Le Conversazioni di Malines furono i primi sostanziali dialoghi teologici sull’unità tra anglicani e cattolici dopo la Riforma.
In occasione del centenario, l’arcivescovo di Mechelen-Bruxelles Luc Terlinden, ha ospitato una conferenza sul tema Il centenario delle Conversazioni di Malines e il dialogo anglicano-cattolico oggi.
Coppie di studiosi cattolici e anglicani hanno guidato quattro sessioni plenarie sul contesto storico delle Conversazioni e sul dialogo anglicano-cattolico come opportunità per riflettere sul metodo ecumenico, sulla Chiesa e il ministero e sulla vita e la liturgia. Il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani era rappresentato dal Rev. P. Martin Browne OSB.
La commemorazione ufficiale delle Conversazioni si è svolta domenica 21 settembre.
Al mattino, il Cardinale Kurt Koch, ha presieduto e tenuto l’omelia in una solenne Messa nella cattedrale di San Michele e Santa Gudula a Bruxelles. Nel pomeriggio, il Cardinale è stato tra i relatori di una sessione accademica nella cattedrale di San Rombaldo a Mechelen, insieme all’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, e al Vescovo di Anversa, Johan Bonny.
Nel suo intervento, il Cardinale Koch ha sottolineato l’importanza delle Conversazioni di Malines nel preparare il terreno per la successiva adesione della Chiesa cattolica al movimento ecumenico, rimarcando che il dialogo è “soprattutto un compito spirituale, portato avanti nella convinzione che è lo Spirito Santo ad aver avviato l’opera ecumenica e che lo stesso Spirito la porterà a compimento e ci mostrerà la via”.
Il cardinale Koch ha ricordato che più di venti anni prima che le Conversazioni di Malines avessero luogo, i due protagonisti di queste conversazioni, Lord Halifax e l’Abbé Portal, erano stati “profondamente delusi” dall’Apostolicae Cura, la bolla di Leone XIII che dichiarava invalide le ordinazioni anglicane.
Ma anche le conversazioni di Malines, ricorda il cardinale, erano terminate senza una conclusione, e la visione del Cardinale Mercier e di Dom Beaduin di una Chiesa anglicana unita, non assorbita non ebbe favore”.
Eppure, quelle conversazioni furono “i primi incontri tra gli anglicani e i cattolici dei tempi della Riforma” e per questo “il loro significato più grande può semplicemente essere il fatto che ebbero luogo”.
Le relazioni tra cattolici e anglicani, nota il cardinale, non divennero calde e fraterne se non con il Concilio Vaticano II, e “non c’è dubbio che, da allora, le relazioni tra la Chiesa cattolica e la comunione anglicana sia diventata sempre più profonda”, si è creata una commissione bilaterale di dialogo, la ARCIC, che ha prodotto “molti documenti importanti”, e così “anglicani e cattolici non sono più estranei gli uni agli altri”.
E tuttavia, non è stato un percorso semplice – ricorda Koch – e anche il Cardinale Kasper, nel 2008, chiamato a parlare alla Lambeth Conference, mise in luce le divisioni interne alle Chiesa anglicana riguardanti l’ordinazione episcopale per le donne e le questioni della sessualità umana, temi che hanno frammentato la Chiesa anglicana con una “divisione profonda” che ha reso “la riconciliazione ancora più difficile”.
Eppure, questa “frammentazione della testimonianza cristiana in un mondo sempre più secolare e diviso indebolisce scandalosamente la credibilità del Vangelo e quindi la chiamata a difendere la dignità umana, la giustizia, la pace e la cura del creato è urgente”, sebbene “dobbiamo evitare di dare l’impressione che l’Unità riguardi solo l’attività”.
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Ed è lì che Koch non si nasconde, sottolinea che comunque “restano molte sfide” per l’unità Cattolico Anglicana, ma sottolinea che “dobbiamo tenere a mente che più ci uniamo in Cristo e diventiamo uno in lui, più saremo uniti gli uni con gli altri”.
Al termine della sessione, è stata svelata una targa commemorativa presso la tomba del Cardinale Mercier dal pronipote del visconte Halifax, l’attuale conte di Halifax, insieme all’Arcivescovo Terlinden, all’Arcivescovo Cottrell e al Cardinale Koch. È poi stato celebrato l’ufficio anglicano di Evensong, cantato dal coro del Christ’s College di Cambridge, con un’omelia dell’Arcivescovo Bernard Longley di Birmingham, co-presidente cattolico della Commissione internazionale anglicano-cattolica (ARCIC).