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Sant'Antonio di Padova, da agostiniano a frate francescano

Le tappe più importanti della vita di sant'Antonio di Padova

Antonio di Padova (icona) | Antonio di Padova (icona) | Credit santantonio.org Antonio di Padova (icona) | Antonio di Padova (icona) | Credit santantonio.org

Amato, pregato in tutto il mondo: è sant’Antonio di Padova. Figura che affascina e che attrae tanti fedeli. Una vita, la sua, che ha tutta l’aria di un vero e proprio romanzo. Nato a nella città di Lisbona, il 15 agosto del 1190, con il nome di Fernando. La sua figura è legata senza dubbio alla Famiglia francescana, ma prima di entrare nell’ordine di san Francesco d’Assisi, Antonio “religiosamente” nasce nella famiglia agostiniana. Ed è proprio a San Vincenzo di Fuori, sede dgli Agostiniani, che dimora per circa due anni: il tempo scandito dalla preghiera, dallo studio e dal ministero apostolico. Poi, il trasferimento a Santa Cruz, a Coimbra, allora capitale del Portogallo. Sempre dagli Agostiniani. Un convento ricco di stimoli lo accoglie: una numerosa comunità di circa 70 religiosi, ma soprattutto una delle più vaste biblioteche del Portogallo. Ed è qui che Fernando studia con passione la Parola e le scienze. Questi anni lo segneranno profondamente.  A Coimbra, Fernando ricevette l’ordine presbiteriale, che gli fu conferito nella stessa chiesa di Santa Cruz, probabilmente nel 1220, all’età circa 30 anni, secondo le norme ecclesiastiche dell’epoca. 

 

Ma il Signore aveva in serbo per Fernando altra strada. Dopo che la comunità si spaccò in due frange, sentì l’esigenza di una vita più sobria e dedita alla preghiera. Ed è proprio di questo periodo il suo incontro con il francescanesimo. Un incontro particolare, il suo: un gruppo di missionari francescani era partito alla volta dell’Africa per convertire i musulmani d’Africa. Verranno uccisi, trucidati, tutti. Diventano martiri. I loro corpi, furono trasportati nella chiesa agostiniana a Santa Cruz (nella quale tuttora sono custoditi e venerati). Ed ecco l’incontro decisivo per Fernando: l’incontro con l’ordine di Francesco d’Assisi. 

 

Nel settembre 1220, don Fernando entrerà nell’ordine francescano: Fernando diviene Antonio. Anche lui voleva divenire missionario, ma il Signore - anche in questo caso - aveva in mente altra via da percorrere. Giunge ad Assisi per il Capitolo Generale del 1221. In questa occasione, sconosciuto a tanti, viene notato da da frate Graziano, ministro provinciale della Romagna. Saputo che il giovane frate era anche sacerdote, lo pregò di seguirlo. In compagnia di fra Graziano da Bagnacavallo e di altri confratelli romagnoli, frate Antonio arrivò a Montepaolo (Forlì) nel giugno 1221. Fu proprio in questo periodo che Antonio potè dar prova della sua arte oratoria. In quel tempo, la Romagna era imperversata da una guerriglia civile. In questo panorama, dilagavano gli eretici. Ed è proprio contro questi che Antonio si scaglia. Proprio a Rimini ebbe luogo l’episodio della mula. Tenuta a digiuno per tre giorni, la mula andò verso l’Eucaristia presentata nell’ostensorio da frate Antonio e non verso la fresca biada offerta dall’eretico, il quale poi si convertì.

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“Placet mihi quod sacram theologiam legas fratribus, dummodo inter huius studium orationis et devotionis spiritum non estinguas, sicut in regula continetur”: “Approvo che tu insegni sacra teologia ai fratelli, purché in questo studio tu non spenga lo spirito di orazione e devozione, come è stabilito nella Regola”. Queste, le parole che san Francesco d’Assisi indirizzò ad Antonio: la sua fama di oratore ormai si era diffusa in tutto l’ordine. la nuova destinazione è la città che legherà per sempre il suo nome con quello di Antonio: Padova. Nella città veneta Antonio trascorrerà un paio di soggiorni ravvicinati relativamente brevi: il primo, fra il 1229 e il 1230; il secondo, fra il 1230 e il 1231. Qui, il frate francescano scriverà i suoi famosi Sermones, una delle opere teologiche più importanti dell’eoca. 

 

Nella tarda primavera del 1231, venne colto da malore. Deposto su un carro trainato da buoi venne trasportato dall’eremo di Camposampiero a Padova, dove aveva chiesto di poter morire. Un viaggio che però terminò all’Arcella, un borgo della periferia della città. Era il 13 giugno. Aveva 41 anni.



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