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Sant'Antonino Fantosati, un francescano in Cina

L'intervista alla dottoressa Erica Cecchetti, autrice del volume sulla figura di "Antonino Fantosati, un francescano in Cina"

La copertina del libro | La copertina del libro | Credit Carrocci Editore La copertina del libro | La copertina del libro | Credit Carrocci Editore

"Come qualificare l'operato missionario di Antonino Fantosati (1842-1900), frate minore e vescovo in Cina per oltre un trentennio? E l'interrogativo principale che guida la ricerca di Erica Cecchetti, interessata in particolare modo a comprendere se 'la figura di Fantosati possa essere assimilata a quella di un eroe o di un colonizzatore, del passeur o del conquistatore'. Se nel suo caso, cioè, si sia prodotta una autentica 'ibridazione' delle differenze: un adattamento del messaggio, una sua inculturazione e anche una autenticazione localizzazione del medesimo. Se il missionario si sia concentrato unicamente sul proselitismo religioso, oppure abbia indirizzato il suo sguardo anche sulla realtà culturale, sociale, politica, economica e ambientale della Cina ottocentesca, protesa alla modernizzazione politico economica e scientifica, complice l'invasione di una internazionalizzazione imposta dell'imperialismo europeo”.

Questo è l'inizio della prefazione di fra Giuseppe Buffon , professore ordinario di Storia della Chiesa e vicerettore della Pontificia Università Antonianum di Roma, al volume 'Antonino Fantosati, un francescano in Cina (1842-1900)' della dottoressa Erica Cecchetti, sinologa ed assegnista di ricerca in 'Lingua e cultura cinese' al dipartimento dell'Istituto Italiano di Studi Orientali della Sapienza Università di Roma, di cui il primo ottobre è ricorso il venticinquennale della sua canonizzazione: "Nei primi giorni di luglio del 1900, Fantosati cade vittima del furore convulso delle rivolte popolari. Simboli religiosi erano stati impiegati per qualificare sia i rivoltisi ('diavoli impazziti'), sia i missionari europei, 'spiriti maligni', ottenendo un conflitto di sguardi, che, almeno fino ad allora, era stato vantaggioso agli europei assai più che alla popolazione cinese. Il vero vincitore, non c'è dubbio, era l'interesse economico del nazionalismo rampante”.

Alla dottoressa Erica Cecchetti , chiediamo di spiegarci il motivo di questo libro su sant'Antonino Fantosati: “Antonino Fantosati è stato un missionario francescano umbro che ha trascorso 33 anni in terra cinese e che ha svolto un ruolo importante nella storia delle missioni cattoliche in Cina nella seconda metà del 1800. La sua vicenda personale, ricostruita grazie al carteggio con i suoi interlocutori europei e cinesi, è ricca di spunti di descrizione e dettagli inediti sulla storia delle relazioni sino-cattoliche con particolare riferimento alle province dell'Hubei e dell'Hunan meridionale.

 

A 25 anni dalla sua canonizzazione, avvenuta nel 2000 da parte di papa san Giovanni Paolo II, questa ricerca si propone di gettare luce sulle vicende storiche che hanno caratterizzato la sua presenza in Cina, nella personale evoluzione da semplice frate di campagna a vescovo e vicario apostolico. Il francescano perse la vita in occasione della rivolta dei Boxer del 1900 ed è il primo francescano nato in Umbria (a Trevi, provincia di Perugia) ad essere stato canonizzato dopo san Francesco d'Assisi”.

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Perchè scelse di andare in Cina?

“La sua scelta, compiuta quando aveva appena 25 anni, fu motivata da una proposta pervenuta dall'allora Amministratore Generale dell'Ordine dei Frati Minori Bernardino da Portogruaro”.

 

Quali 'strategie linguistiche' adopererò per diffondere il Vangelo?

“Il ritrovamento di un catechismo trilingue a lui appartenuto, contenente una versione del catechismo della Chiesa Cattolica in lingua cinese in uso in Cina al tempo, corredata da una traduzione in latino ed una versione a fronte in cinese romanizzato realizzata da lui stesso (per romanizzazione si intende una trascrizione fonetica in lettere latine del cinese locale parlato nella sua zona di missione) è un interessante esempio delle strategie linguistiche impiegate dai missionari occidentali al tempo in missione presso l'Impero Qing.

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I missionari, che apprendevano il cinese direttamente sul luogo di missione dopo l'arrivo, si trovavano a combattere con le difficoltà dell'apprendimento di una lingua complessa ed affascinante e, per questo motivo, l'adozione di una trascrizione fonetica della pronuncia gli consentiva di comunicare più efficacemente in cinese. La versione 'alfabetizzata' del catechismo cinese secondo la pronuncia locale è prova di un'importante strategia linguistica adottata dal frate nell'esercizio del suo ministero”.

 

Quali sono stati i risvolti sociali della sua 'strategia' evangelizzatrice?

“L'utilizzo di una versione romanizzata del catechismo mostra come il francescano si fosse dotato di una versione alfabetizzata della lingua ideografica per agevolare la propria missione evangelizzatrice, rendere possibile la predicazione e la diffusione del catechismo e, in alcuni casi, come avvenne su iniziativa del francescano missionario suo contemporaneo Eligio Cosi (OFM, 1818-1885), si ipotizza che potesse fornire ai più cinesi poveri e ai seminaristi locali una versione del cinese alfabetizzata 'semplificata' e non logo grafica”.

 

In cosa consisteva la sua opera apostolica nello Hunan, provincia della Cina centrale?

"Presso l'Hunan Fantosati ricoprì il ruolo di vescovo e vicario apostolico, occupandosi della cura delle comunità cattoliche cinesi presenti nell'area, dell'opera di evangelizzazione e, soprattutto, di numerose opere di sostegno alle popolazioni più povere dei villaggi rurali presso cui prestava il suo servizio. Tra queste, le più importanti erano gli orfanotrofi e le opere della Santa Infanzia".

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