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Luisa Santolini: Carlo Casini e Shahbaz Bhatti interpreti della politica come via alla santità

Che cosa hanno in comune Carlo Casini e Shahbaz Bhatti?

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Che cosa hanno in comune Carlo Casini e Shahbaz Bhatti? A loro sarà dedicato il convegno ‘La politica via alla santità’ in programma nel pomeriggio di lunedì 29 settembre nella Sala Zuccari del Senato. Due politici diversi per nazionalità, ambito di impegno, età, percorsi di vita e incarichi istituzionali, eppure entrambi ugualmente innamorati di Gesù e testimoni del Vangelo.

L’attenzione verrà posta su due politici diversi per nazionalità, ambito di impegno, età, percorsi di vita e incarichi istituzionali, eppure ugualmente innamorati di Gesù e testimoni del Vangelo: Carlo Casini (1935-2020) e Shahbaz Bhatti (1968-2011). L’accostamento fra Carlo Casini e Shahbaz Bhatti, manifesta la ‘fecondità universale della dottrina sociale della Chiesa cattolica’, come si legge nella presentazione dell’evento promosso dal ‘Movimento per la Vita’, associazione ‘Amici di Carlo Casini’, ‘Pakistani cristiani in Italia’, e ‘Shahbaz Bhatti Mission’, con la ‘lectio magistralis’ del vicario per la diocesi di Roma, card. Baldassarre Reina.

Alla vigilia dell’evento abbiamo contattato la presidente dell’associazione ‘Amici di Carlo Casini, prof.ssa Luisa Snntolini, per chiedere il motivo per cui la politica è via alla santità:

“Perché la politica, correttamente intesa e soprattutto correttamente vissuta è forse il terreno più arido, più pericoloso e più difficile in cui si scontrano due visioni opposte della realtà e della verità dell’uomo: la cultura della morte e la cultura della vita. Essere fedeli al Vangelo, avere sempre come faro la propria adesione profonda al Gesù crocifisso, non tradire e non abbandonare mai il Magistero della Chiesa richiede davvero delle virtù eroiche che Casini e Bhatti possedeva in sommo grado. I ricatti, le pressioni dei partiti, ma soprattutto le sirene e le tentazioni della politica sono irresistibili, più che altrove e resistere loro è un esercizio che pochi sanno fare”.

Perché è stato scelto di narrare le vite di Carlo Casini e di Shabbat Bhatti?

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“Carlo e Shabbat sono vissuti in contesti culturali, politici, religiosi e sociali profondamente diversi. A migliaia di Km di distanza, con ruoli e incarichi diversi. Avevano età diverse e sono anche tornati alla casa del Padre in maniera diversa: l’uno ucciso sotto casa dagli integralisti islamici, l’altro divorato per anni da una malattia atroce che non perdona. Eppure, tutti e due hanno celebrato la politica come forma di vita e la vita come criterio per valutare la politica. La Chiesa è davvero universale, la Fede non ha confini o terreni privilegiati per fiorire, tutti gli uomini sono chiamati alla santità, anche i personaggi politici. Questo vogliamo dire: un messaggio per tutti coloro che hanno responsabilità politiche e istituzionali”.

Come hanno realizzato nel loro percorso politico la Dottrina Sociale della Chiesa?

“La Dottrina Sociale della Chiesa non è un insieme di regole e di precetti da osservare. E’ una monumentale “lettura” del Vangelo che va solo studiata, capita e vissuta. I pilastri, detto in parole poverelle, sono la sacralità della vita umana e la dignità della persona, la solidarietà, la sussidiarietà, pace, giustizia e il bene comune. Ecco, spesso in politica questi valori, queste pietre miliari nel cammino di tutti i credenti, sono stati ‘saccheggiati e strattonati’ da politici che di cristiano avevano poco soprattutto per giustificare le loro ideologie, usando così solo le parole della Dottrina Sociale della Chiesa che potevano far comodo.

I nostri due ‘eroi’ hanno detto e dimostrato che non esiste solidarietà senza sussidiarietà, che non esiste tutela della vita senza la pace, che non esiste bene comune senza giustizia, che non esiste dignità della persona senza il suo rispetto dal concepimento alla morte naturale che non esiste famiglia senza la declinazione completa della Dottrina Sociale della Chiesa. Sono stati testimoni credibili e per questo vanno celebrati”.

Cosa significa testimoniare l’essere cristiano in politica?

“Penso che la testimonianza debba passare attraverso le doti che sono tipiche del laico credente chiamato ad ‘ordinare il temporale secondo la volontà di Dio’. Una fede radicata sulla roccia, una profonda capacità di vivere la massima di sant’ Ignazio di Loyola: ‘Agisci come se tutto dipendesse da te; confida come se tutto dipendesse da Dio’, ed infine le cinque C che rendono la politica una avventura affascinante: coraggio, convinzione, credibilità, competenza e coerenza. A mio avviso questo significa essere cristiani in politica ed infatti non è un caso che sia Carlo Casini che Shabbat Bhatti sono stati stimati ed apprezzati anche dai loro avversari più acerrimi, durante e dopo la loro vita”.

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E’ possibile vivere la politica come ‘forma alta di carità’?

“Certamente è possibile, basta sapere che è una strada impervia, tutta in salita, con pochi compagni di viaggio, quasi in solitario, perché molti alle prime difficoltà, e ce ne sono tante, si fermano al ‘campo base’. Ed i problemi vengono anche stampa, dalla opinione pubblica, da una mentalità che guarda con sufficienza se non con disprezzo chi si avventura in politica. Lo ha detto anche alcune settimane fa papa Leone XlV: ‘Non ignoro neppure le pressioni, le direttive di partito, le colonizzazioni ideologiche a cui gli uomini politici sono sottoposti. Devono avere coraggio, il coraggio di dire ‘No, non posso’, quando è in gioco la verità’. Ecco il papa ci ha indicato la strada. Un cristiano ha il compito di dare dignità alla politica indicando un modello di politica che non può prescindere dall’etica e da una gerarchia di valori che rendono appunto la politica una ‘forma alta di carità’. Le parole del Santo Padre non possono che confortare chi si vuole cimentare con la politica in vista del bene comune, nella speranza che siano molti i seguaci di Carlo Casini e di Shabbat Bhatti”.

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