un mondo senza armi nucleari e la chiamata alla pace sono liquidati come sogno o irrealistici, allora anche le parole del Vangelo di Matteo sono irrealistiche”. Si riferisce al passaggio del Vangelo delle Beatitudini.
FOCUS AFRICA
Sudafrica, il saluto a monsignor Dario Paviša, che alla nunziatura di Zambia e Malawi
Il 6 agosto, monsignor Dario Paviša ha salutato la nunziatura di Pretoria dopo cinque anni di servizio, destinato ora alla nunziatura di Zambia e Malawi. Con l’occasione, c’è stato un ricevimento in nunziatura, dove ambasciatori, membri del corpo diplomatico e sacerdoti locali hanno potuto salutare il monsignore, che ha servito come incaricato di affari della nunziatura di Sudafrica, Lesotho, eSwatini, Namibia e Botswana. L’arcivescovo Henryck Jagodziński, nel suo indirizzo di salute, ha descritto monsignor Paviša come un uomo di “acuto intelletto, forza tranquilla e profondo impegno pastorale”, e ha detto che quello che si stava celebrando non era un addio, ma una transizione, perché “ogni arrivo porta speranza e promessa. Ogni partenza, riflessione e gratitudine. E oggi è questo momento di grazia”.
Monsignor Paviša è stato ringraziato per il suo servizio instancabile non solo nella vita amministrativa e diplomatica della nunziatura, ma specialmente nel suo ministero pastorale, poiché – come ha detto il nunzio – “non ha mai permesso agli impegni diplomatici di oscurare il cuore del suo sacerdozio”.
Il nunzio ha anche ringraziato personalmente il monsignore, mettendo in luce anche le forti fondamenta del lavoro che ha posto insieme al suo predecessore, l’arcivescovo Peter B. Wells. Al termine della cerimonia, è stata letta una speciale benedizione inviata da Leone XIV. “Lasci dietro di te – ha detto l’arcivescovo Jagodziński – non solo una eredità professionale, ma una eredità di amicizia, fiducia e cura pastorale. Sebbene sarai in una nuova nazione, rimarrai vicino a noi nello spirito e sempre nei nostri cuori.
FOCUS AMBASCIATORI
L’ambasciatore di Colombia presso la Santa Sede presenta copia delle credenziali
Lo scorso 4 agosto, l’arcivescovo Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, ha ricevuto l’Ambasciatore di Colombia, Iván Velásquez Gómez, per la presentazione della copia delle Lettere Credenziali.
Velásquez è ex ministro della Difesa colombiano, e la sua nomina è considerata anche come una volontà della Colombia di rafforzare la rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede. Tuttavia, la nomina non è stata conseguita in maniera semplice.
La Santa Sede ha dato l’agreament per il nuovo ambasciatore il 21 aprile, giorno della morte di Papa Francesco, e questo nonostante nel processo di accettazione siano state ponderate diverse cose.
Velásquez ha un curriculum che lo ha portato ad avere diversi incarichi nello Stato colombiano: ha lavorato nella Procura Generale, nel Consiglio di Stato, nella Corte Suprema di Giustizia, nella Commissione Internazionale contro l’Impunità in Guatemala. In quest’ultimo incarico, guidò indagini di alto impatto nella lotta contro la corruzione.
È stato poi ministro della Difesa fino all’11 febbraio 2025, quando presentò dimissioni irrevocabili a seguito di una frattura tra i ministri che era occorsa nel Consiglio dei Ministri del 4 febbraio, a seguito dell’arrivo di Armando Benedetti prima come capo ufficio e poi come ministro dell’Interno.
Il compito del nuovo ambasciatore non riguarderà solo accompagnare gli affari propri di chiesa e Stato, ma anche di articolare gli sforzi del governo colombiano per promuovere il rispetto dei diritti umani e il rafforzamento dei processi di pace, temi che sono stati fondamentali nella politica estera del presidente Gustavo Petro.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede all’ONU, sui paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare
Dal 5 all’8 agosto, si è tenuta ad Awaza, in Turkmenistan, la Terza Conferenza Internazionale sui Paesi in Via di Sviluppo Senza Sbocco sul Mare. La Santa Sede vi ha partecipato con una delegazione guidata da Monsignor Arnaud du Cheyron de Beaumont.
Nella dichiarazione, la Santa Sede ha sottolineato la necessità di una forte volontà politica per attuare il Programma d'Azione di Awaza, e ha chiesto un'assistenza concreta e a lungo termine per i Paesi Senza Sbocco Sul Mare, fondata sulla giustizia, la solidarietà e la promozione della dignità umana.
Evidenziando la povertà, soprattutto nelle aree rurali, come la sfida più urgente per i paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare, Monsignor du Cheyron ha chiesto politiche che affrontino le strutture ingiuste, garantiscano un commercio equo e sostengano l'autonomia scientifica e tecnologica.
Mettendo in guardia contro le pratiche commerciali sleali e citando la destinazione universale dei beni come base morale per un commercio equo, la Delegazione della Santa Sede ha sottolineato che il commercio e la crescita economica devono servire allo sviluppo umano integrale di ogni persona.