Rimini , venerdì, 22. agosto, 2025 16:05 (ACI Stampa).
“Oltre i confini” si intitola la sua autobiografia, appena pubblicata dalla Libreria Vaticana Editrice, scritta insieme alla giornalista Alessandra Buzzetti. E lei, suor Azezet Habtezghi Kadane, per tutti suor Aziza, di confini ne ha attraversati tanti, quelli più caldi del mondo, in Eritrea, in Etiopia, in Sudan, nel Medio Oriente, fra Israele e i Territori palestinesi…Ha vissuto proprio sui confini e ha cercato di superarli sempre, soprattutto di superare quelli tra le persone, quelli tra le sofferenze di popoli e di comunità, quelli culturali, religiosi, politici. Una vita, insomma, vissuta oltre i confini. Spesa per i poveri e tra gli ultimi, di questa missionaria comboniana eritrea che ha vissuto in diverse zone «calde» del mondo - Sudan, Etiopia, Eritrea, Israele e Palestina. Particolarmente importante la sua esperienza missionaria in Medioriente dove ha vissuto insieme alle popolazioni dei beduini e si è presa a cuore le vittime della tratta di esseri umani. Una vita avventurosa e piena di rischi, tra guerre e violenze, espulsioni, attentati scampati per un soffio e una carità vibrante a fianco delle persone più dimenticate e sofferenti.
Con il libro che racconta questa storia straordinaria si apre, di fatto, l’edizione 2025 del Meeting di Rimini. E in fondo questa è una storia straordinaria anche perché si fonda su un continuo provare e riprovare, di tentativi finiti con apparenti insuccessi. A cominciare da quel che è accaduto lo scorso gennaio, a Tel Aviv, ha chiuso i battenti Kuchinate (“uncinetto”, in tigrino), una cooperativa femminile che ha dato lavoro e ha sostenuto la vita di oltre 450 donne africane sfuggite alla tratta di esseri umani. Suor Aziza (67 anni, eritrea di nascita ma oggi cittadina britannica) e una psicologa israeliana sua amica, Diddy Mymin Kahn, l’hanno voluta fondare al di là di ogni ostacolo e difficoltà, come anche nel libro viene ben raccontato. Però questo progetto, che ha continuato il proprio lavoro per oltre dieci anni, non ha retto ai colpi inferti uno dopo l’altro dalla pandemia e dalla guerra tra Hamas e Israele. "Non era economicamente più sostenibile pagare gli stipendi e l’affitto della struttura, visto che tutta la vendita nei negozi, nel nostro studio e nei kibbutz dei prodotti artigianali realizzati a mano dalle nostre donne si è fermata e non è mai ripartita. Molte di loro hanno dovuto lasciare, ancora una volta, tutto", ha dichiarato in varie interviste.
Anche suor Azezet ha cominciato, si potrebbe dire, la sua esistenza da adulta proprio con un addio, quello al suo Paese, l’Eritrea, poco più che ventenne come missionaria comboniana. Da adolescente ha dovuto lasciare la sua città, Massawa, a causa della guerra. Trasferita in un’altra città eritrea, qui incontra alcune suore comboniane, che un giorno le mostrano un video di un ospedale per lebbrosi che la congregazione ha aperto nel sud del Sudan. "Anche vicino a casa mia c’era un lebbrosario. I malati di lebbra hanno segnato la mia infanzia. Vengo da una famiglia cristiana, ho sempre desiderato poter servire i malati e quelle suore lo facevano con gioia. Sfidando i miei genitori che speravano per me un matrimonio combinato, decisi di verificare la mia vocazione, anzi la mia “doppia vocazione”: quella di suora e quella di infermiera".
Da allora in 40 anni la sua vocazione e la sua missione l’hanno condotta in Etiopia, Sudan, Londra, Giordania, Palestina, Israele. E oggi in Italia, a Brescia, dove da alcuni mesi lavora per la pastorale missionaria e dei migranti della Diocesi. In una delle ultime interviste, rilasciata a Famiglia Cristiana, alla domdanda su quale sia la sua preghiera quotidiana, ha risposto: “ Chiedo a Dio di farmi essere sua testimone”.
Al Meeting sono tante le storie, come quella di suor Aziza, che si trasformano anche in racconti scritti, e che danno testimonianza, come sempre, che, come diceva don Giussani, si può vivere così, cioè in un altro modo, da quello imposto dal “pensiero dominante”. Storie difficili, anche dolorose, ma che infondo speranza e voglia di vivere. D’altra parte, com’è tradizione, la kermesse di Comunione e Liberazione intreccia le opere di scrittori, poeti, saggisti, artisti, con le storie di tanti uomini e donne, gente comune che ha scelto un destino straordinario.




