Rimini , sabato, 30. agosto, 2025 14:00 (ACI Stampa).
Al Meeting per l'Amicizia fra i popoli le mostre si aprano ed iniziano il loro cammino. 'Io, Frate Francesco. 800 anni di una grande avventura ', è il primo progetto espositivo curato dalla Provincia Serafica di San Francesco d'Assisi, inserito nel programma dei Centenari Francescani 2023-2026 e patrocinata dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dell'Ottavo Centenario: essa si propone come un incontro autentico con il Santo, attraverso un percorso narrativo basato sul suo testamento, documento fondativo dell'Ordine. L'allestimento, concepito come un'esperienza immersiva, sarà guidato da frati francescani e volontari del Meeting. Tra le opere esposte spicca l'effige di san Francesco dipinta da Cimabue, custodita nel museo della Porziuncola e mai prestata prima in un contesto simile. Inoltre, sarà presente anche un'opera di Sidival Fila, frate francescano ed artista di fama internazionale.
La mostra è stata presentata ad Assisi a fine luglio alla presenza del patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa , che ha raccontato le sofferenze e le speranze della comunità cristiana di Gaza: "Viviamo un tempo drammaticamente complesso: guerre, squilibri sociali, crisi delle istituzioni internazionali e la violenza che sembra l'unica via per affermare potere. In questo contesto san Francesco rimane un riferimento universale, amato da tutti pur non avendo costruito nulla né risolto problemi concreti. Eppure, ha lasciato un segno profondo perché ha vissuto il Vangelo con radicalità e mitezza. Torno ora da Gaza, e vi dico che ciò che ho visto è indescrivibile. Distruzione totale, fama, mancanza di cura, bambini senza scuola, ospedali distrutti dei governi, ma dalla capacità di guardarci negli occhi, di riconoscerci fratelli. Il nostro compito è non lasciare che il dolore occupi tutto il cuore, ma tenere viva la speranza attraverso gesti concreti di umanità. Questo è ciò che conta davvero, ed è questo che ci salverà”.
Fra Francesco Piloni, ministro provinciale di Umbria e Sardegna e curatore della mostra riminese, insieme al prof. Stefano Brufani, presidente della Società Internazionale Studi Francescani e componente del Comitato Nazionale ‘800 anni’, frate Luca Di Pasquale, frate Giuseppe Gioia, frate Gianpaolo Masotti, prof. Grado Giovanni Merlo, presidente onorario della Società Internazionale Studi Francescani e componente del Comitato Nazionale ‘800 anni’, suor Cristiana Mondonico, presidente della Federazione delle Clarisse di Santa Chiara e Sant’Agnese, ha sottolineato l’esperienza vissuta da san Francesco: “Francesco non ha lasciato ricchezze, ma parole, esperienze e gesti che interrogano ancora oggi. La mostra nasce dal suo Testamento, dove troviamo parole chiave per leggere la vita di oggi con occhi evangelici. Quando uno scrive il testamento, va sulle cose fondamentali, non gira intorno alle parole, non chiacchiera, non dice parole vuote: l’eredità è precisa. Ecco, noi nella mostra abbiamo delle parole chiave che vogliamo consegnare, e sarà Francesco attraverso il suo Testamento a farci scoprire come queste parole siano contemporanee per l’uomo d’oggi”.
Cosa mette in risalto la mostra su san Francesco?
“Decisamente gli 800 anni di storia, ma soprattutto l’eredità, quanto mai attuale, della grande ‘avventura’ di questo uomo ‘figlio’ di Assisi. La mostra, intitolata ‘Io, frate Francesco’, ha la pretesa di lasciare al Santo assisate la parola. Infatti, soprattutto il testamento ed altri scritti, è Francesco stesso che ci consegna quei tesori eterni, che sono senza data di scadenza ed ancora così capaci di toccare l’uomo e la donna e di orientarli. Già come si entra la mostra racconta l’intenzione di immergere il visitatore nella vita di Francesco, nel suo saio, ma soprattutto nella sua esperienza di Dio, vissuta negli ultimi anni. Infatti, accanto agli scritti di Francesco, ci sono poche parole di commento; saranno le guide ad attualizzare quelle (chiamiamole) password, che Francesco ci ha consegnato nel testamento come eredità. Accanto agli scritti ed alle poche parole di corredo ci sono le immagini di fra Sidival Fila, frate minore che vive a Roma, ed un’artista, che prende le stoffe scartate, cuce i tessuti con diversi materiali e li armonizza in opere d’arte di un significato vibrante, quasi a dire che c’è Francesco che nel testamento ci consegna la sua esperienza, ma già entrando nel suo abito ci si immerge nella sua vita, perché le pareti sono rivestite del tessuto del suo saio. Lui, figlio di mercanti di stoffe che faceva cucire pezzi di tessuti pregiati con altri eccentrici, incontra Cristo povero e nudo,scegliendo di vestirsi con abiti di poco conto. Questa è la prima pro-vocazione, cioè a favore della nostra vocazione: una sveglia a chi guarda troppo alla vita ‘defora’, come scrive san Francesco a santa Chiara, e non sa più che quella di ‘dentro’ è ‘migliora’, cioè la vita interiore vale molto di più di una vita di apparenze. Lasciando parlare le ‘inquietudini’ di Francesco, la mostra è una grande occasione per ‘disturbare’ la nostra falsa quiete ed accendere le domande e la ricerca di ciò che è vero e bello, cioè eterno. Nel finale della mostra ci sono due interessanti sorprese per continuare a restare nelle profondità”.








