Roma , martedì, 30. settembre, 2025 9:00 (ACI Stampa).
Il suo nome è legato, soprattutto, alla traduzione della Bibbia in latino. E' san Girolamo del quale oggi ricorre la memoria liturgica. Di lui, abbiamo un “ritratto” divenuto celebre nella storia dell'arte: è il San Girolamo di Caravaggio, custodito nella Galleria Borghese di Roma. Segni, colori, tratti di pennelli che ci presentano un santo intento, appunto, a scrivere ea studiare: in fondo, in questi due verbi potrebbe essere raccolto tutta la sua biografia. Lo studio e la redazione della Bibbia, chiamata “Vulgata” (in latino, per esteso, sarebbe “vulgata editio”), ossia “edizione per il popolo”.
Ma perché un' “edizione del popolo”? Per rispondere dobbiamo fare un “quadro” dell'epoca in cui san Girolamo scrive. Prima della Vulgata avevamo soprattutto i testi ebraici tradotti in greco: la cultura ellenistica esercitava la sua influenza su tutte le rive del Mediterraneo. Nel IV secolo dell'era cristiana, la situazione era assai diversa. La lingua greca era in uso esclusivamente per le persone del ceto alto. Intanto, proprio il latino era divenuta la lingua ufficiale dell'impero romano. I testi della Bibbia rimanevano comunque ancora redatti in greco e quindi lontani dal popolo. Fu Damaso I, vescovo di Roma (oggi, con l'appellativo di “papa”) dal 366 al 384, che espose espose questo annoso problema al suo primo segretario, Hieronymus, meglio conosciuto con il nome di Girolamo (332-420).
Nel 382 iniziò la redazione del Nuovo Testamento in latino. Nel 385, s'impegnò sull'Antico Testamento ea questo scopo si recò addirittura in Palestina, per consultare i dottori ebrei, specialisti del testo ebraico.




