Città del Vaticano , lunedì, 25. agosto, 2025 12:50 (ACI Stampa).
Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano. Papa Leone XIV riceve in Udienza i Ministranti Francesi. E li saluta con un discorso in lingua francese: “Cari ministranti venuti da tutta la Francia, buongiorno! Vi do il benvenuto a Roma e sono molto felice di incontrarvi, con tutti i vostri accompagnatori - laici, sacerdoti e vescovi - che saluto cordialmente”, con queste parole il pontefice ha esordito davanti ai Ministranti. Ricorda, poi, l’occasione di questo incontro: il Giubileo. Ricorda, allora, l’importanza del varcare la Porta Santa: in quel gesto, Dio “ci aiuta a “convertici”, ossia a volgerci verso di Lui, a crescere nella fede e nel suo amore, per diventare discepoli migliori, affinché la nostra vita sia bella e buona sotto il suo sguardo, in vista della vita eterna”. Da ciò, l’invito a vivere “intensamente le attività che vi vengono proposte, ma soprattutto prendendovi il tempo di parlare a Gesù nel secreto del cuore e amarlo sempre più” perché “il suo unico desiderio è di far parte della vostra vita per illuminarla dall’interno, di diventare il vostro migliore amico, quello più fedele”.
La tematica del futuro è uno dei temi affrontati da papa Leone durante l’udienza: “Forse percepite quanto abbiamo bisogno di sperare. Sentite certamente che il mondo va male, che deve affrontare sfide sempre più gravi e inquietanti. Può darsi che siate toccati, voi o chi vi sta attorno, dalla sofferenza, dalla malattia o dalla disabilità, dal fallimento, dalla perdita di una persona cara; e, di fronte alla prova, il vostro cuore prova tristezza e angoscia” dice papa Leone. E, allora, chiede: “Chi verrà in nostro soccorso? Chi avrà pietà di noi? Chie verrà a salvarci? ... non solo dalle nostre sofferenze, dai nostri limiti e dai nostri errori, ma anche dalla morte stessa?”. La risposta è semplice, “chiara e risuona nella Storia da 2000 anni: solo Gesù viene a salvarci, nessun altro: perché solo Lui ha il potere di farlo – Egli è Dio Onnipotente in persona – e perché ci ama”.
L’augurio del pontefice è quello che i ministranti possano ripartire da Roma “più vicini a Lui, decisi più che mai ad amarlo e a seguirlo, e così meglio armati di speranza per percorrere la vita che si apre dinanzi a voi. Questa speranza sarà sempre, nei momenti difficili di dubbio, di sconforto e di tempesta, come un’ancora sicura, gettata verso il cielo che vi permetterà di continuare il cammino”. E la prova più certa di tutto ciò - secondo il pontefice - risiede nel fatto di essere amati e salvati da Gesù perché “ha donato la sua vita per noi offrendola sulla croce”, sentenzia papa Leone XIV che ricorda che proprio questa certezza è “la cosa più meravigliosa della nostra fede cattolica, una cosa che nessuno avrebbe potuto immaginare né sperare: Dio, il creatore del cielo e della terra, ha voluto soffrire e morire per noi creature. Dio ci ha amati fino a morirne!”.



