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Un missionario in Turchia racconta l'attualità del Concilio di Nicea

Un colloquio padre Claudio Monge, missionario domenicano ad Istanbul

Padre Caludio Monge |  | pd
Padre Caludio Monge | pd
La basilica del I Concilio di Nicea |  | pd
La basilica del I Concilio di Nicea | pd

La Turchia, terra del Concilio di Nicea del quale si celebrano i 1700 anni: papa Leone XIV raccoglie l’eredità di papa Francesco e sceglie per il suo primo viaggio apostolico in Turchia e Libano dal 27 novembre al 2 dicembre per celebrare l’importante anniversario del primo Concilio della storia, convocato dall'imperatore romano Costantino I, insieme a vescovi e patriarchi a Nicea, oggi İznik, a 130 km da Istanbul, con il motto ‘Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo’. L’annuncio del viaggio è stato reso noto nello scorso ottobre, dalla Sala Stampa della Santa Sede: “Accogliendo l’invito del Capo di Stato e delle Autorità ecclesiastiche del Paese, il Santo Padre Leone XIV compirà un Viaggio Apostolico in Türkiye dal 27 al 30 novembre prossimo, recandosi in pellegrinaggio a İznik in occasione del 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea. Successivamente, rispondendo all’invito del Capo di Stato e delle Autorità ecclesiastiche del Libano, il Santo Padre si recherà in Viaggio Apostolico nel Paese dal 30 novembre al 2 dicembre”.

A padre Claudio Monge, missionario domenicano ad Istanbul, direttore del Centro Studi DoSt-I (Dominican Study Institute), professore associato alla Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna (Fter) e all’Istituto di Studi Ecumenici ‘S. Bernardino’ (ISE) di Venezia: il motto del viaggio in Turchia del papa. Un messaggio per riprendere un cammino insieme?

“Il motto correda il logo del Viaggio Apostolico di papa Leone XIV in Turchia, al centro del quale campeggia il ponte, gettato tra due continenti, che attraversa lo Stretto dei Dardanelli. E’ un simbolo potente, perché un ponte avvicina e unisce, senza eliminare la distinzione tra sponde, ma facilitando il passaggio da una all’altra. Incarna un’unità che non è uniformità, un paradigma alternativo alla logica emersa con il primo concilio ecumenico. Nel IV secolo era difficile distinguere tra l’espressione della fede e il suo contenuto essenziale.

Ma una formulazione conforme alla verità, non esclude automaticamente tutte le altre. Tuttavia, per l’imperatore Costantino, l’unità dell’Impero doveva coincidere con un’uniformità della fede. Papa Leone XIV si reca in Turchia per affermare una comunione di tipo sinodale, intesa, non come una struttura, ma come uno stile che ci aiuta a essere Chiesa, promuovendo partecipazione e comunione. Lo ribadirà in paesi come Turchia e Libano, che hanno una lunga tradizione di dialogo inter-rituale e interconfessionale e di prassi sinodale di matrice ortodossa”.

Quanto è importante questo viaggio per i credenti?

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“Guardando alla partecipazione sincera e agli auspici che riscontriamo tra i nostri amici turchi musulmani e credenti, vorrei rispondere ‘moltissimo!’ A volte ho l’impressione che loro colgano meglio di molti cristiani l'importanza di questo momento: ritrovarci, nelle terre del primo annuncio evangelico, con colui che ha ereditato il compito petrino di confermare i suoi fratelli. Tuttavia, nella realtà dei fatti, le comunità cristiane sembra, talvolta, più concentrate sul riaffermare in modo un po’ identitario la specificità o l’eccezionalità del proprio gruppo rituale-liturgico, piuttosto che ricercare un autentico rinnovamento del legame con l’unico mistero pasquale, centro e il cuore della fede”.

Concilio di Nicea dopo 1700 anni potrebbe essere ancora un ponte che unisce?

“Papa Leone ha ricordato ai partecipanti al Convegno ecumenico dedicato al 1.700^ anniversario del Concilio di Nicea che celebrare Nicea è: ‘un’occasione inestimabile per sottolineare che ciò che abbiamo in comune è molto più forte, quantitativamente e qualitativamente, di ciò che ci divide’. All’epoca come oggi, il senso che diamo alle parole è cruciale. Là dove si considera l’unità più perfetta della diversità e la diversità come una corruzione dell’unità, inevitabilmente si finirà per esprimere anche la propria fede in questi termini. Noi spesso temiamo la diversità, la viviamo come un rischio per l’unità; invece, nella prospettiva trinitaria, affermata fin da Nicea, la diversità è una ricchezza, non una minaccia. Nicea ci ricorda che Dio non ‘fa’ il Padre: è Padre, perché il Figlio esiste da sempre. Ed il Figlio è Dio perché riceve tutto dal Padre. Questo significa che anche il ricevere è divino! Vivere questa verità trasformerebbe completamente i rapporti ecumenici”.

Però  sarà anche un incontro ecumenico: quanto sono importanti le fedi per la pace in Medio Oriente? 

“Le fedi semplicemente proclamate, non bastano per la costruzione della pace: la pace è costruzione quotidiana di credenti che iniziano col ‘disarmare i loro cuori’, ci ricorda papa Leone XIV. Il dialogo al quotidiano è di credenti concreti: uomini e donne di buona volontà, che ispirati dalle loro fedi, indipendentemente dalle loro appartenenze costruiscono il Regno che inizia qui, su questa terra e non può essere solo rimandato al futuro escatologico”.

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